mercoledì 18 marzo 2009
Incontrando 1800 sacerdoti del Camerun nella cattedrale Marie Reine des Apòtres, a Yaounde, durante la celebrazione dei vespri, Benedetto XVI si è soffermato sull'importanza del ministero pastorale, incentrando la sua riflessione sulla figura di San Giuseppe, padre non carnale, vissuto nella devozione totale a Cristo.
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"Il ministero pastorale richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia". Lo ha ricordato Il Papa a 1800 sacerdoti del Camerun riuniti a Yaounde. In Africa l'impegno del celibato è vissuto con fatica perché la paternità è il principale valore per un uomo. Ai sacerdoti, il Papa teologo ha indicato allora il modello di San Giuseppe, "padre senza aver esercitato una paternità carnale". "Non è il padre biologico di Gesù, del quale Dio solo è il Padre, e tuttavia - ha ricordato - egli esercita una paternità piena e intera. Essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita. San Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione. Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l'esilio e la povertà che ne deriva. Ha dovuto stabilirsi in luogo diverso dal suo villaggio. La sua sola ricompensa fu quella di essere con Cristo".La chiamata ad essere «servitori fedeli». "Servite il Signore che è Cristo", ha raccomandato ancora il Pontefice con le parole di San Paolo. "Si tratta - ha spiegato - di non essere un servitore mediocre, ma di essere un servitore fedele e saggio. L'abbinamento dei due aggettivi non casuale: esso suggerisce che l'intelligenza senza la fedeltà e la fedeltà senza la saggezza sono qualità insufficienti. L'una sprovvista dell'altra non permette di assumere pienamente la responsabilità che Dio ci affida"."Rispondete con fedeltà - ha chiesto ancora ai sacerdoti - alla chiamata che il Signore vi ha fatto un giorno, rimanete fedeli, cari sacerdoti, alle promesse che avete fatto a Dio davanti al vostro vescovo e davanti all'assemblea". "Il Successore di Pietro - ha scandito - vi ringrazia per il vostro generoso impegno al servizio della Chiesa e vi incoraggia a non lasciarvi turbare dalle difficoltà del cammino". Siate, ha continuato il Pontefice, "in relazione confidente con i vostri vescovi, fraternamente uniti a tutto il presbiterio, e sostenuti dalla porzione del Popolo di Dio che vi è affidata". Il Papa si è poi rivolto ai giovani che si preparano al sacedozio e coloro che si pongono ancora delle domande sulla loro vocazione: " vorrei ridire questa sera - ha concluso - la gioia che si ha nel donarsi totalmente per il servizio di Dio e della Chiesa. Abbiate il coraggio di offrire un 'si" generoso a Cristo".L'Eucaristia, «centro» della vita sacerdotale. Celebrando la liturgia eucaristica "a nome e nella persona del Signore, non è la persona del prete che deve essere posta in primo piano: egli è un servitore, un umile strumento che rimanda a Cristo, poiché Cristo stesso si offre in sacrificio per la salvezza del mondo". Lo ha ricordato Benedetto XVI a 1800 sacerdoti del Camerun, radunati questa sera nella Basilica intitolata a Maria Regina degli Apostoli, nel quartiere di Mvolyè a Yaounde. "Il sacerdozio ministeriale - ha sottolineato il Pontefice - comporta un legame profondo con Cristo che ci è donato nell'Eucaristia". Da qui l'auspicio del Papa "che la celebrazione dell'Eucaristia sia veramente il centro della vita sacerdotale" di ognuno dei presenti. "Allora - ha concluso - essa sarà anche il centro della missione ecclesiale. In effetti, per tutta la nostra vita, il Cristo ci chiama a partecipare alla sua missione, a essere testimoni, affinchè la sua Parola possa essere annunciata a tutti".
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