lunedì 7 settembre 2015
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L'appello di Papa Francesco è stato forte e chiaro. Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi. E la Conferenza episcopale italiana risponde subito alla richiesta e si mette in moto. Dal prossimo Consiglio permanente arriveranno anche le indicazioni operative, mentre anche i singoli vescovi sono già all'opera per intensificare ulteriormente un impegno di accoglienza, che già da tempo i cattolici stanno portando avanti nel nostro Paese. «Le parole d’indizione dell’Anno giubilare straordinario ci scorrono davanti mentre ascoltiamo Papa Francesco rivolgersi ai Vescovi d’Europa, perché in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario sia ospitata una famiglia di profughi - scrivono il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale, Nunzio Galantino -. È un appello che accogliamo con la gratitudine di chi riconosce nel Successore di Pietro colui che, anche nelle situazioni più complesse, sa additare le vie per un Vangelo vissuto». «È un appello - aggiungono - che trova le nostre Chiese in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli. È un appello che in queste settimane custodiremo nel respiro della preghiera e del confronto operativo, arrivando a fine mese a consegnarlo al Consiglio Episcopale Permanente, dal 30 settembre al 2 ottobre, al fine di individuare modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi. Per l’Anno della Misericordia il Santo Padre ci chiede di “aprire il nostro cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica” e poi chiude in un’“indifferenza che umilia”. Oggi rinnoviamo la nostra disponibilità a curare queste ferite con la solidarietà e l’attenzione dovuta, riscoprendo la forza liberante delle opere di misericordia corporale e spirituale, via che conduce sempre più al cuore del Vangelo». Anche perché, notano: «La misericordia di Dio “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta”, attraverso la quale Egli “rivela il suo amore come quello di un padre e una madre che si commuovono dal profondo delle viscere per il proprio figlio”».

I volti dei piccoli profughi siriani (Lapresse) «L'appello di Papa Francesco a tutte le parrocchie d'Europa a ospitare ciascuna almeno una famiglia di profughi "è una indicazione molto concreta e di grande efficacia, che spero sia un aiuto e uno stimolo per tutti i Paesi d'Europa". L'ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana e vice-presidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), alla Radio Vaticana. E ha aggiunto: «Come sempre, Papa Francesco ci precede e ci indica le strade migliori per attuare il Vangelo e ci sarà una pronta risposta: ne parleremo la prossima settimana all'incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali europee a Gerusalemme e al prossimo consiglio permanente della Cei, espressione della Chiesa italiana». Il presidente della Cei non si nasconde che "le difficoltà tecniche ci sono sicuramente, ovunque. Ma ovunque possono e devono essere affrontate e risolte nei modi migliori. Ho già dato disposizioni per individuare dei criteri concreti per applicare e tradurre questo grande invito del Papa". Per il cardinale Bagnasco, "sia dall'Europa che a livello internazionale, ci sono segnali positivi. Lo spettacolo di questa disperazione, che affronta qualunque rischio, non poteva non toccare il cuore e la mente di tutti. In Italia, la gente, le nostre comunità, le amministrazioni, cercano di rispondere già da molto tempo e al meglio possibile". Però, "se ci sarà questa coralità, questa concertazione a livello europeo, che si è sempre invocata - ricorda il presidente della Conferenza Episcopale italiana - sarà un aiuto per tutti, a cominciare proprio da questa povera gente".

I numeri Le parrocchie italiane già ospitano 15mila profughi. Ma "rispondendo a questo appello del Papa" si potrebbe arrivare a 100mila persone, 400mila in tutta Europa. Lo dice monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. "Le parrocchie sono circa 27mila e l'appello del Papa potrà allargare questa rete di solidarietà e accoglienza. I profughi ospitati sono al momento circa 15mila, ovviamente con un turn over per coloro che vengono ospitati e poi riprendono il cammino verso altri Paesi e altre comunità o per i ricongiungimenti familiari", fa notare Perego. "Sono molte già le parrocchie che ospitano profughi - ricorda -, anche a seguito di alcuni appelli di vescovi come quelli di Torino, Milano, Brescia e del sud. Abbiamo parrocchie da Siracusa, fino al bresciano. Partiamo dal fatto che il Papa chiede che ogni parrocchia, istituto religioso o santuario possa ospitare una famiglia, quindi 3 o 4 persone. Se sono 27mila le parrocchie, la capacità, rispondendo a questo appello, potrebbe essere di 100mila persone". "Una cosa che è possibile se pensiamo - ricorda Perego - che ad esempio, dopo la prima guerra mondiale le nostre parrocchie sono arrivate ad ospitare fino a mezzo milione di profughi in arrivo dal Friuli, dal Veneto, dal Trentino. La rete può essere veramente capace. Se poi pensiamo all'Europa, le parrocchie sono circa 100mila e quindi la capacità potrebbe allargarsi fino a 400mila persone". Il precedente del 2011 con i profughi libiciNel 2011 i vescovi italiani chiesero alla comunità cristiana uno sforzo dia ccoglienza per i profughi della LIbia. Ecco il testo del documento.
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