giovedì 16 gennaio 2025
Livorno: il sacerdote, ex cappellano della Folgore, da alcuni anni si dedica agli anziani. «Su tutto, dare ascolto». Dalla liturgia alla “musicoterapia”, così condivide il cammino di vita degli ospiti
Padre Vincenzo Puzone, classe 1960, originario di Caivano (Napoli): già cappellano della Folgore, oggi si dedica agli anziani di alcune Rsa di Livorno ed è anche parroco di Castellanselmo (Livorno)

Padre Vincenzo Puzone, classe 1960, originario di Caivano (Napoli): già cappellano della Folgore, oggi si dedica agli anziani di alcune Rsa di Livorno ed è anche parroco di Castellanselmo (Livorno) - .

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Un viaggio tra i mille volti della «Chiesa in uscita», una comunità di fede con le porte aperte a quanti sono in cerca del senso della vita e sempre al fianco dei più fragili. È la nuova campagna della Cei “Chiesa cattolica italiana. Nelle nostre vite, ogni giorno”, che racconta una presenza fatta di piccoli gesti, di mani tese, di momenti di conforto che trasformano le difficoltà in speranza. Come una casa accogliente, una famiglia che unisce, una comunità che ascolta, la Chiesa risponde alle domande di chi ha bisogno di sostegno e di un punto di riferimento. Tante storie come quella che raccontiamo in questo articolo. La campagna ricorda l’impegno quotidiano dei sacerdoti e delle comunità loro affidate. L’azione visibile della Chiesa cattolica è un’opera corale per accompagnare la crescita umana e spirituale di ogni persona, senza smettere di offrire sostegno ai più vulnerabili.

Una Residenza sanitaria assistita può essere considerata una comunità? C’è spazio per la fede vissuta insieme, laddove ci si conosce solo negli spazi comuni e gli acciacchi della vecchiaia costringono a ripiegarsi su se stessi? La risposta è sì, quando c’è qualcuno che ti dona tempo, che ti rallegra la giornata, che ti racconta di un Dio che ti ama nonostante tutto.

È questa la missione di padre Vincenzo Puzone, classe 1960, originario di Caivano (Napoli), solo qualche anno fa cappellano della Folgore, che si divideva tra Livorno, Pisa e Pistoia, portando la Parola nelle caserme della Toscana. Poi il Signore lo ha dirottato verso altri destinatari e da un anno e mezzo, oltre a guidare la parrocchia di Castellanselmo, sulle colline livornesi, si occupa delle Rsa Villa Pascoli, Villa Serena e Villa Coteto, dove soggiornano tantissimi anziani di Livorno e provincia. «Bada bene – precisa lui stesso –, Rsa non significa “Residenza sanitaria assistita”, ma “Ricordati Sempre Amore”: è questo il nostro motto».

Padre Vincenzo trascorre molte ore nelle tre case di riposo, coadiuvato dal diacono Carlo Vivaldi; parla con gli ospiti e soprattutto li ascolta, li fa divertire con momenti di festa, celebra la Messa con loro, li confessa, li aiuta nelle faccende del quotidiano. «Mi sono inventato una valigetta con i piedini, come un carrellino – racconta –. Sopra ho le casse, il video proiettore e il microfono: con quella passo per i corridoi e metto la musica; li faccio cantare con le canzoni degli anni Sessanta. Oppure tiro fuori la chitarra, mi aiuta l’esperienza di quando suonavo in un gruppo musicale, e faccio partire il karaoke; sono momenti di festa per rallegrare le loro giornate e sono sempre contenti quando sto con loro. Il loro affetto è prorompente e arriva al cuore. Poi metto le canzoni religiose e li preparo per la Messa. Celebriamo nella cappellina, oppure nel salone, dove c’è più spazio; stampo il foglietto della celebrazione a lettere grandi così possono seguire meglio».

«Il loro cruccio più grande – continua il sacerdote – è il sentirsi abbandonati dalle famiglie: figli e nipoti che non vanno a trovarli, che si dimenticano di passare o di telefonare. Per questo durante la Messa, quando chiediamo perdono, chiediamo perdono anche a nome di questi parenti che trascurano i loro anziani. E poi mi chiedono spesso: ma come faccio a diventare santo? Perché magari parlo loro della santità, racconto le storie dei grandi santi. Ed io rispondo che per arrivare alla santità basta partire dai piccoli gesti: dal buongiorno al vicino di letto, dalla pazienza con gli altri ospiti, magari più inquieti o pesanti. Non importa imparare a memoria la Bibbia o stare inginocchiati tutto il giorno, ma offrire al Signore la propria fatica, le paure, le sofferenze».

Gli ospiti di una delle Rsa in cui presta servizio padre Vincenzo Puzone

Gli ospiti di una delle Rsa in cui presta servizio padre Vincenzo Puzone - .

Ogni mese padre Vincenzo prepara una lettera di amicizia, “Raccontiamoci”, su cui pubblica articoli, fotografie, barzellette, poesie, giochi e molto altro, per intrattenere e ricordare ai “suoi nonni” i momenti vissuti insieme. Ed in queste iniziative si fa aiutare dal personale delle Rsa: operatori sanitari, infermieri, parenti degli anziani, fino al direttore Giacomo Bastianelli che lo sostiene in tante sue idee come quella della “Compagnia del desiderio”, ovvero riuscire a realizzare un sogno espresso dagli anziani ospiti, che può consistere nel ritrovare un’emozione del passato o ricostruire un ricordo, o assaggiare un cibo prelibato, insomma un piccolo grande desiderio. Un progetto a cui possono partecipare tutti: chiunque può aiutare a realizzare il “desiderio”, valutato da una piccola commissione, in base alle risorse e alla fattibilità. Un’idea emersa durante gli incontri che padre Vincenzo tiene con la Dumas, acronimo che sta per: “Diamo Una MAno al Signore”, il gruppo che si ritrova periodicamente con il sacerdote per momenti di preghiera, fraternità e confronto.

Tra le attività di animazione negli ultimi tempi si è aggiunta anche la musicoterapia: padre Vincenzo prende la sua chitarra, canta una canzone e gli anziani dopo provano a disegnare le loro emozioni, per descrivere cosa hanno provato ascoltando quel brano. Un’occasione per parlare dei loro sentimenti in maniera semplice.

Periodicamente alle tre case di riposo arriva anche il vescovo di Livorno Simone Giusti che, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico, incontra gli ospiti e celebra con loro la Messa. «Stare con gli anziani è un’esperienza che mi coinvolge molto – conclude il sacerdote –. Faccio quello che posso, per essere vicino e portare allegria, ma anche il conforto spirituale e l’ascolto. Le case di riposo sono né più né meno come piccole comunità; la presenza di Dio è tangibile!».


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