lunedì 9 dicembre 2019
La simpatia umana ha reso il cardinal “Chito”, come da nickname sui social, vicino a tanti e tante. E che ora ha i confini della missione universale della Chiesa
Il cardinale Tagle assieme a papa Francesco nelle Filippine, in una foto di archivio del 2015

Il cardinale Tagle assieme a papa Francesco nelle Filippine, in una foto di archivio del 2015 - Ansa

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Cambio importante nella Curia Romana. Il Papa ha nominato il cardinale filippino Luis Antonio Gokim Tagle prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, già Propaganda Fide. Classe 1957, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas internationalis, subentra a Fernando Filoni che assume l'incarico di gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Per le vaste competenze del suo dicastero il prefetto dell'ex Propaganda fide è detto "il Papa rosso". La Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli è infatti a capo delle missioni di tutto il mondo.

Lo ha confessato più volte egli stesso: «Mi stupisco ogni volta che una guardia svizzera in Vaticano mi chiama “eminenza”. Io, cardinale? Per me io resto sempre padre Chito, un semplice prete per i poveri, chiamato dal Signore per servire».
Non è falsa modestia, quella di Luis Antonio Gokim Tagle, neo prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Chi lo conosce da vicino ha ben presente il suo tratto di persona semplicissima, diretta, senza fronzoli e ricca di humour. Un tratto umano ereditato dai genitori, ancora in vita (hanno di recente festeggiato i 60 anni di matrimonio), nutrito da una doppia discendenza: filippina per parte di padre, cinese dalla madre (lui stesso nei suoi libri ha voluto che comparisse sempre il cognome cinese della madre). Proprio dalla linea materna Tagle attribuisce una dote che ammette di aver ricevuto: l’indefessa capacità di lavoro. Che lo ha reso, contemporaneamente, arcivescovo di una delle diocesi più popolose del mondo, Manila, presidente di Caritas internationalis, presidente della Federazione biblica internazionale, presidente delegato dei due recenti Sinodi sulla famiglia, e membro di diversi organismi vaticani. Così come conferenziere e predicatore molto richiesto in diverse parti del mondo. E anche docente di teologia, passione cui non ha mai rinunciato, continuando ad insegnare in alcuni atenei cattolici della sua diocesi.

Chi lo conosce da vicino sa che l’iter ecclesiastico di Tagle è stato un susseguirsi di gesti di obbedienza nel fare quello che altri (la voce di Dio prima, la chiamata della Chiesa dopo) gli hanno via via domandato. Ad un iniziale desiderio giovanile di diventare medico subentrò la vocazione al sacerdozio. Da giovane prete voleva semplicemente lavorare in una parrocchia povera: la momentanea richiesta di diventare padre spirituale e poi rettore (a soli 25 anni!) nel Seminario diocesano di Imus, la Chiesa locale che l’ha ordinato prete nel 1982 (lo stesso anno in cui inizia a insegnare teologia), lo portò lontano da quel desiderio. Anche la scelta del vescovo Felix Perez di inviarlo a Washington per lo studio alla Catholic University non era nei suoi desiderata: ma qui si diede da fare, insieme allo studio, prestando la sua opera di volontario nelle case delle suore di Madre Teresa di Calcutta, preparando i pasti (ha l’hobby della cucina) per i malati di Aids. E per mantenersi gli studi, era disponibile a dattilografare le tesi per i suoi compagni.
Quando nel 1997 Joseph Ratzinger lo sceglie come membro della Commissione teologica internazionale, Tagle ha solo 40 anni. Nel 2001 viene nominato vescovo di Imus e continua a essere un pastore di serena normalità: gira per la città sui mezzi pubblici, non lesina la vicinanza e la confidenza con i suoi alunni (a tutti lascia il numero del suo cellulare), dà impulso all'attenzione della Chiesa per i giovani (organizza proprio a Imus la prima Gmg continentale). E quando nel 2015 i media filippini lo cercano perché lui era l’unico filippino collaboratore del nuovo Pontefice, Benedetto XVI, Tagle non si fa trovare per tre giorni perché non vuole le luci della ribalta su di sé.

Il cardinale filippino Luis Antonio Tagle

Il cardinale filippino Luis Antonio Tagle - Ansa

Ma la statura della sua personalità viene notata da Jorge Mario Bergoglio, che durante il Congresso eucaristico in Quebec, nel 2008, si avvicina all’allora presule di Imus, dopo che Tagle aveva appena dettato una meditazione: «Grazie, eccellenza, del suo intervento. Posso avere il suo testo?»: questo l’aneddoto raccontato dallo stesso Tagle durante il Festival Francescano di qualche anno fa a Rimini. «Sono il cardinale Bergoglio di Buenos Aires. Mi farebbe molto piacere rileggerla». Proseguiva Tagle, dando prova di quello humour che in tanti hanno potuto conoscere, ascoltando i suoi interventi (al Meeting di Rimini lo scorso anno ad esempio, o al Festival della missione a Brescia nel 2017) o leggendo i suoi testi: «Qualche settimana dopo, mi è arrivata una lettera del cardinal Bergoglio da Buenos Aires. E dopo qualche altra settimana un’altra. E io non gli ho mai risposto! E pensate quanto valgono quelle lettere oggi!!!». Una simpatia umana che ha reso il cardinal “Chito”, come da nickname sui social, vicino a tanti e tante. E che ora ha i confini della missione universale della Chiesa.

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