venerdì 18 aprile 2025
Gli interventi alle Messe Crismali. L’arcivescovo di Milano: «Incrinata la fiducia verso il presbiterio». Il pastore di Brescia: «La nostra debolezza non può giustificare la nostra ingiustizia»
Gli abusi commessi da sacerdoti feriscono le vittime. E l'intera comunità cristiana

Gli abusi commessi da sacerdoti feriscono le vittime. E l'intera comunità cristiana - foto Siciliani

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«L’abuso commesso da uno di noi preti è una ferita inguaribile in chi ne è vittima, perché è la smentita e la frantumazione di una fiducia che è diventata confidenza, condivisione, apertura all’intimità più profonda», scandisce l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dal pulpito del Duomo, pronunciando l’omelia della Messa Crismale alla presenza di oltre ottocento preti. «La nostra Chiesa è ferita, il nostro presbiterio è ferito. Il comportamento scandaloso di alcuni di noi preti – riconosce il presule – diventa una ferita per tutto il presbiterio, e tutti ne siamo umiliati e in qualche modo avvertiamo che è incrinata la fiducia verso tutti noi».

«Quando qualcuno di noi sbaglia e tutti sentiamo un colpo al cuore, quando un dolore profondo ci prende e vorremmo gridare a chi è stato ferito tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto – afferma, anch’egli nell’omelia della Messa Crismale, il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada – ci rendiamo conto della distanza che può intercorrere tra la nostra vocazione e la nostra testimonianza, tra ciò che siamo chiamati ad essere e ciò che ci potrebbe accadere». Perciò «abbiamo bisogno della grazia di Dio, della sua forza e del suo perdono. La nostra debolezza non può giustificare la nostra ingiustizia e per questo – suggerisce Tremolada – dobbiamo affidarci costantemente alla potenza di Dio ed essere vigilanti. Egli solo sa trasformare la nostra povertà in vera ricchezza, rendendo sempre onore alla verità».

La Messa Crismale, con la rinnovazione delle promesse sacerdotali, è sempre occasione feconda offerta al presbiterio – e all’intera comunità diocesana – per riflettere sul dono, la missione e la responsabilità dell’essere preti al servizio del Vangelo e del popolo di Dio. Una riflessione che non si sottrae alla denuncia delle infedeltà e degli abusi commessi dai sacerdoti. E non dimentica di esprimere solidarietà e affetto alle vittime. E chiede al presbiterio di proseguire, unito, sulla via della vigilanza, della formazione, della conversione. Così è accaduto ieri a Milano e a Brescia, diocesi toccate di recente da dolorose vicende che vedono coinvolti preti.

«Siamo come tutti esposti al fascino del male e alla sua seduzione, ma confidiamo in una potenza d’amore che ci accompagna e ci custodisce, quella del Cristo risorto – ha detto Tremolada –. Noi viviamo in uno stato di costante conversione, perché la grazia che ci ha accolti non tollera il male ed è principio in noi di perenne rigenerazione».

«Continuiamo a restare scandalizzati dalla leggerezza, dalla faciloneria che si autogiustifica, dalla mancanza di percezione del male che si compie verso persone che hanno dato fiducia, verso i confratelli e verso la Chiesa intera», riprende Delpini. «La nostra Chiesa – ha ricordato il presule – ha messo in atto proposte formative, occasioni di confronto, pubblicazioni di indicazioni per comportamenti corretti e per una vigilanza condivisa. Come può essere che ci siano di quelli che snobbano le proposte, le verifiche, gli inviti a conversione?». Di fronte ai molteplici «motivi di desolazione», non mancano però motivi di «speranza, consolazione, incoraggiamento», ha confidato l’arcivescovo di Milano: «Siete voi», i preti «animati dall’amore personale e appassionato per Gesù e per la gente». Preti santi «non perché privi di difetti e peccati», ma «perché la santità di Dio continua ad attrarci a sé e a renderci uniti al suo figlio Gesù».


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