lunedì 5 febbraio 2018
L'arcivescovo Nosiglia: contro l'iniziativa parole tendenziose. A rischio persone con situazioni dolorose e delicate
Il duomo di Torino (Foto Pasquale Juzzolino)

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Un gesto di prudenza e di rispetto per tutelare persone fragili che non hanno alcun bisogno di finire nel tritacarne mediatico. È la scelta dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che di fronte agli attacchi scomposti di questi giorni sul ritiro spirituale dedicato alle persone omosessuali previsto per il 24 e 25 febbraio, ha deciso di rinviare tutto a data da destinarsi. Troppo elevato il pericolo che qualcuno decidesse di trasformare l’appuntamento pastorale in una vetrina per proclami ideologici vetero-tradizionalisti o, peggio, iniziative politiche favorite dal clima elettorale.


Una decisione che Nosiglia ha preso in sintonia con don Gianluca Carrega, il sacerdote diocesano incaricato per la pastorale degli omosessuali, a cui l’arcivescovo ha riconfermato tutta la sua stima. In un comunicato Nosiglia ha ricordato oggi che da diversi anni è stato promosso «un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omosessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità». Nulla di eversivo, quindi. E neppure in odore di eresia. «È questo un servizio che si è rivelato utile e apprezzato – prosegue Nosiglia – e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco invita a compiere».

A questo proposito l’arcivescovo di Torino ricorda il relativo passaggio del documento sinodale: «Nei confronti delle famiglie con figli omosessuali è necessario assicurare – raccomanda il Papa – un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano una tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita" (AL 250). Una sollecitazione che, va detto, era già presente nella Relazione finale dell’assemblea dei vescovi, quindi una posizione condivisa da tutta la Chiesa.

È così strano quindi che si voglia aiutare le persone omosessuali a comprendere pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro? È così strano che la Chiesa decida di stare accanto a tutte le persone, al di là del loro orientamento sessuale? «Ciò non significa – aggiunge Nosiglia – approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili». E neppure approvare la legge sulle unioni civili. Ma per chi non vuole capire, la differenza tra impegno pastorale e approvazione etica rimane uno scoglio insuperabile. «Alcune pubblicazioni hanno fornito, in questi giorni, interpretazioni diverse - spesso superficiali, a volte tendenziose - che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca – spiega Nosiglia – che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia».

Nello stesso paragrafo di Amoris laetitia citato da Nosiglia, papa Francesco ha anche scritto: «Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». Forse andrebbe ricordato a coloro che, con il loro argomentare, hanno fatto ricorso, anche solo implicitamente, alla violenza verbale e all’intolleranza per puntare il dito contro una scelta pastorale sollecitata dal Papa e che Torino non è l’unica diocesi ad aver raccolto. Iniziative analoghe sono già presenti in una decina di comunità e, nei prossimi mesi, sono attese iniziative più ampie per dare concretezza alle indicazioni sinodali.

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