sabato 2 marzo 2019
Quasi sempre ci si limita al ritornello Ha poco spazio la figura del salmista. Parla il compositore Vittorio Montis che ha apposto la musica ai salmi responsoriali di tutte le festività
Il compositore sardo Vittorio Montis, con il figlio, presenta il suo lavoro al Papa

Il compositore sardo Vittorio Montis, con il figlio, presenta il suo lavoro al Papa

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Isalmi danno voce al cuore in dialogo con Dio. Un cuore che loda, si lamenta, ha paura, chiede un segno, cerca protezione, perde la strada e poi la ritrova, grida e abbassa il capo, ringrazia. «Salterio mio, gioia mia» dice sant’Agostino cui si attribuisce anche una celebre espressione probabilmente mai pronunciata: chi canta prega due volte. Una relazione d’amore espressa poeticamente dal Vaticano II nella costituzione “Sacrosanctum Concilium”: il divino Ufficio «è veramente la voce della sposa che parla allo sposo, anzi è la preghiera che Cristo unito al suo corpo eleva al Padre».

Una ricchezza spirituale ancora poco valorizzata nelle Eucaristie domenicali quando il salmo, fatto per essere cantato, viene recitato, magari di corsa, con il coro che si limita a intonare l’antifona o, più spesso, a guidare il ritornello. E il pensiero, al di là delle grandi Messe sinfoniche, va ai conventi, ai monasteri, dove il canto riunisce l’intera comunità. Perché non provare a fare altrettanto in parrocchia? È la domanda che si è posto

Vittorio Montis, per trent’anni docente di armonia e contrappunto al Conservatorio di Cagliari.
Il risultato è un’opera imponente in nove volumi (Edizioni Vittorio Carrara di Bergamo), “Il salmo responsoriale” per canto e organo, che raccoglie i frutti di un lavoro lungo, capillare, per così dire certosino. Il compositore e docente sardo infatti ha apposto la musica (ritornelli e strofe) a ogni salmo responsoriale di tutte le festività dei tre anni liturgici. «Nel 2000 terminato il mio percorso trentennale di docente al Conservatorio di Cagliari – spiega Montis – ho riflettuto profondamente riconoscendo di avere avuto gratuitamente dal Signore, con il dono della musica, un bene di valore inestimabile. Da credente mi sono sentito esageratamente in debito chiedendomi cosa avrei potuto fare per cercare di restituire gratuitamente il tanto ricevuto. Il Signore nel 2006 prende con sé la mia sposa Giuliana e mi lascia solo, con mio figlio Marco, disabile. Sboccia un desiderio: essere accolto in una parrocchia, naturalmente con mio figlio che diventerà il protagonista più importante, per offrire gratuitamente la mia competenza musicale. Ho messo l’intenzione nelle mani del Signore che mi ha offerto una grande opportunità, colta al volo: in una chiesa era stato appena comprato un organo a tre tastiere. Meraviglioso! Si tratta della parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Flumini, una frazione di Quartu Sant’Elena, nel Cagliaritano, una piccola chiesa di periferia dalle fredde mura ciclopiche in cemento armato stemperate, nella loro pesantezza e grigiore, solo di recente da vetrate di grande pregio artistico. Ma riscaldate soprattutto dal calore umano che sa sprigionare un parroco come don Gianni Paderi preziosissimo collaboratore nella storia, iniziata nel 2007, del salmo responsoriale completamente (come deve essere) cantato in tutte le Messe festive della sua parrocchia.

Una risposta estremamente positiva insomma.
Un’esperienza bellissima: apporre la musiche alle preghiere più belle, un meraviglioso regalo che Dio ha consegnato all’uomo per sostenerlo nei momenti difficili della sua fragile esistenza. L’esperienza funziona e, arrivati all’Avvento dell’anno C (2012), viene proposta la pubblicazione all’editore Vittorio Carrara di Bergamo e così inizia, col primo volume, la nascita della collana che terminerà con le musiche originali di più di 170 salmi coprendo completamente l’intero ciclo dei tre anni liturgici A - B - C.

Nelle nostra parrocchie di solito si canta solo il ritornello.
Molto spesso sento dire: «nella mia chiesa il salmo è cantato» poi risulta che si canta il ritornello mentre le strofe vengono recitate. In questo modo si sta affermando una grossa lacuna perché la sostanza del salmo è contenuta nelle strofe e non nel solo ritornello. Sarebbe come se cantassimo unicamente il titolo di “Fratelli d’Italia” o il primo verso del “Va’ pensiero”, recitando il resto. Sicuramente è mancata una certa attenzione a questo momento così importane della Liturgia della Parola prevedendo genericamente dei “lettori” mentre sarebbe richiesto l’intervento di un’altra figura che dovrebbe avere una apposita preparazione e una formazione specifica: il salmista. A Santa Maria degli Angeli abbiamo la fortuna di averne due, preparati a regola d’arte: due sacerdoti, don Gianni (parroco) e don Antonio che con i suoi 90 anni suonati canta ancora con voce ferma e con tanta passione: due autentici salmisti. La nostra storia è andata avanti negli anni senza interruzioni procedendo con estrema facilità e naturalezza. Nessuna difficoltà per gli organisti né per l’assemblea, ancora meno per gli oltre 400 bambini del catechismo. È stata sempre capita e vissuta l’estrema connessione tra parole e musica.

Lei ha potuto presentare il suo lavoro al Papa. Immagino sia stata una grande emozione.
Assistere alla Messa privata del Santo Padre non è di tutti, né di tutti i giorni. Con Marco, abbiamo vissuto quelle ore con la sensazione di essere stati proiettati improvvisamente nell’apice del mondo intero sentendoci pienamente appagati e altamente onorati per la cordialità, la gentilezza, l’efficienza dei servizi. È indescrivibile la forte emozione provata davanti al Papa che mi ascoltava. Io mi sentivo schiacciato davanti a tanta umiltà che ingigantiva la sua grandezza di fronte alla mia piccolezza. Un preziosissimo ricordo che ci accompagnerà per tutta la vita.

Lei da tempo si dedica prevalentemente, se non solo, alla musica sacra. Cosa l’ha portata a questa scelta?
Nella mia attività di compositore arrivare alla musica sacra è stata l’esperienza più bella, un grande privilegio che mi ha permesso di toccare con mano queste bellissime preghiere, perfetto anello di congiunzione tra Dio e l’uomo. Ma accingendomi al lavoro ho avvertito sentimenti di scrupolo, di esitazione, come uomo e come musicista, non sentendomi degno di entrare in una intimità così profonda, che chiedeva mani pure, come il sacerdote all’Offertorio, per poter toccare un oggetto di così alto valore spirituale. Allo stesso tempo però sentivo rafforzato un vincolo di amore e di fiducia con la misericordia di Dio espressa con le parole bellissime della preghiera, Nei salmi è vissuta, vera e palpitante, tutta la fragile situazione umana, dal grido angoscioso di chi cerca aiuto nella disperazione, alla lode per le sublimi meraviglie della creazione, percependo tutta la naturale aspirazione dell’uomo di unirsi spiritualmente al suo creatore. Cosa potevo sperare di meglio?

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