
Festa di compleanno per Carlo Acutis - .
Ancora una settimana e Carlo Acutis, il ragazzo morto all’età di 15 anni a Milano nel 2006 per una leucemia fulminante, sarà santo. Verrà proclamato a Roma, domenica 27 aprile, in occasione del Giubileo degli adolescenti, a nemmeno vent’anni dalla sua morte. Il suo processo di canonizzazione, in effetti, è stato rapidissimo: la causa si è aperta ufficialmente a sei anni esatti dalla scomparsa, il 12 ottobre 2012, ma sul tavolo di monsignor Ennio Apeciti, istruttore della causa di beatificazione presso l’arcidiocesi di Milano, alcune lettere erano già arrivate qualche mese prima.
«Le scrivevano i compagni di scuola in sua memoria – spiega Apeciti ad Avvenire –. Prima, le avevano inviate alla madre e, qualche mese dopo, i messaggi già si rincorrevano su Internet». A segnalarli all’istruttore della causa era stata la madre di Acutis, Antonia Salzano, che nel 2011 gli chiese un incontro: «Ho ancora in mente quel momento – racconta –. Lei era molto tranquilla. Ricorderò sempre che, mentre l’ascoltavo, continuavo a stupirmi della sua serenità nel parlare della morte dell’unico figlio, che era anche erede di una dinastia». La “dinastia” a cui fa riferimento monsignor Apeciti è la stessa famiglia Acutis, proprietaria di Vittoria Assicurazioni. E proprio dal presidente di quella azienda, il padre Andrea Acutis, l’istruttore avviò le sue indagini sulla vita di Carlo: «Era un uomo riservato e gentile – ricorda –, dalle risposte profonde. Del figlio diceva quel che sosteneva anche la madre, ovvero che fosse un ragazzo molto bravo e obbediente». Ma ancora né il ricordo dei genitori né le lettere degli amici erano sufficienti a convincere Apeciti della santità di Carlo: «Inizialmente ero scettico – ammette –. La sua era già una buona fama, ma pensavo che di qualsiasi adolescente morto a quell’età si sarebbero dette le stesse cose».
La svolta arrivò quasi per caso, durante un ritiro spirituale guidato da monsignor Apeciti per le suore Marcelline di Milano, che erano state insegnanti di Carlo alle elementari e alle medie. E che subito iniziarono a parlargli del suo modo di stare in classe: «Prima mi dissero che era un ragazzo agitato, mostrandomi anche una nota sul registro – spiega –. Io pensavo che fosse finita lì: come si fa a fare santo uno che copia e disturba?». Ma, poi, a chiedere un incontro fu suor Miranda Moltedo, insegnante di arte di Carlo in quinta elementare, che raccontò ad Apeciti dell’aiuto del piccolo Acutis a un suo compagno: «Era un ragazzo escluso, che rimaneva sempre solo in fondo alla classe – racconta –. Carlo lo notò e da allora iniziò a passare ogni ricreazione con lui, portando sempre una doppia merenda da casa. Mi domandai quale ragazzo sportivo e popolare si comporta così. La mia risposta fu che fosse un giovane guidato dall’alto, un ragazzo che si era affidato al Signore».
Al mosaico, poi, si aggiunsero anche le testimonianze sul suo aiuto ai poveri e sulla sua fede, che lo guidava ogni giorno verso l’adorazione eucaristica. Fino al miracolo, riconosciuto a Campogrande, in Brasile, dove nel 2010 un bambino affetto da una grave anomalia al pancreas risultò completamente guarito dopo aver toccato una reliquia di Acutis: «Era una maglietta di Carlo e fu il nonno a chiederla – spiega –. I medici lo avevano dichiarato incurabile». Quando apprese del miracolo, monsignor Apeciti era ormai convinto della santità di Carlo e disponeva di tutto il materiale per mandare avanti la causa di beatificazione: «Capii che è santo nel senso più bello del termine, ovvero che si è lasciato ispirare dallo Spirito Santo».
Il lavoro di monsignor Apeciti, qualche anno più tardi, fu ereditato da Nicola Gori, il postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione nella sua fase romana. Che già, però, conosceva Carlo Acutis: «A poco tempo dalla morte, fu la madre a chiedermi di scrivere una biografia, quando lavoravo all’Osservatore Romano. Fu il primo libro su Carlo». Da postulatore, poi, a Gori è spettato il compito di dimostrare che Acutis avesse vissuto eroicamente le sue virtù. «Fede, speranza e carità, ma anche tutte le altre tra cui la povertà – elenca il postulatore –, che Carlo ha vissuto mettendo da parte il suo privilegio economico per donarlo ai poveri». Ma, a convincere Gori che Acutis fosse davvero santo, è stata la fama di santità di cui ha goduto sin dal primo momento: «Messaggi e pellegrinaggi sono sempre arrivati da tutto il mondo – conclude –. È un fenomeno che non si spiega solo con “l’effetto Internet”. Credo che la sua santità farà bene ai quindicenni di oggi, che potranno “rubare” da lui».