lunedì 23 agosto 2021
Giornalista, 43 anni, collaboratore di Avvenire, succede nell’incarico al francescano conventuale Giulio Cesareo
Lorenzo Fazzini

Lorenzo Fazzini - Ansa

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Il Papa ha nominato capo ufficio nel Dicastero per la comunicazione, con funzione di responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, Lorenzo Fazzini, giornalista e scrittore, già direttore generale ed editoriale dell’Editrice Missionaria Italiana (Emi). Succede nell’incarico al francescano conventuale padre Giulio Cesareo.

Nato a Lecco nel 1978, sposato e padre di quattro figli, Fazzini da diversi anni collabora con Avvenire (sua è attualmente la rubrica Dio tra le righe in prima pagina) e L’Osservatore Romano. Tra gli ultimi libri che ha pubblicato, Ho imparato dagli ultimi. La mia vita, le mie speranze, con Luis Antonio cardinal Tagle (Emi), Odierai il prossimo tuo come te stesso. Perché abbiamo dimenticato la fraternità. Riflessioni sulle paure del tempo presente, con Matteo Maria cardinal Zuppi (Piemme) e Dio in quarantena. Una teologia del coronavirus (Emi).

«Vengo da anni di direzione di una piccola casa editrice, Emi – ha detto Fazzini a Vatican News – che mi hanno portato ad allargare gli orizzonti al mondo intero, al mondo delle missioni, al mondo delle giovani Chiese e naturalmente al confronto con la modernità, al confronto con la cultura di oggi che non è impermeabile al messaggio evangelico: lo vediamo quotidianamente con la forza profetica della parola del Santo Padre che viene considerato una delle grandi voci da ascoltare oggi, nel mondo, indifferentemente da credenti e non credenti». «Mi ha sempre guidato una frase di un romanzo di uno scrittore a cui ho dedicato la tesi di laurea, Chaim Potok, uno scrittore ebreo americano, il quale fa dire, a un certo punto, a un suo personaggio nel libro “In principio” (In the Beginning, 1975): “Voglio sapere se il punto di vista religioso ha un significato, oggi”. Ecco, secondo me il lavoro di un editore cattolico, di un editore religioso – come in questo caso la Lev – è quello di portare nell’arena pubblica, nel dibattito pubblico, nell’agorà il punto di vista religioso e di portarlo con la convinzione che il suo punto di vista abbia qualcosa da dire al mondo e quindi senza complessi di colpa o sensi di inferiorità né tantomeno ibris né tantomeno l’arroganza di pensare di avere la verità in tasca».

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