lunedì 21 novembre 2016
Ad Arezzo, su concessione del Papa, la Porta della Misericordia si è chiusa nel giorno in cui è stato indetto il Sinodo diocesano. Mentre a Latina si chiude il 25 quando arriva l'urna di Maria Goretti
In Giordania e a Latina porte ancora aperte
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Per la prima volta nella storia dei Giubilei, questo Anno Santo aveva una caratterizzazione universale. In tutto il mondo si sono aperte le Porte della Misericordia come testimonianza che l’amore di Dio non poteva conoscere nessun confine. E ancora non tutte si sono chiuse.

In particolare una Porta Santa della misericordia rimarrà aperta in Giordania, ad Anjara, una piccola città non distante dal confine con la Siria. Come riporta il Sir, questa è una delle Porte Sante che rimane aperta anche dopo la fine del Giubileo: si trova nel santuario nazionale di Nostra Signora del Monte, ad Anjara, in Giordania. Padre Hugo Alvaniz, argentino, religioso della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, lo dice con chiarezza: "Qui abbiamo bisogno di misericordia".


Anche in Italia, c'è una Porta che è rimasta ancora aperta: nella diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno il Giubileo della misericordia verrà chiuso infatti solo il 25 novembre anziché domenica 13 novembre, come nelle altre diocesi del mondo. Ciò grazie a una particolare dispensa ottenuta per via delle peculiarità della storia locale.

Il riferimento - come riporta il sito della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno - è alla vicenda di santa Maria Goretti, la piccola Marietta, vero esempio di misericordia ricevuta, donata e testimoniata con le sue ultime parole prima di morire uccisa dalle coltellate dell’aggressore nella sua abitazione a Le Ferriere, borgo di Latina in piena campagna. Per ricordare la forte attinenza della sua santità con il tema della misericordia, il vescovo Mariano Crociata ha ottenuto la disponibilità di poter esporre l’urna con il corpo di santa Maria Goretti per la venerazione dei fedeli.


Nel resto delle diocesi del mondo le Porte Sante erano state chiuse domenica 13 novembre, ma la diocesi di Arezzo-Cortona-San Sepolcro grazie a un indulto particolare concesso da Papa Francesco ha potuto chiudere la Porta della misericordia della Cattedrale aretina domenica 20 novembre, nella Solennità di Cristo Re. In questo modo è stato possibile assistere per i fedeli a un’unione simbolica tra la chiusura dell’anno santo giubilare e l’indizione del Sinodo diocesano, avvenuta al termine della Messa celebrata dal vescovo Riccardo Fontana.


Nell’omelia della Messa di domenica 20 novembre - come riporta il sito della diocesi aretina-cortonese-biturgense -, il vescovo Fontana ha ripercorso il significato dell’anno santo giubilare, appena concluso: “Papa Francesco ci ha ricordato che il tema dominante dell’esperienza di Gesù e dei suoi apostoli è la misericordia - ha sottolineato il presule -. Si sono chiuse le porte delle cattedrali, tocca ora a ciascun cristiano aprire i cuori ad una provocazione che è quasi nuova, perché poco praticata: beati i misericordiosi”.

“Misericordia nei confronti di un mondo provato dalla fragilità: viviamo un tempo dove perfino i valori sono diventati liquidi. Gli amici di Gesù sono chiamati a passare il testimone della speranza agli uomini e alle donne del mondo, ma, soprattutto, alla generazione nuova, a chi, per legge di natura, vivrà dopo di noi. Riusciremo a trasmettere i nostri contenuti solo se saremo capaci di rendere credibile con tenerezza il Vangelo del Signore”.


E, in conclusione dell’omelia, non poteva mancare il richiamo al Sinodo diocesano, l'assemblea dei sacerdoti e dei fedeli della Chiesa particolare (can. 460 CJC): “Al termine di questa celebrazione scenderemo per la via principale della città, senza supponenza, per camminare insieme con la gente per indire il Sinodo alla Basilica di san Francesco. Il Sinodo è camminare insieme, fare un pezzo di strada per raggiungere una meta”. In un simbolico cammino verso il popolo e con il popolo, prima di indire il Sinodo.

“Andremo là ad annunciare il nostro desiderio di fare un Sinodo, dopo doverosa preparazione, per incontrare tutti, per ascoltare ciascuno, per valorizzare tutte le esperienze umane che incontreremo, per dire a tutti che, oltre alle storie di un’economia che ci ha condotto alla crisi, c’è anche per ogni uomo una dimensione soprannaturale e spirituale che appartiene a tutti e non si corrompe, non va in crisi - ha concluso il vescovo Fontana -. Andremo nella Basilica di San Francesco invocando i santi, nostri compagni di strada in questo percorso che vuole essere semplice e bello. Così Dio ci aiuti e Santa Maria, Madre del Conforto, ci apra la strada”.

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