lunedì 10 marzo 2014
Prosegue il ritiro quaresimale ad Ariccia. Il segretario, mons. Xuereb, racconta i 12 mesi trascorsi accanto al Papa.  Dal 14 al 18 agosto in Corea | I tuoi auguri a Bergoglio: SCRIVI | LO SPECIALE | Angelus | ​IL TESTO
COMMENTA E CONDIVIDI
Papa Francesco insieme con i cardinali e vescovi della Curia Romana prosegue ad Ariccia, nella residenza paolina del Divin Maestro, gli esercizi spirituali quaresimali, predicati da monsignor Angelo De Donatis, parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio, dedicati al tema "La purificazione del cuore".Domenica, informa la Radio Vaticana, nella meditazione introduttiva pomeridiana monsignor De Donatis si è soffermato sulla disposizione interiore per iniziare gli esercizi spirituali, ricordando la necessità di aprirsi all'ascolto dello Spirito Santo, per prepararsi a vivere un rapporto profondo e personale con Dio, in modo da comprendere veramente tutta la realtà e il nostro posto nell'ottica della giusta luce, che viene dal Padre. Nel secondo giorno di meditazione, monsignor De Donatis si è riferito, invece, al brano evangelico della tempesta sedata, per sottolineare come il mondo, anziché riconoscere la presenza e l'opera di Dio, se ne spaventa, e questo avviene quando nei cuori non abita più Cristo, ma una religione sterile, quella di un Dio tremendo, orribile, che non usa misericordia. Da qui il monito a fuggire il fariseismo, secondo cui dal peccato ci alziamo da soli, e la prassi dell'ascesi tratta dallo stoicismo: 'bisogna fare questo, io farò questo'. Ma il Signore, ha sottolineato il predicatore, arriva attraverso altre vie. E così ci fa capire che entrambi questi atteggiamenti non rappresentano la strada giusta. È necessario dunque purificare il nostro animo dalle false immagini di Dio per poter iniziare un vero cammino di vita autentica. Intanto in una intervista alla Radiovaticana il segraterio del Papa, monsignor Xuereb, racconta i giorni convulsi di un anno fa, quando, proprio il 15 marzo, dovette lasciare papa Benedetto a Castelgandolfo e correre a Santa Marta perché papa Francesco aveva bisogno di un segretario: si apriva persino la posta da solo. Il monsignore maltese ripercorre i giorni dal 28 febbraio, inizio della sede vacante, al dopo elezione di Bergoglio, e racconta alcune sue impressioni del primo anno di pontificato. Nell'intervista anche il racconto dell'addio da papa Benedetto. "Fino a due giorni dopo l'elezione del nuovo Papa - riferisce Xuereb - io sono rimasto con il Papa emerito a Castel Gandolfo per tenergli compagnia e anche per aiutarlo nel suo lavoro di segreteria. Il momento del distacco da Papa Benedetto per me è stato un momento molto struggente, perché ho avuto la fortuna di vivere per cinque anni e mezzo con lui e lasciarlo, distaccarmi da lui è stato un momento molto difficile. Le cose erano precipitate, io non sapevo che proprio in quel giorno avrei dovuto fare le valigie e lasciare Castel Gandolfo e anche lasciare Papa Benedetto. Ma dal Vaticano mi chiedevano di fare in fretta, fare le valigie e andare a Casa Santa Marta perché Papa Francesco stava persino aprendo lui la posta, da solo: non aveva un segretario che lo aiutasse. In quella mattinata sono passato più volte in cappella per avere lume, perché mi sentivo anche un po' confuso. Però ero certo, avevo la netta sensazione che io fossi guidato dall'Alto e mi rendevo conto che stava succedendo qualcosa di straordinario, anche per la mia vita. Sono poi entrato nello studio di Papa Benedetto piangendo e, con un nodo alla gola, ho cercato di dirgli quanto ero triste e quanto fosse difficile il mio distacco da Lui. L'ho ringraziato per la Sua benevola paternità. Gli ho rassicurato che tutte le esperienze vissute nel Palazzo Apostolico con lui mi hanno tanto aiutato a guardare meglio "alle cose di lassù". Poi mi sono inginocchiato per baciargli l'anello, che non era più quello del Pescatore, e lui, con sguardo di paternità, di tenerezza, come sa fare lui, si è alzato in piedi e mi ha benedetto". 

 

Quanto al primo incontro con Papa Francesco, si è aperto con uno scherzo. Il Papa, racconta Xuereb, «mi ha fatto entrare nel suo studio, mi ha accolto con la sua ormai nota cordialità, e devo dire che mi ha fatto anche un scherzo, uno scherzo da Papa: aveva una lettera in mano e con tono serio mi disse: "Ah, ma qui abbiamo dei problemi, qualcuno non ha parlato molto bene di te!"». È iniziato così con un momento di imbarazzo il rapporto tra Papa Francesco e il suo segretario particolare. Tra le persone che più da vicino hanno accompagnato Papa Francesco in questi dodici mesi intensissimi, monsignor Alfred Xuereb, della personalità di Bergoglio sottolinea nell'intervista «la sua determinazione». «Una convinzione - confida - che sono sicuro che gli viene dall'Alto, perchè è uomo profondamente spirituale che cerca nella preghiera l'ispirazione da Dio». Monsignor Alfred rivela anche che il Papa «la visita a Lampedusa l'ha decisa perché dopo alcune volte che è entrato in cappella, gli è venuta in continuazione questa idea: andare di persona a incontrare queste persone, questi naufraghi, e piangere sui morti. E quando lui ha capito che gli venivano in mente più volte, allora è stato sicuro che Dio la voleva. L'ha fatta, anche se non c'era molto tempo per prepararla. Lo stesso metodo lui lo usa per la scelta delle persone che chiama a collaborare con lui da vicino».Per il suo segretario, Francesco è un uomo che "non perde un solo minuto. Lavora «instancabilmente. E quando sente il bisogno di prendere un momento di pausa, non è che chiude gli occhi e non fa niente: si mette seduto e prega il Rosario. Penso che almeno tre Rosari al giorno, li prega. E mi ha detto: "Questo mi aiuta a rilassarmi". Poi riprende il lavoro. Riceve una persona dopo l'altra: il personale della portineria di Santa Marta ne è testimone. Ascolta con attenzione e ricorda con straordinaria capacità quanto sente e quanto vede. Si dedica alla meditazione presto, la mattina, preparando anche l'omelia della Messa a Santa Marta. Poi, scrive lettere, fa telefonate, saluta il personale che incontra e si informa sulle loro famiglie». Personalmente, rivela monsignor Xuereb,  «io vedo in Francesco il missionario che sta chiamando a sè la folla, quella folla che magari si sente smarrita, con l'intento di riportarla al cuore del Vangelo». «È diventato - sottolinea don Alfred - il parroco del mondo e sta incoraggiando quanti si sentono lontani dalla Chiesa a ritornare con la certezza che troveranno il loro posto nella Chiesa. Lui vede nel clericalismo e nella casistica dei forti ostacoli affinchè tutti si possano sentire amati dalla Chiesa, accompagnati da essa. Invece, parroci e sacerdoti ci dicono quasi quotidianamente quante persone sono tornate alla Confessione e alla pratica della fede per l'incoraggiamento di Papa Francesco, specialmente quando ci ricorda che Dio non si stanca mai di perdonarci. Lui, come avete visto, ha un'attenzione speciale per i malati, e questo perchè lui vede in loro il corpo di Cristo sofferente». In questo modo, assicura il segretario, Papa Francesco «dimentica completamente i suoi malanni». Per esempio, «nei primi mesi del suo Pontificato aveva un forte dolore a causa della sciatica che si era ripresentata. I medici gli avevano consigliato di evitare di abbassarsi ma lui, trovandosi davanti a malati in carrozzella o a bambini infermi nei loro passeggini si china su di loro comunque e fa sentire la sua vicinanza». «Così pure - conclude Xuereb - è durante la celebrazione eucaristica a Casal del Marmo la sera del Giovedì Santo, alla lavanda dei piedi, nonostante senz'altro il dolore che avrà sentito, si è inginocchiato davanti a ciascuno dei dodici giovani detenuti per baciar loro i piedi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: