sabato 23 settembre 2023
Nel testo di sintesi degli “Incontri del Mediterraneo” con vescovi e ragazzi, l’annuncio di gemellaggi, di una Conferenza ecclesiale della regione, di percorsi educativi. Basta armi, violenza e morti
Giovani e vescovi protagonisti degli "Incontri del Mediterraneo" a Marsiglia

Giovani e vescovi protagonisti degli "Incontri del Mediterraneo" a Marsiglia - Gambassi

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Sarà una «barca della pace» a unire i giovani del Mediterraneo e a fermarsi nei porti delle cinque sponde. Il progetto viene annunciato al termine degli “Incontri del Mediterraneo” di Marsiglia, la settimana-laboratorio che ha riunito centotrenta fra vescovi e ragazzi. Nella “breve sintesi” dei lavori, documento che racconta l’esperienza di dialogo, si guarda soprattutto alle nuove generazioni per proporre «cammini concreti di riconciliazione e di pace» suggeriti dal Papa nel suo intervento finale. C’è, appunto, la barca che intende «contribuire alla formazione dei giovani al dialogo». C’è l'idea di un «Incontro mediterraneo dei giovani sull’ecologia», urgenza che si è imposta nelle discussioni insieme a quella dei drammi delle migrazioni. C’è la volontà di scommettere sulla formazione: creando una «rete accademica per incoraggiare la consapevolezza mediterranea, fondamento di fraternità» e promuovendo «l’educazione alle relazioni tra i giovani dove la voce dei più fragili e discreti venga ascoltata in modo paritario». Altro impegno è quello di rafforzare il legame fra le Chiese con una «Conferenza ecclesiale del Mediterraneo» che sia «strumento di ricerca e di riflessione sulle sfide spirituali, umane ed ecclesiali che ci attendono». Dal punto di vista sociale vengono lanciati «gemellaggi tra gli attori civili, economici e religiosi delle nostre rive».

Il documento ricorda che l’evento di Marsiglia è «la continuazione degli incontri di Bari e Firenze» promossi dalla Cei. Nel testo vengono indicati i temi affrontati che «sono stati occasione di indignazione». Un mare «promessa di futuro» è diventato «teatro delle più grandi tragedie» e luogo «dove vivono armi e violenza». Poi si è trasformato in «tomba per coloro che mettono a rischio la vita per attraversarlo in cerca di un futuro migliore». Quindi il richiamo alle persecuzioni e ai «credenti impossibilitati a vivere liberamente la propria fede»: a Marsiglia si è tornati ad ascoltare «il grido dei nostri fratelli cristiani dell'Oriente che si sentono abbandonati, isolati, minacciati». E infine la crisi ambientale: «Le rive si seccano, gli alberi bruciano, le foreste vengono rase al suolo, le pianure sono allagate. La questione ecologica interpella tutti, ma la responsabilità è ineguale».

Da qui le domande: «Come rispondere a questi drammi e a queste grida? Siamo tutti sfidati, soprattutto all’interno delle nostre comunità ecclesiali». E, si evidenzia, la Chiesa vuole pensare alla «propria missione non come un’ossessione alla sopravvivenza, ma come desiderio di contribuire al bene comune delle società in modo gratuito, in nome della fede nel Signore che ci ama gratuitamente».

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