mercoledì 22 gennaio 2025
Il porporato ha compiuto 80 anni. Accettata la rinuncia alla guida dell'arcidiocesi di Vienna. La collaborazione con Wojtyla, l'amicizia con Ratzinger, la sintonia di vedute con Francesco
Il cardinale Christoph Schönborn

Il cardinale Christoph Schönborn - Agenzia Romano Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Ha riassunto tutta la sua vita e il suo ministro in un’espressione: «Saldamente fiducioso». Fiducioso nonostante «abbiamo avuto grandi tensioni in diocesi, conflitti, ferite e poi tutti i casi di abusi che sono emersi» e nonostante siano «stati tempi difficili». Ma «credo che questi anni ci abbiano dato il dono di unirci davvero», ha scritto in un lungo post su X. Il cardinale Christoph Schönborn lascia la guida dell’arcidiocesi di Vienna. Papa Francesco ha accolto oggi la sua rinuncia, nel giorno in cui il porporato ha compiuto ottanta anni, trenta dei quali trascorsi come pastore titolare nella capitale austriaca dove è stato anche ausiliare per altri quattro. Amministratore apostolico è stato nominato don Josef Grünwidl, vicario episcopale di Unter dem Wienerwald, per tre anni segretario dello stesso Schönborn. L'arcivescovo si era congedato dalla Chiesa viennese sabato scorso con una partecipata celebrazione in Cattedrale alla presenza del capo dello Stato, Alexander Van der Bellen.


Originario della Boemia, domenicano, insigne teologo, fra le porpore più note, è stato e rimane il cardinale che ha saputo “unire” gli ultimi tre Papi: di tutti è considerato “vicino” e ascoltato collaboratore. Senza mai nascondere i suoi punti di vista e le sue aperture che hanno fatto anche discutere. A Giovanni Paolo II si deve la scelta di volerlo prima come segretario della Commissione per la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (dal 1987 al 1992), poi vescovo (nel 1991) e quindi cardinale (nel 1998), ma anche di incaricarlo di predicare gli esercizi spirituali in Vaticano nel 1996. Di Benedetto XVI è stato amico e discepolo fin dal 1972 quando era ancora sacerdote dottorando e Ratzinger professore all’università di Ratisbona: «È stato per me un vero maestro. Con la sua maniera di essere teologo lo paragono a sant’Agostino», ha detto Schönborn dopo la sua morte. E con Francesco condivide una visione di Chiesa accanto alle periferie esistenziali, chiamata a «non temere le discussioni e a viverle con quel movimento degli spiriti che fa maturare il discernimento e prepara i cuori a riconoscere ciò che il Signore stesso ci mostra», ha sottolineato nella relazione per i 50 anni dell’istituzione del Sinodo di vescovi che nel 2015 papa Bergoglio gli aveva affidato in apertura del Sinodo sulla famiglia.

Papa Francesco con il cardinale Christoph Schönborn

Papa Francesco con il cardinale Christoph Schönborn - Vatican Media

Non è un caso che nella Messa di saluto Schönborn abbia fatto appello all’accoglienza dei migranti, quasi in risposta agli orientamenti dell’estrema destra austriaca a un passo dal governo: «La compassione è ciò che rende umana una società. La mancanza di compassione avvelena la società e noi stessi. Avere un cuore per i rifugiati fa parte dell’umanità». Attento alle coppie separate o risposate, capace di aprire la Cattedrale ai gruppi Lgbt, favorevole alla benedizione delle coppie dello stesso sesso prevista con Fiducia supplicans (ma contrario al sacerdozio femminile), ha ricevuto più volte gli elogi di Francesco perché «ha colto bene e correttamente comunicato» il significato dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia.


«Ogni volta che è stato necessario, si è schierato dalla parte dei deboli, degli emarginati, degli svantaggiati. Non sempre per la gioia dei politici», ha detto il presidente Van der Bellen nell’Eucaristia di sabato, definendo il cardinale «uomo dell’ascolto, del dialogo, della pace». Un rito che è stato anche l’occasione per riflettere sulla fuga dalla Chiesa che si registra in Austria. «È particolarmente doloroso per me il contrasto tra la gioiosa festa di ringraziamento e il grande addio che tante persone nel nostro Paese stanno dicendo alla Chiesa, per lo più in silenzio», ha avvertito Schönborn riferendosi alle 85mila persone che hanno lasciato la comunità cattolica solo nel 2023. Il porporato ha parlato di «analfabetismo religioso» che potrebbe però essere ritenuto anche un’opportunità per una nuova ricerca di senso e di fede.


Con il compimento degli 80 anni, l’arcivescovo emerito di Vienna non è più nel novero dei cardinali elettori: quindi non entrerà in un eventuale Conclave, dopo aver partecipato a quelli in cui sono stati eletti Benedetto XVI e Francesco. Con l’uscita di Schönborn restano cinque i cardinali con diritto di voto creati da Giovanni Paolo II. E l’Austria non ha più porpore a rappresentarla all’interno del Conclave.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: