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Come funziona l'8xmille?
Ci sono delle lettere capaci di trasformarsi prima in percentuali e poi in aiuto concreto. Sono quelle che compongono i nomi dei cittadini che decidono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica apponendo la loro firma sulla dichiarazione dei redditi. Un gesto che vale molto per ciò che produce in termini di solidarietà, prossimità e futuro, ma che non comporta nessuna spesa. Firmare infatti non costa nulla e possono farlo tutte le persone che hanno un reddito di lavoro dipendente, una pensione o altro e, per questo, sono soggetti a un’imposta che si chiama Irpef da cui viene prelevato l’8xmille. Quando si firma (per sapere come fare basta andare su 8xmille.it) non si fa altro che indicare come si vuole che sia utilizzata una parte delle risorse derivanti dalle entrate fiscali, ovvero l’8xmille del gettito complessivo Irpef che viene comunque destinato dallo Stato, come previsto dalla legge. Firmando dunque non si paga una tassa in più né si hanno ulteriori oneri, ma si riserva alla Chiesa una piccola quota delle tasse già versate allo Stato. Poiché non dipendono dal reddito del singolo contribuente, non ci sono firme che valgono di più o di meno, ma tutte permettono di realizzare migliaia di progetti, su tutto il territorio nazionale e nei Paesi in via di sviluppo. Ecco alcune storie, che dimostrano il valore di questa scelta.
Caserta, la «colazione solidale» e le storie di riscatto fra i tavoli
Un solo luogo, la Caritas diocesana di via San Carlino, che unisce due importanti opere di solidarietà: la colazione calda per chi vive in strada e un’opportunità di reinserimento sociale per chi ha avuto problemi con la giustizia. Siamo a Caserta dove ogni martedì, giovedì e venerdì, dalle 9 alle 11, tavolini apparecchiati con tovagliette bianche e rosse vengono imbanditi con caffè, tè, cappuccino e cornetti alla crema e al cioccolato per la “Colazione Solidale” dedicata ai senza fissa dimora. Inaugurato lo scorso novembre nell’ambito dell’ottava Giornata Mondiale dei Poveri, il servizio, ribattezzato “Mattì”, è finanziato con i fondi 8xmille alla Chiesa cattolica e sostenuto dall’impegno di numerosi volontari. «È l’unica opera segno che mancava nella Caritas diocesana. Vuole essere un’occasione per accogliere, ascoltare, ridare dignità e accompagnare queste persone», spiega don Antimo Vigliotta, direttore della Caritas di Caserta. Il punto di ristoro è inoltre un’occasione di riscatto per chi sta cercando di ricostruire la propria vita. Tra i volontari che si alternano settimanalmente, tra chi dona le colazioni e chi serve ai tavoli, c’è anche chi «presta servizio nell’ambito della “messa alla prova” – osserva il sacerdote -. È davvero un’opera grande». Si tratta di una misura alternativa alla detenzione riservata a chi ha commesso dei reati minori. Nel caso specifico, svolgono attività di utilità sociale presso la struttura. Tra questi c’è Gaetano. Spiega che in passato il suo nome finiva nelle pagine della cronaca solo a causa dei suoi problemi con la giustizia. «Oggi invece parlano di me perché faccio del bene – afferma-. Grazie anche alla Caritas, negli ultimi dieci anni ho fatto parecchi passi avanti. Sono rinato, ho creato una famiglia e ho una bambina piccola».
A Palagiano si tornerà a pregare sotto le volte del '700
Luogo di fede, punto di riferimento per la comunità e custode della memoria storica. La parrocchia Maria Santissima Annunziata di Palagiano rappresenta tutto questo. «Per noi è casa, un rifugio dove riflettere, pregare e condividere» afferma Maria. Ora si prepara a rinascere. Grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, è oggetto di un importante intervento edilizio che riguarda il totale rifacimento della copertura, che si è reso necessario a causa di gravi problemi di infiltrazione provenienti dal tetto e dal lastrico solare, la pulizia del campanile e il restauro della facciata. Si tratta di lavori essenziali per garantire la sicurezza dei fedeli e preservare il patrimonio storico-artistico della chiesa matrice del paese alle porte di Taranto che ha visto crescere intere generazioni. «Qui è stato celebrato il matrimonio dei miei genitori, il mio Battesimo, la mia prima Comunione, la Cresima e il mio matrimonio – racconta Carmela -. Qui hanno ricevuto i sacramenti i miei figli. Questa chiesa rappresenta tanto, è il punto di riferimento per la nostra fede». Per consentire l’avanzamento dei lavori, la chiesa, costruita nella seconda metà del ‘700, è oggi interdetta ai fedeli e la comunità «sta vivendo questa chiusura con curiosità e attesa – spiega il parroco don Lorenzo Cangiulli -. Per tanti è la culla della fede e non vedono l’ora di rientrare per vivere la propria vita liturgica». La cura del patrimonio religioso di una chiesa barocca del XVIII secolo diventa quindi un’occasione di rilancio per l’intera comunità. La chiusura temporanea ha portato con sé un po’ di disagio, ma anche spirito di adattamento. «Tutte le celebrazioni continuano nel salone Orsini» dichiara il sacerdote augurando alla sua comunità che «la chiesa possa tornare quanto prima a splendere e a risuonare dei canti e delle preghiere dei parrocchiani». Dell’impresa responsabile del cantiere fa parte anche Angelica Di Giorgio, progettista e direttrice dei lavori. Nata e cresciuta proprio a Palagiano, per lei ricevere l’incarico è stato «un onore immenso oltre a una grande responsabilità».
Mantova, Neet al lavoro per trovare il loro percorso
Secondo i più recenti dati Istat, in Italia la percentuale di giovani Neet è pari al 16,1%. Si tratta di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Grazie ai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, la Caritas della diocesi di Mantova lavora per offrire risposte al disagio relazionale e sociale dei giovani attraverso il progetto “Path”, che tradotto dall’inglese significa sentiero, percorso. L’intento è chiaro: aiutare i ragazzi a ritrovare la propria strada reinserendoli in percorsi formativi e istituzionali, contrastando al tempo stesso la dispersione scolastica. Realizzato a Castiglione delle Stiviere, nell’Alto Mantovano, vuole «offrire una seconda opportunità ai ragazzi – afferma Matteo Amati, direttore della Caritas di Mantova -. Il progetto si avvale di un’équipe di esperti in fragilità giovanili che aiuta le comunità parrocchiali ad approfondire questo tema molto caro alla nostra diocesi». I ragazzi si incontrano più volte durante la settimana e vengono coinvolti in attività pratiche e laboratori che consentono loro di sviluppare competenze. È quindi un’occasione per riprendere fiducia in sé stessi e prepararsi a un futuro più stabile. Debora Mantovani, coordinatrice del progetto Path, spiega che si tratta principalmente di lavori manuali. «L’elemento principale è il fare qualcosa – dichiara -. Ci inventiamo piccoli lavoretti, piccoli servizi che a volte vengono richiesti da privati cittadini o associazioni del territorio e altre realtà. Siamo partiti dal nostro orto, poi siamo andati ad aiutare un viticoltore del territorio». Uno dei ragazzi coinvolti nel progetto non nasconde che inizialmente era «un po’ timido». Ora vorrebbe trovare un lavoro. «Mi andrebbe bene qualsiasi cosa – dice -. Basta che io sia in grado di farla».
Ravenna, all'Emporio la solidarietà si moltiplica
Gli Empori della solidarietà sono veri e propri supermercati dove le famiglie in difficoltà possono ritirare gratuitamente ciò di cui hanno bisogno. Luoghi di incontro ma soprattutto spazi in cui viene pienamente rispettata la dignità delle persone, che possono scegliere autonomamente i prodotti da prendere. «Grazie ai fondi 8xmille, l’Emporio diocesano “Don Angelo Lolli” della Caritas di Ravenna aiuta circa 800 famiglie fornendo loro generi alimentari e beni di prima necessità» spiega il direttore dell’organismo pastorale diocesano per la promozione della carità don Alain Gonzalez Valdès. Inaugurato nel dicembre 2022 ha una superficie di 1600 metri quadrati. L’accesso è consentito alle persone che, dopo un colloquio con gli operatori del Centro di ascolto diocesano, possono fare la spesa utilizzando una tessera punti ricaricata in base al numero dei componenti della famiglia, permettendo loro di scegliere beni alimentari e per l’igiene personale. La firma apposta dai cittadini per destinare i contributi alla Chiesa cattolica ha permesso alla Caritas di allestire anche un mercatino solidale dell’usato dove, prosegue il sacerdote, vengono «raccolti e ridistribuiti indumenti e oggetti donati dalla comunità a coloro che, certificati dai servizi sociali, non possono permettersi di acquistarli». L’emporio ha anche attivato un servizio per la raccolta di mobili e elettrodomestici. Anche i cittadini possono accedere allo spazio espositivo e, devolvendo un’offerta minima stabilita, ritirare la merce scelta. Con il ricavato la Caritas diocesana ha così la possibilità di aiutare le persone in difficoltà economica a pagare gli affitti e le utenze, e di approvvigionare gli scaffali dell’emporio. «Riassume anche una circolarità della carità», dice Silvia, operatrice della Caritas.
Monzio Compagnoni: così l'8xmille aiuta ad abbattere muri e superare paure

Massimo Monzio Compagnoni - Siciliani
«Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore».
Vuole partire da qui, Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. È lui stesso a citare le parole di Papa Prevost al suo primo saluto dalla loggia delle benedizioni. «Queste parole del nuovo Papa mi hanno toccato profondamente – dice –. Leone XIV stava rivolgendosi alla diocesi di Roma, invitandola ad avere un cuore spalancato al mondo proprio come il colonnato del Bernini, in piazza San Pietro. Ma quello stesso invito vale ugualmente per tutte le Chiese che sono in Italia – e non solo – e, devo dire, fotografa perfettamente lo spirito con cui stiamo vivendo la gestione dei fondi dell’8xmille e la sensibilizzazione alla firma in tutte le nostre comunità sul territorio».
Per quale motivo?
Perché tutto quello che viene realizzato con il denaro che riceviamo grazie alle firme dei contribuenti italiani viene fatto esattamente con questo spirito. Basta fare un giro tra le mense, gli ambulatori, i centri d’ascolto, le case-famiglia e le mille altre opere sociali attivate nelle nostre diocesi e negli angoli più poveri del pianeta, per rendersene conto subito. Le porte sono spalancate per tutti, senza chiedere a nessuno un certificato di Battesimo o una tessera di appartenenza. La carità deve avere sempre il motore acceso e non porre barriere preferenziali. Quando Gesù, nel discorso escatologico, dice che avremo fatto a lui tutto ciò che avremo fatto agli affamati, agli assetati, a chi è nudo, malato o in carcere non pone nessuna condizione. Ed è esattamente quello che facciamo con le opere create con i fondi dell’8xmille.
Ma in questo modo non c’è il rischio di distribuire “a pioggia” il denaro che ricevete grazie alle firme?
L’universalità dell’approccio ai bisognosi e la serietà della gestione dei fondi che ci vengono consegnati sono due concetti molto diversi, che non si escludono affatto uno con l’altro. Tutti i progetti che vengono realizzati seguono, infatti, un iter molto articolato, tracciabile e integralmente rendicontato. I finanziamenti, tanto per cominciare, vengono erogati per tappe progressive e ciascuna può essere sbloccata solo se è andata a buon fine la precedente. E poi quando una realtà locale propone un progetto di attenzione agli ultimi – perché ne è stato ravvisato un effettivo bisogno – non viene mai finanziata per l’intera somma necessaria. I fondi dell’8xmille vengono erogati sempre a fronte di un parallelo impegno nella ricerca di altri fondi, grazie alla collaborazione di altri finanziatori locali e della comunità, in primis.
Questo significa che la ricaduta finale, in termini di impatto sociale delle opere, è superiore all’investimento effettuato?
È esattamente così. Quel che viene restituito in servizi e benefici per le persone è sempre molto di più di quello che, in base alle firme, l’erario ci consegna. E la ragione non sta solo nella dinamica di cui stavamo parlando (la ricerca di ulteriori fondi). Questo plusvalore si spiega, infatti, anche grazie alla gratuità del servizio di un gran numero di volontari che mettono a disposizione di tutti tempo, competenze, professionalità, senza chiedere nulla in cambio. Pensi solamente a quanti tecnici, ingegneri o architetti dedicano una parte delle proprie vacanze estive per recarsi in Paesi del sud del mondo dove, anche grazie ai fondi dell’8xmille, si stanno realizzando progetti di solidarietà. Oppure a quanti medici, infermieri o specialisti si mettono a disposizione, al di fuori del proprio orario di lavoro, a beneficio di chi altrimenti non potrebbe permettersi in altro modo di accedere ai servizi sanitari.
Ma l’8xmille non finanzia solamente opere di carità. E con le altre “voci di spesa” come la mettiamo?
La logica dell’abbraccio universale (da cui è partito il nostro dialogo) si può applicare anche alle altre due destinazioni previste dalla legge 222 del 1985: le opere di culto e pastorale e il sostentamento dei sacerdoti, entrambe regolarmente e puntualmente rendicontate fino all’ultimo centesimo. Alla prima delle due, infatti, sono riconducibili tutte quelle spese necessarie affinché le comunità possano celebrare la propria fede e annunciarla a tutti. Ma proprio le chiese e le opere d’arte che rendono bella e ricca la nostra Italia costituiscono un patrimonio a disposizione di tutti, credenti e non credenti, e che rappresenta anche un volano formidabile per l’economia dei territori. I cantieri per la manutenzione e il restauro di tante bellezze artistiche e architettoniche creano posti di lavoro e alimentano la ricchezza dei territori, mentre tante strutture ecclesiali, specie nell’entroterra e nelle periferie del Paese, rappresentano spazi di convivenza e incontro a disposizione di tutti.
E il sostentamento del clero?
La quota di 8xmille che viene spesa per permettere ai nostri sacerdoti un’esistenza dignitosa è la migliore garanzia della loro disponibilità illimitata per le esigenze delle nostre comunità. Questo può certamente testimoniarlo chiunque frequenti una delle oltre 25mila parrocchie italiane, dalle Alpi fino alle isole più sperdute. E poi anche in questo caso le offerte dei fedeli (deducibili, in parte, dalle tasse, sempre secondo quella stessa legge del 1985) contribuiscono al sostentamento dei sacerdoti e permettono di liberare una maggiore porzione dei fondi dell’8xmille per le opere di carità, di cui c’è sempre un gran bisogno.
Perché così spesso le convinzioni radicate nelle persone sono diverse da quello che ci sta spiegando?
È l’annosa questione dei “luoghi comuni”, che da tempo stiamo cercando di sfatare e correggere anche attraverso apposite campagne informative. L’unica vera soluzione, però, a tal proposito, sta nella presa di coscienza delle comunità locali che questa questione riguarda davvero tutti. Mi permetta di concludere citando nuovamente Leone XIV e quello che ha detto ai giovani durante il suo primo Regina Coeli, domenica 11 maggio, giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. «Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!». Questo invito al coraggio vale certamente per tutti nelle nostre comunità, non solo per i giovani. Fino a quando non raggiungeremo una tale consapevolezza da sentirci responsabili anche della gestione economica delle nostre scelte di fede, vorrà dire che avremo ancora qualche timore reverenziale da vincere.