lunedì 12 ottobre 2020
"Vi ringrazio tutti per il sostegno della preghiera" così il missionario al suo ritorno a casa. A Roma si è fermato a salutare i confratelli e a pregare sulla tomba della piccola Mariam
Il rosario e la preghiera di padre Maccalli sulla tomba della piccola

Vatican Media

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"Vi ringrazio tutti per il sostegno della preghiera - sono le prime parole di padre Pier Luigi Maccalli, il missionario liberato in Mali giovedì scorso. - Non ho mai dubitato di poter tornare”.

A mezzogiorno in punto domenica, nel suo paese natale, Madignano, in provincia di Cremona, centinaia di persone hanno sfidato pioggia e freddo per salutare il religioso rientrato a casa. Dopo la Messa in oratorio, tutti in attesa nella via centrale del paese: lì, a bordo di un'auto, padre Maccalli ha sfilato tra la sua gente, incontrando applausi e occhi lucidi.

E' tornato ai giorni della prigionia, ai mesi in cui i jihadisti lo hanno tenuto nascosto in luoghi isolati e dispersi in mezzo al deserto del Mali: "Ho avuto la certezza di avercela fatta solo quando ho visto il campanile del mio paese", racconta. Padre Gigi ha elogiato il profilo basso mantenuto dai diplomatici italiani, ritenendo sia stato decisivo per il buon esito della sua causa: "L'Italia ha lavorato bene".

L'abbraccio ai confratelli nella casa generalizia a Roma

Padre Gigi Maccalli, dopo dei colloqui riservati all’aeroporto di Ciampino e alla Farnesina, era arrivato alla casa generalizia della Sma a Roma. Dove è stato accompagnato dalla sorella Clementina, dal fratello Daniele e dal nipote Andrea, che erano andati ad accoglierlo al suo arrivo in aeroporto. Lo si legge in una nota pubblicata sul sito della Società delle Missioni Africane. Il fratello, padre Walter Maccalli, ha comunicato ai confratelli di aver parlato brevemente con padre Gigi. “Gli ha detto che è stata grande la sua sorpresa per come la sua liberazione è avvenuta: avvertiti all’ultimo momento e portati via dal luogo della prigionia. Gli ha anche confidato che lui e gli altri prigionieri sono stati trattati quasi sempre bene, al punto che il 20 maggio scorso, in occasione del suo compleanno, gli hanno regalato una radio, grazie alla quale i prigionieri potuto avere notizie sulla diffusione del coronavirus in Europa”, prosegue la nota.

Anche padre Ceferino Cainelli, superiore provinciale della Sma italiana, ha potuto parlare con padre Gigi. “La sua voce è ferma, serena, gioiosa. Chiede a tutti: ‘Continuate a pregare per me!’”.

15 ore con p. Gigi, appena liberato. La testimonianza di p. Antonio Porcellato “Dal momento in cui è uscito dal palazzo...

Pubblicato da SMA - Società delle Missioni Africane su Domenica 11 ottobre 2020

La sua preghiera sulla tomba della piccola africana

SMA Società delle Missioni Africane


Padre Gigi ha anche concelebrato la prima Messa dopo oltre due anni di 'digiuno eucaristico' nella comunità romana della sua congregazione, insieme a un giovane confratello nigeriano. Infine prima di lasciare Roma padre Gigi ha chiesto di poter fermarsi al cimitero di Primaporta. Lì è sepolta Mariam Dawa, una ragazzina del Niger di 13 anni, che il missionario era riuscito a far venire in Italia, all’ospedale Bambin Gesù, per delle cure al cuore. Ma la malattia era più grave del previsto e Mariam non ce l’aveva fatta. La famiglia aveva accettato che fosse sepolta a Roma.
Sulla sua tomba il religioso ha pregato brevemente, si è inginocchiato. Poi ha cercato in auto il suo rosario della prigionia, fatto di stracci annodati. Ha voluto che rimasse lì, appeso a un braccio della croce della tomba.

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