lunedì 30 settembre 2013
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La santità si manifesta in mille modi differenti: nell’attenzione agli ultimi, nel coraggio della pace, nel dono di sé a chi non può ricambiare, nel silenzio contemplativo. Scelte anche molto distanti tra loro ma fondate sulla stessa radice, l’amore. Quell’amore che in Dio assume le forme e la dolcezza del Padre misericordioso.La scelta di canonizzare insieme Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il 27 aprile è molto più di un gesto simbolico. Racconta lo stile di Dio, grida la bellezza del perdono, unisce due Papi che hanno fatto dell’ascolto e dell’accoglienza la cifra distintiva del loro pontificato. Senza temere di essere impopolari, con il coraggio della novità. La Giornata della divina misericordia infatti, racconta proprio questa offerta di sé a Cristo, perché il suo sguardo cura anche le infezioni più gravi, sana le crisi incancrenite. Roncalli e Wojtyla l’hanno testimoniato con la loro vita, confidando poco in se stessi e molto nel Signore che abitava in loro. Dalla sfida della "Pacem in terris" di fronte a un mondo diviso in blocchi, al superamento del comunismo, dall’umiltà di visitare i detenuti alla scelta profetica di puntare sui giovani. Tempi e modi diversi ma la stesso stile, la stessa fede tradotta in vita.Ecco allora che non può stupire che Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II vengano dichiarati santi insieme, proprio il 27 aprile 2014, festa della Divina misericordia, la prima domenica dopo Pasqua, a indicare il legame che salda insieme Risurrezione e Redenzione, Passione e vita nuova. Pagine di uno stesso libro che va letto tutto insieme. Nella consapevolezza, come non si si stanca di ripetere Papa Francesco, che alla fine del viaggio troveremo sempre un Padre con le braccia aperte, che si compiace di amare l’uomo, ogni uomo. E lo fa, perdonando.
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