domenica 19 ottobre 2014
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«Paolo VI è stato un Papa grande ma poco compreso, che ai suoi tempi dovette subire anche giudizi gravi e ingiusti. Oggi però, finalmente e giustamente, viene riconosciuta la sua grandezza umana e spirituale». Il cardinale Giovanni Battista Re è un fiume in piena quando parla del "suo" Papa Montini. "Suo" perché bresciano come lui, e "suo" anche perché proprio durante quel pontificato, nel 1971 precisamente, cominciò il suo lungo servizio nella Curia Romana, come segretario particolare dell’allora sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Benelli. «Paolo VI – sottolinea il porporato in questo colloquio con Avvenire – resterà nella storia come il timoniere che ha sapientemente guidato il Vaticano II. Come ha sapientemente rilevato Benedetto XVI in un Angelus dell’agosto 2008, "appare... quasi sovrumano il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase post- conciliare"».Eminenza come si espresse questa sapienza nel presiedere il Concilio?Ha rispettato la libertà dei Padri, ma è intervenuto con fermezza quando ha ritenuto di doverlo fare. Ha ascoltato le ragioni della minoranza conciliare e ha aiutato perché si creasse una convergenza sul testo dei documenti, in modo che venissero approvati con larghissimo consenso. E così in effetti è avvenuto, ad eccezione del decreto sulla libertà religiosa che comunque ha superato largamente i due terzi dei suffragi.Quindi era un Papa che governava. Non era il pontefice «amletico» raccontato da una certa pubblicistica...Assolutamente no. Non era dubbioso. Ma voleva approfondire tutti i vari aspetti di ogni questione che gli veniva sottoposta senza aver fretta di tirare conclusioni. Studiava e ascoltava pareri. E poi una volta deciso procedeva senza tentennamenti. Sentiva molto la sua responsabilità davanti a Dio per ogni sua scelta.E di decisioni importanti ne ha prese...Moltissime. Impossibile ricordarle tutte in breve. Comunque, visto che i temi sono di attualità, ricordo l’istituzione del Sinodo dei vescovi e la riforma della Curia Romana che lui ristrutturò all’insegna della sua semplificazione e internazionalizzazione. Penso poi alla grande riforma liturgica – che alla fine però non lo trovò del tutto soddisfatto – e penso alla decisione di abolire la Corte pontificia così come si era strutturata nel corso dei secoli. E poi, last but non least, la decisione di pubblicare il Credo del Popolo di Dio per riaffermare e difendere la sana dottrina in un momento in cui molte verità di fede venivano contestate e rigettate.Paolo VI è stato anche il Papa del dialogo...Ha guardato al nostro mondo moderno con simpatia e con curiosità. Pochi come lui hanno saputo capire le inquietudini, le attese e le speranze dell’uomo moderno. Era poi affascinato dalle scoperte scientifiche e tutti ricordiamo come volle assistere alle storiche riprese tv che immortalavano la "conquista" della Luna. Cercava con tutti un dialogo non fine a se stesso, ma per annunciare a tutti l’amore di Dio e la verità del Vangelo.Non mancarono però incomprensioni.Era naturalmente incline al nuovo. Era nato per aprire le porte, ma le situazioni che ha dovuto affrontare lo hanno spinto a doverle chiudere. Penso, ad esempio, all’enciclica «Humanae Vitae». Significativo quella che nel suo testamento spirituale ha scritto «sul mondo», e cioè:« non si creda di giovargli assumendone i pensieri, i costumi, i gusti, ma studiandolo, amandolo, servendolo».Papa Montini è stato anche il Papa del dialogo ecumenico.E dello storico abbraccio con il Patriarca ecumenico Atenagora accompagnato dal ritiro delle scomuniche reciproche tra Roma e Costantinopoli. Ma anche in questo caso per comprendere le intenzioni profonde di Paolo VI possiamo ricorrere al suo testamento spirituale: «si prosegua l’opera di avvicinamento con i Fratelli separati, con molta comprensione, con molta pazienza, con grande amore; ma senza deflettere dalla vera dottrina cattolica».Un aspetto meno conosciuto di PaoloVI è quello di essere stato educatore di giovani.In effetti da giovane sacerdote fu assistente nazionale della Fuci e in questa veste fu davvero un grande educatore, anzi un appassionato educatore. Poi, per alcune incomprensioni ecclesiastiche, dovette lasciare, non senza dolore, questo servizio. Ma non interruppe mai i legami con i "suoi" giovani. E si tratta di ragazzi che poi hanno fatto la storia dell’Italia. È sempre bene ricordare infatti che i cattolici della classe dirigente che Alcide De Gasperi trovò alla fine della guerra e che aiutarono alla ricostruzione dell’Italia furono, in gran parte, formate da due persone: monsignor Montini e padre Agostino Gemelli.Tutti ricordano il Paolo VI intellettuale e grande amico di pensatori come Jean Guitton e Jacques Maritain. Meno note sono le sue opere di carità...Montini ebbe il "genio" della carità. Che manifestò in modo eclatante durante l’ultimo conflitto mondiale quando fu a capo dell’Ufficio vaticano che aveva lo scopo di fornire informazioni ai familiari circa i prigionieri di guerra e i dispersi. O quando guidò la Commissione per le vittime della guerra che si occupava di distribuire aiuti materiali alla vittime militari e civili.Non a caso quindi Paolo VI è stato anche un Pontefice dalla grande sensibilità sociale, manifestata anche con l’enciclica «Populorum Progressio».Certamente. Ma questo grande magistero sociale di papa Montini fu sempre accompagnato da opere di carità. Personalmente, ad esempio, come semplice officiale della Segreteria di Stato sono stato testimone diretto del sostegno materiale e spirituale che Paolo VI diede alla costruzione di 99 abitazioni per baraccati nel quartiere romano di Acilia completate nel 1973. Fu un gesto bellissimo. Forse poco conosciuto che aiuta a comprendere meglio la santità di Paolo VI.Eminenza, qual è, in sintesi, il significato della beatificazione di Paolo VI?Significa che la Chiesa giudica la testimonianza della vita di papa Montini un modello a cui guardare, un esempio a cui ispirarsi. Egli è stato infatti non solo un Papa grande e geniale, ma anche un uomo di una spiritualità profonda, protesa a vette sempre più alte. È stato uomo di preghiera, di meditazione, di sconfinato amore a Cristo, alla Madonna, alla Chiesa. È stato uomo umile, premuroso verso gli altri. È stato insomma non solo un "maestro" ma anche un vero "testimone", che ha cercato di indicare a tutti la strada che porta al Cielo e ha operato per una società più giusta, più fraterna, più solidale. Per una società animata da quella che lui chiamava la civiltà dell’amore.
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