lunedì 14 gennaio 2019
Il presidente della Conferenza episcopale italiana lancia un appello ai “liberi e forti” di oggi a fare “rete”, a condividere “esperienza e innovazione”
Bassetti: «Non dividiamoci sui poveri, lavoriamo insieme per l'unità del Paese»
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La Conferenza episcopale italiana lancia un appello ai “liberi e forti” di oggi a lavorare “insieme per l’unità del Paese”, a fare “rete”, a condividere “esperienza e innovazione”. Tenendo sempre presente che “governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento”. La Chiesa da parte sua assicura che farà la sua parte “con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega”, per meritare “fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”. Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha così concluso il suo discorso introduttivo ai lavori della sessione invernale del Consiglio permanente che si sono aperti oggi pomeriggio a Roma.

Lo ha fatto, avendo “come orizzonte” il 18 gennaio 1919, quando don Luigi Sturzo lanciò il suo appello ai “liberi e forti” di allora. E dopo aver espresso un significativo “duplice ringraziamento”. Il primo grazie Bassetti lo ha rivolto agli abitanti di Torre di Melissa che soccorrendo una cinquantina di profughi abbandonati “ha scritto una pagina di segno contrario” rispetto a chi, come sostiene Papa Francesco, “enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza”. “Sui poveri – ha rimarcato il presidente della Cei - non ci è dato di dividerci, né di agire per approssimazione: la stessa posizione geografica del nostro Paese e, ancor più, la nostra storia e la nostra cultura, ci affidano una responsabilità nel Mediterraneo come in Europa”.

Il secondo grazie l’arcivescovo di Perugia lo poi ha rivolto “a quanti – non da ultimo le testate giornalistiche – si sono adoperati per evitare il raddoppio della tassazione sugli enti che svolgono attività non profit”. Bassetti in particolare ha manifestato gratitudine al premier Giuseppe Conte, il quale "già aveva sottolineato il ruolo determinante del Terzo settore", per aver annunciato proprio questo pomeriggio "che l’agevolazione sarà ripristinata". Questo infatti "è il riconoscimento di un mondo di valori e progetti, di uno spazio educativo e formativo all’insegna della gratuità e del servizio; spazio di impegno civile, teso alla costruzione del bene comune".

Nel suo discorso il porporato ha invitato a ben “interpretare questo tempo, attraversato da venti che disperdono, provocando in molti confusione e smarrimento, ripiegamento e chiusura”.

“Se la confusione è grande, - ha esortato - non dobbiamo essere noi ad aumentarla; se ci sentiamo provocati o criticati, dobbiamo cercare di capirne le ragioni; se siamo ignorati, dobbiamo tornare a bussare con rispetto e convinzione; se veniamo tirati per la giacca, dobbiamo riflettere prima di acconsentire e fare”. In questo contesto il porporato ha confessato di non temere “tanto le difficoltà”, quanto invece “lo scoraggiamento e la sfiducia, che costituiscono il terreno sul quale il male attecchisce e cresce”, e poi “l’indifferenza con cui il male si impadronisce delle nostre paure per trasformarle in rabbia”, “l’astuzia che si serve dell’ignoranza”, “la vanità che avvelena gli arrivisti”, e infine “l’orizzonte angusto dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati”.

Così per il cardinale Bassetti “quando il popolo è confuso, il modo migliore per rispondere al nostro dovere non è quello di proporre facili rassicurazioni, lasciando capire che poi tutto s’aggiusta o che, comunque, altri sono quelli che devono pensarci”. “Siamo chiamati, piuttosto, - ha aggiunto - a saperci confrontare con franchezza e ad assumere con determinazione le scelte necessarie, così da essere non solo più efficienti, ma soprattutto più chiari e uniti”. Perché “intorno a Cristo non si sta sparsi e sdegnosi, ma insieme”.

Di fronte alle difficoltà il presidente della Cei ha proposto un metodo per arrivare alle decisioni da prendere: non limitarsi a “rincorrere l’attualità con comunicati e interviste” ma “costruire autonomamente la nostra agenda, aperti a ciò che accade – a partire dalle emergenze che bussano ogni giorno alla porta –“, rimanendo “fedeli a un nostro programma pastorale, che è poi il Vangelo di nostro Signore, incarnato in questo tempo”.

In questa chiave Bassetti ha ammesso di non avere “grandi riforme da proporre”. Ma ha esortato a fare in modo che “le singole Conferenze Episcopali Regionali siano rese maggiormente protagoniste”. Ha invitato a “studiare le singole questioni con l’aiuto dei molti che possono darci una mano” e a “stimolare e valorizzare l’operosità degli Uffici della nostra Segreteria generale”, ristabilita nella sua piena funzionalità con la nomina del vescovo di Fabriano-Matelica Stefano Russo a segretario generale.

Il presidente della Cei insomma ha invitato ad uno “stile sinodale”, da vivere “sul campo, tra la gente, per consigliare, sostenere, consolare”. Così sarà “più facile distinguere le buone idee dalle cattive, adottare i provvedimenti più incisivi, scegliere i collaboratori più validi”.

La sessione del Consiglio permanente che si è aperta oggi pomeriggio ha due argomenti principali di discussione. Innanzitutto sugli Orientamenti pastorali “con cui costruire condivisione di sguardo e d’impegno tra le Chiese che sono in Italia”. E poi l’approvazione del Regolamento del Servizio nazionale a tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.

I lavori si chiuderanno mercoledì, quando ci sarà una conferenza stampa del segretario generale monsignor Russo, che nella tarda mattinata di oggi è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. Il cardinale Bassetti era stato ricevuto dal Pontefice, in vista del Consiglio permanente, lo scorso 3 gennaio.

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