domenica 31 luglio 2022
Da tutte le regioni, ma anche dall’estero, il viaggio a piedi verso Assisi per il Perdono. Parla il vescovo Cetoloni, ideatore della prima edizione: la possibilità di ripartire oltre le fatiche
I giovani della Sicilia in cammino per la Marcia francescana 2022

I giovani della Sicilia in cammino per la Marcia francescana 2022 - @marciafrancescanasicilia

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«Ad Assisi a piedi? Con il caldo di luglio? E poi in quanti?». Ancora se le ricorda, Rodolfo Cetoloni, quelle domande provocatorie di quattro decenni fa. Oggi lui è vescovo emerito di Grosseto. Allora era responsabile della pastorale vocazionale in Toscana dei frati minori francescani. E frate minore dal 1962 quando nel santuario della Verna aveva fatto la sua professione religiosa. Proprio dal sacro monte in provincia di Arezzo dove Francesco aveva ricevuto le stimmate, padre Cetoloni volle che partisse una scommessa a misura di giovani sui passi del Poverello: la Marcia francescana. «Mai avremmo pensato che sarebbe diventata un’espe- rienza destinata a toccare così tanti ragazzi», dice oggi il frate che l’ha ideata. Perché la Marcia giunge alla sua quarantesima edizione. E si è intrecciata con la vita di almeno 70mila giovani. Sempre con lo stesso spirito: portarli ad Assisi, da Francesco che «non va mitizzato – chiarisce Cetoloni –. “Non guardate a me ma andate a chiedere consiglio a Cristo”, diceva a chi gli domandava come fare a seguirlo. E oggi come Chiesa dobbiamo riaffermarlo alle nuove generazioni: andiamo a chiedere consiglio a Cristo di fronte a una società lacerata, ferita, solitaria».

Il vescovo Rodolfo Cetoloni, frate minore francescano e ideatore della Marcia francescana

Il vescovo Rodolfo Cetoloni, frate minore francescano e ideatore della Marcia francescana - Press News/Daniele Morini

Non era nata come “figlia” del Perdono di Assisi l’iniziativa. «Nel 1980 toccava alla Toscana offrire l’olio per la lampada davanti alla tomba di Francesco, patrono d’Italia – ripercorre Cetoloni –. Per non ridurre tutto all’evento del 4 ottobre suggerimmo un pellegrinaggio ad Assisi. A piedi, però. E con i ragazzi. Allora si parlava poco del Cammino di Santiago o della Via Francigena». Detto, fatto. In piena estate si mise in marcia un primo drappello che univa giovani, frati e una suora. E l’incontro con la terra di san Francesco avvenne alla Porziuncola. Come accade ancora oggi. «Fu nell’autunno dello stesso anno che, visto l’esito inatteso della proposta, venne deciso in un incontro degli animatori vocazionali delle Province italiane dell’Ordine di estenderla a livello nazionale e di concluderla nella solennità del Perdono di Assisi, il 2 agosto». Protagonisti: i ragazzi dai 18 ai 32 anni.

La Marcia francescana delle famiglie

La Marcia francescana delle famiglie - marciafrancescanadellefamiglie

Anche martedì 2 agosto, com’è tradizione, la Marcia approderà a Santa Maria degli Angeli, ai piedi di Assisi. E tornerà dopo due anni di stop imposti dal Covid. L’arrivo è previsto per le 14.30. Si giungerà dall’intera Penisola. Gruppi di tutte le regioni, compresi quelli delle famiglie, che, dopo giorni di cammino ma anche di incontri con la gente e di preghiera itinerante, convergeranno verso la Porziuncola per vivere la festa voluta dal santo. «Il Perdono dice che c’è sempre una possibilità di ripartire, di andare oltre quel muro o quella sconfitta che può imprigionare o schiacciare – afferma Cetoloni –. Ma serve la fatica di cercarlo. E la Marcia lo fa fisicamente». Non è un caso che il tema dell’edizione 2022 sia “Infinitamente buono”. «Non c’è alcun male che non possa essere vinto perché c’è un Dio che ama così intensamente l’umanità da riscattarla da tutte le bischerate e da tutti disastri che facciamo», sottolinea Cetoloni con il suo piglio toscano. «E, quando Francesco diceva: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”, faceva riferimento alla misericordia senza limiti del Signore».

I giovani della Sicilia in cammino per la Marcia francescana 2022

I giovani della Sicilia in cammino per la Marcia francescana 2022 - @marciafrancescanasicilia

C’è chi cammina fino alla città del Poverello anche dalla Slovenia o dalla Croazia. O chi porta la Marcia in Israele, in Siria, in Libano, in Egitto. «Se la nostra intuizione ha un segreto, è quello di coinvolgere totalmente la persona. E tutto ciò resta impresso – osserva il vescovo emerito di Grosseto –. Portare uno zaino in spalla, trovarsi le vesciche ai piedi, riscoprire l’essenziale, sudare fin quasi a non avere la forza di rialzarsi ma poi la mattina successiva rimettersi in moto: tutto questo testimonia che c’è bisogno di un elemento fisico perché un messaggio passi, perché una ricerca anche su se stessi sia efficace. Del resto la nostra fede ha al centro l’incarnazione». E conclude: «È anche la lezione di Francesco che ha donato tutto se stesso. Ed è il Vangelo che ce lo ripete: “Amerai il prossimo tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Ecco, la Marcia è un’offerta di incontro per tutti, convinti che, nella verità di quello che si è, il Signore passa».

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