venerdì 6 luglio 2018
Sarà una giornata di preghiera ecumenica per la pace. Già arrivati i patriarchi dell'Oriente cristiano, Francesco arriverà sabato alle 8.15. La diretta su Avvenire.it
Il palco sul lungomare di Bari, preparato per la visita di papa Francesco (foto Muolo)

Il palco sul lungomare di Bari, preparato per la visita di papa Francesco (foto Muolo)

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Tutto pronto a Bari per l'incontro tra il Papa e i patriarchi dell'Oriente cristiano. Questi ultimi sono arrivati nel corso della giornata, mentre Francesco è atteso per domani mattina alle 8.15, dopo un volo di un'ora e un quarto in elicottero da Roma. «Il Papa è molto gasato, cioè entusiasta e passionalmente pronto all'incontro, che segna un altro passo avanti nel cammino ecumenico verso l'unità della Chiesa», ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, salutando i giornalisti, al suo arrivo a Bari. «Sarà un momento di pace e di testimonianza – ha aggiunto – perché noi divisi non siamo un segno per il mondo. Ma uniti possiamo testimoniare la pace per questo mondo mediorientale e per tutti quelli che soffrono le conseguenze della guerra e della persecuzione».

Secondo Sandri la risposta dei patriarchi all'invito del Papa - «molto positiva» - va nel segno dello stile ecumenico di Francesco. «Fatto non tanto di dichiarazioni o di discussioni, ma di fatti concreti». «Noi dobbiamo andare insieme, fare insieme e fronteggiare insieme le sfide del mondo».

IL FATTO Perché sabato il Papa a Bari prega insieme ai patriarchi di Stefania Falasca

Per quanto riguarda il processo di pace, Sandri propone corridoi umanitari a favore delle vittime dei bombardamenti, e un tavolo internazionale di dialogo per trovare una soluzione che comporti un armistizio e un progetto di convivenza in questi Paesi. «Per tutti – sottolinea - senza escludere nessuno e riconoscendo la uguale dignità di tutti gli abitanti, la libertà religiosa di ognuno, senza il criterio della maggioranza e della minoranza, ma facendo leva sul concetto di cittadinanza. Sono tutti cittadini. E anche i cristiani vogliono contribuire al bene della propria nazione».

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Anche l'amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, ha parlato con i media Cei (Avvenire, Sir, Tv2000 e Radio in blu) della situazione del Medio Oriente. L'arcivescovo terrà la la relazione introduttiva all'incontro a porte chiuse. Una prima parte più politica e un'altra più ecclesiale, ha anticipato. Pizzaballa si è detto convinto che l'incontro di Bari servirà «per elaborare strategie umane, come per esempio allearsi con la politica, ma per ridare spazio a Dio attraverso la preghiera, la carità e la presenza cristiana che si fa solidale con tutti. Riscoprire così lo stile cristiano e il dialogo tra le Chiese». In sostanza si cercherà di «porre la questione di come essere Chiesa nel contesto mediorientale dove dal punto vista sociale, religioso e politico si sono registrati cambiamenti epocali e drammatici». Inoltre bisognerà capire «come richiamare i politici alle loro responsabilità. In questi anni – ha spiegato l'arcivescovo – abbiamo visto l’assenza della politica e dunque richiamare tutti gli attori, regionali e internazionali, a una prospettiva e a una visione di cui abbiamo estremamente bisogno. I religiosi potranno dire la loro parola ma poi ai politici spetta tradurla in pratica». «Le Chiese, su questo aspetto politico, hanno un’unica visione a dispetto delle differenze liturgiche teologiche».

Infine, come si evince da questa dichiarazione video, Pizzaballa si è soffermato sulla importanza della presenza del metropolita Hilarion in rappresentanza del patriarca russo Kirill.

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