sabato 11 aprile 2020
Domenica l'atto di consacrazione del continente: alle 12 (ora messicana), dopo i rintocchi delle campane, il Rosario, la Messa e la preghiera promossa dal Celam
La Basilica vecchia di Guadalupe

La Basilica vecchia di Guadalupe

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«Madre, sii presenza e tenerezza nelle cui braccia tutti troviamo salvezza». Alle 12 in punto della domenica di Pasqua, dal Rio Bravo alla Terra del Fuoco, il cuore dell’America Latina batterà all’unisono per chiedere protezione dall'epidemia che sta sconvolgendo il mondo. Dodici rintocchi spezzeranno con un’unica, potente voce il silenzio immobile che ha avviluppato la Settimana Santa più inedita del passato recente della regione. Una Semana Mayor – come la chiamano – senza celebrazioni e processioni a causa della pandemia. Senza quei riti impressi nelle fibre più intime della spiritualità dei popoli latinoamericani. I quali ancora una volta si sono stretti sotto il manto protettore della Morenita. Là, sulla collina di Tepeyac, dove Dio fece irruzione nel doloroso processo di genesi del Nuovo Mondo attraverso la Vergine Maria, il 12 dicembre 1531, i vescovi delle differenti nazioni latine – oltre a rappresentanti di Stati Uniti, Canada e Filippine – si ritroveranno per consacrare il continente a Nostra Signora di Guadalupe, sua patrona, come l’ha definita Pio XI, «imperatrice», secondo l’espressione del successore, e «Madre», come le si è rivolto Giovanni XXIII. Un raduno virtuale quello promosso dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam): pastori e fedeli parteciperanno dalle proprie case e Paesi attraverso le reti sociali e i mezzi di comunicazione.

A celebrare l’atto di consacrazione sarà il cardinale Carlos Aguiar Rates, arcivescovo di Città del Messico, dove si trovano Tepeyac e la Basilica di Guadalupe, al termine di un rito in varie fasi. Dopo i dodici rintocchi delle campane – suonati insieme da tutte le chiese del continente –, ci sarà la recita del Rosario missionario con una speciale intenzione di preghiera per i malati del mondo. Poi la Messa, quindi la consacrazione. Alla fine il cardinal Aguer donerà alla Morenita un’offerta floreale nel medesimo luogo dove, il 13 febbraio 2016, papa Francesco pregò in silenzio di fronte all’immagine della Madonna impressa sul mantello dell’indigeno Juan Diego. «Così come si mosse per le strade della Giudea e della Galilea, nello stesso modo raggiunse il Tepeyac, con i suoi abiti, utilizzando la sua lingua, per servire questa grande nazione. E così come accompagnò la gravidanza di Elisabetta, ha accompagnato e accompagna la “gravidanza” di questa benedetta terra messicana», aveva detto in quell’occasione il Pontefice. «L’America Latina ha un amore sconfinato per Maria che viene venerata con molte devozioni differenti a seconda della nazione. L’affetto per Nostra Signora di Guadalupe, però, unisce l’intero continente. Ogni latinoamericano è anche guadalupano», spiega Miguel Cabrejos, presidente del Celam e arcivescovo della peruviana Trujillo. Per questo, nella bufera del presente, i cristiani della regione hanno scelto di rivolgersi alla Morenita.

La situazione è difficile. La pandemia ha iniziato a flagellare con forza il continente: oltre 50mila contagiati e già più di duemila vittime. Secondo gli esperti, inoltri, i casi aumenteranno nei prossimi mesi. Ma l’emergenza sanitaria è una delle molte che vive la regione. «Il 2019 è stato un anno segnato da crisi politiche e sociali in molte nazioni. Tutta l’America Latina è in fermento e le conseguenze economiche della pandemia rischiano di acuire le tensioni. Le persone hanno necessità come non mai di riascoltare le parole che la Vergine disse a Juan Diego: “Non sono qui io che sono tua Madre?”», prosegue Cabrejos. Apparsa con le fattezze di una giovane nativa incinta a poco più di tre decenni dalla scoperta–conquista, Maria infuse speranza a uno dei rappresentanti di quella cultura indigena che viveva uno dei momenti più drammatici della storia. Nei secoli la sua frase ha rappresentato un appello vibrante per la dignità dei tanti, troppi esclusi. Ora, in questa nuova prova di portata globale, la Morenita è accanto ai suoi figli e continua a chiedere loro di farsi suoi messaggeri di vita nuova. Perché, se il virus è una catastrofe naturale, spetta, però, agli esseri umani scegliere come affrontarla. «Non sono forse tua Madre? Non sono forse qui?, ci dice ancora Maria – aveva affermato Francesco a Guadalupe – . Vai a costruire il mio santuario, aiutami a risollevare la vita dei miei figli, tuoi fratelli».

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