sabato 22 agosto 2020
La ripresa dei pellegrinaggi italiani al santuario francese segna la fine del “lockdown dello spirito”. A Massabielle c’è già l’Unitalsi e lunedì, guidata dal cardinale De Donatis, arriverà pure l’Orp
Lourdes ai tempi del coronavirus, ma adessi stanno ripartendo i pellegrinaggi

Lourdes ai tempi del coronavirus, ma adessi stanno ripartendo i pellegrinaggi - Archivio

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Il “lockdown dello spirito” cede finalmente il posto alla speranza, ora che i pellegrinaggi verso i santuari sono di nuovo possibili e i primi gruppi organizzati iniziano a partire. A Lourdes c’è già una sezione dell’Unitalsi, quella della Sardegna sud partita martedì scorso sotto la guida del vescovo emerito di Nuoro, Mosè Marcia. Mentre lunedì a raggiungere la grotta di Massiabelle sarà l’Opera romana pellegrinaggi.

Numeri ridotti, certo, ma si tratta di un settore che la pandemia ha messo in ginocchio e poter ricominciare è già un grande risultato. «La crisi ci ha colpiti in maniera molto forte, fermando tutte le attività al cuore dell’esperienza associativa e quelle di autofinanziamento – ammette Antonio Diella, presidente nazionale dell’Unitalsi –. Abbiamo sopportato questo periodo grazie all’affetto dei soci che hanno contribuito in prima persona al nostro sostegno e abbiamo chiesto aiuto anche a molte altre persone, che conoscono il nostro lavoro sui territori e non si sono tirati indietro.

Certo il colpo è stato davvero molto duro». Discorso simile per l’Opera romana pellegrinaggi che, come spiega l’amministratore delegato, don Remo Chiavarini, «si affida essenzialmente a due polmoni principali: i viaggi e l’accoglienza a Roma dei pellegrini. È chiaro quindi che il coronavirus ha rischiato di mettere in crisi l’intera struttura e i suoi dipendenti (circa 100 persone) – continua –. Finora comunque hanno sempre ricevuto lo stipendio pieno e continueremo ad assicurarglielo. Ma se la criticità perdura la situazione si farà difficile».

D’altro canto, ragiona ancora Diella, «il lockdown ha creato un grande bisogno di tornare a Lourdes. La notizia della chiusura del santuario ha fatto emergere un desiderio insopprimibile, che si è espresso con la partecipazione ai pellegrinaggi virtuali e ai momenti di preghiera condivisi. Ma avevamo bisogno di tornare a pregare davanti alla Grotta e poter vivere l’evento principale della nostra esperienza associativa. Per l’Unitalsi non si tratta solo di devozione. Significa ritrovare noi stessi».

Ovviamente, anche il pellegrinaggio risente delle regole sanitarie anti-Covid, il che vuol dire, come racconta il responsabile Unitalsi della sezione sarda, Sergio Zuddas, rispettare i limiti imposti dal santuario. «L’orario di apertura è cambiato e va dalle 7.45 alle 22, e non c’è la possibilità di fare il bagno nelle piscine». Al posto del rito più distintivo di Lourdes è prevista quella che è stata chiamata “liturgia dell’acqua”, con la possibilità di bagnarsi il viso e bere, ma senza immersione nelle vasche. «È qualcosa di diverso – continua Zuddas – ma conserva il contatto con l’acqua, uno degli elementi più importanti del pellegrinaggio».

Alla grotta di Massabielle, al momento, ci sono circa 120 unitalsiani, numero di gran lunga inferiore rispetto alla media della sezione interessata (tra i 500 e i 600 pellegrini in genere), ma portare nuovamente i malati nella cittadina francese è una benedizione. In molti, però, non sono potuti partire, ad esempio i pazienti dializzati o quelli residenti nelle strutture a lunga degenza (che hanno imposto rigide regole per i loro ospiti). La speranza è che le cose cambino in tempo per il pellegrinaggio nazionale. Quest’anno, eccezionalmente, cadrà a dicembre, in occasione della festa dell’Immacolata concezione.

Un segno che all’Unitalsi si augurano sia di buon auspicio: «È una data molto importante, ci ritroveremo per la prima volta insieme con tutte le esperienze italiane dell’associazione e vorremmo davvero vivere un pellegrinaggio di pace – dice ancora il presidente nazionale –. Credo che la vulnerabilità che abbiamo scoperto in questo periodo, e che ci riguarda tutti, ci stia richiamando a sentire che siamo dentro un cammino insieme, malati e non, e che dobbiamo scoprirci ancora di più necessari gli uni agli altri».

Grandi aspettative anche per il nuovo inizio dell’Opera romana, per un viaggio fortemente voluto dal cardinale vicario, Angelo De Donatis, alla guida di un’esperienza che ha già ricevuto molte adesioni. «Saremo 185 persone e riempiremo un aereo intero – dice ancora don Chiavarini –. L’idea è di andare a un santuario molto legato alla guarigione dalle malattie e affidare alla Madonna la situazione mondiale e soprattutto di Roma e dell’Italia. Presenteremo anche un ringraziamento, visto che le cose sarebbero potute andare anche molto peggio».

Assieme ai pellegrini ci saranno anche diversi vescovi ausiliari e circa 50 sacerdoti. «Sappiamo benissimo che la situazione è ancora a rischio. Ma dobbiamo andare avanti. Il pellegrinaggio è anche un a metafora della vita – conclude l’ad dell’Opera –, il cammino che tutti dobbiamo fare. In qualche modo, riprendere significa manifestare la nostra volontà di non fermarci».

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