sabato 22 febbraio 2020
L'indagine avviata dalla comunità. Sette le donne che sarebbero state vittime di violenze e che «hanno avuto il coraggio di parlare». I vescovi francesi hanno espresso «stupore e dolore».
Jean Vanier in uno scatto del 2014

Jean Vanier in uno scatto del 2014 - Archivio Siciliani

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«Stupore e dolore». È quanto esprimono i vescovi di Francia alla notizia dell’indagine aperta dalla comunità “L’Arca” sul comportamento del loro fondatore il canadese Jean Vanier (1928-2019) nei confronti di diverse donne, nel corso degli anni, un comportamento che mescola un esercizio improprio del potere e abuso sessuale «in continuità con la relazione spirituale che Jean Vanier ebbe con il padre Thomas Philippe, domenicano, e sotto l’influenza delle dottrine perverse di quest’ultimo».

In una dichiarazione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese (Cef), i vescovi «ringraziano le donne vittime di Jean Vanier che hanno avuto il coraggio interiore di parlare di ciò che hanno sofferto» e a nome di tutti i vescovi di Oltralpe, «assicurano la loro compassione per le donne che sono state così maltrattate. Esprimono la loro determinazione ad agire in modo da far luce». Una notizia vissuta soprattutto con «immensa tristezza» per tutto il bene fatto dall’Arca di Jean Vanier in tutto il mondo: è quanto ha confidato al quotidiano La Croix il presidente della Conferenza episcopale francese l’arcivescovo di Reims, Éric de Moulins-Beaufort.

Erano stati i leader della comunità de L’Arche (questo il nome in francese di questa istituzione presente anche in Italia a Roma, Cagliari e Bologna e nota in tutto il mondo per accogliere le persone con disabilità intellettive in tutto il mondo) a rendere pubbliche le conclusioni dell’inchiesta da loro affidata a un organismo esterno e indipendente. Da questa indagine emerge che le donne aggredite sessualmente da Thomas Philippe hanno raccontato anche abusi sessuali commessi da Jean Vanier, «generalmente nell’ambito di un accompagnamento spirituale».

Nella nota, i vescovi di Francia esprimono la loro fiducia nelle comunità de “L’Arche” che ha la sua sede centrale a Parigi, e soprattutto «la loro stima per i responsabili di questa istituzione che hanno preso sul serio la testimonianza ricevuta» dalle vittime. «I vescovi ringraziano i leader dell’associazioni per averli informati» e ribadiscono che «alla fine di questa indagine, non c’è nulla che indichi che le persone disabili siano state vittime di atti inappropriati da parte di Jean Vanier».

La Conferenza dei vescovi di Francia (Cef) collaborerà con la Conferenza dei religiosi di Francia, con l’Ordine dei frati predicatori e la Congregazione dei Fratelli di San Giovanni «per continuare la necessaria opera di chiarimento» sul padre domenicano Thomas Philippe, morto nel 1993, e già riconosciuto responsabile di abusi nel 1956.

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