mercoledì 27 novembre 2019
Il religioso gesuita di 88 anni era considerato uno dei padri della Teologia del popolo. Con Bergoglio ha mantenuto un rapporto di stima e amicizia
Juan Carlos Scannone, Ansa

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«Ringraziamo Dio per la sua vita e vocazione, per l’impegno e la capacità di riflessione con cui ha arricchito la filosofia e la teologia latinoamericane». Con queste parole, fonti del Consiglio episcopale latinoamericano hanno annunciato la morte di Juan Carlos Scannone, sacerdote gesuita di 88 anni, considerato uno dei padri della Teologia del popolo. La provincia della Compagnia di Argentina e Uruguay ha poi confermato la notizia. Sessantadue anni fa, il religioso ha incrociato per la prima volta un Jorge Mario Bergoglio poco più che ventenne al Seminario minore della capitale dove insegnava letteratura e greco. Poco dopo, le loro vite si sono intrecciate di nuovo al Colegio Maximo di San Miguel. Da allora, i due hanno mantenuto sempre un rapporto di amicizia. "Cacho" l'ha sempre chiamato il futuro papa Francesco. Dopo l'elezione di quest'ultimo, padre Scannone si è trasferito a Roma dove per due anni ha lavorato a “La Civiltà Cattolica”. L'11 novembre scorso, l'Istituto Sophia di Loppiano gli aveva conferito la laurea honoris causa. In un'intervista con “Avvenire”, padre Scannone aveva definito Francesco “il Papa del discernimento”.«Nel suo agire, si lascia condurre dallo Spirito che opera nel tempo e nelle coscienze del popolo di Dio, cioè la Chiesa. Da qui, la capacità bergogliana di coinvolgere quest'ultima nella sua totalità, avviando processi».

Secondo Scannone, inoltre, proprio la Teologia del popolo spiega molti dei gesti e delle riflessioni di papa Francesco. Nata all'indomani del Concilio, nella stagione della teologia della liberazione, essa - sull'onda delle riflessioni dei pionieri Lucio Gera e Rafael Tello - privilegia le categorie della storia e della cultura alla sociologia e prende una distanza critica dal metodo marxista, poiché estraneo alla cultura del popolo. Le tracce di tale orientamento teologico - spiegava il filosofo e teologo argentino nel libro recentemente tradotto in italiano “La Teologia del popolo. Le radici teologiche di papa Francesco” (La Queriniana-La civiltà cattolica) - emergono con forza in Evangelii gaudium. A cominciare dalla sottolineatura del Popolo fedele di Dio e
del suo volto pluriforme, poiché esso si incarna nei popoli della Terra e nelle loro culture. In tale contesto, la mistica popolare diviene luogo teologico, ovvero di incontro concreto con Cristo. Proprio il continuo riferimento alla storicità e alla sua realtà dinamica e relazionale, collocano la Teologia del popolo a incommensurabile distanza da ogni «Teologia populista». Francesco, dunque, può essere, diceva spesso Scannone, «il Papa del popolo» ma non di certo, al contrario di una vulgata semplicista, il
«Papa populista».

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