La Resistenza senz'armi delle suore: una storia ancora da scrivere

di Lucia Capuzzi Grazia Loparco
Nell'80esimo anniversario della liberazione dal nazi-fascismo, un appello per raccogliere testimonianze delle religiose impegnate per la libertà
December 9, 2025
Un'immagine in bianco e nero mostra un gruppo di suore con il velo
La beata suor Enrichetta Alfieri è uno degli esempi più conosciuti di impegno religioso durante la Resistenza
Il 2025 è stato segnato da molti eventi che hanno ricordato l’80mo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale e, per l’Italia, la liberazione dall’occupazione nazifascista. In quel periodo soprattutto le regioni centro-settentrionali liberate progressivamente dalle truppe alleate si scontrarono con un’opposizione più dura del previsto. Se i Repubblichini italiani appoggiavano l’esercito tedesco, i partigiani cercavano di ostacolarli per accelerare la liberazione. Fu il tempo della Resistenza. Essa è stata narrata a lungo in chiave politica e armata, trascurando l’apporto delle donne, che invece fu fondamentale, sia nella Resistenza armata che in quella civile, disarmata, la quale operava nel tessuto di una società sfibrata, affamata, e  poi anche divisa.
Di fatto dopo l’armistizio del ’43 molte persone si trovarono nella condizione di ricercati, per cui dovettero cercare rapidamente soccorsi in clandestinità: ebrei, renitenti alla leva, antifascisti, carabinieri, giovani e uomini rastrellati per i lavori forzati, politici. Molte famiglie e sacerdoti li aiutarono. Molte donne agirono con coraggio. Alcune studiose hanno messo in luce il loro supporto sia per nascondere, sia per curare, nutrire, procurare abiti civili e favorire la fuga, ma non hanno considerato le religiose, quasi non fossero donne anch’esse. Solo più recentemente è emerso un gran numero di comunità religiose femminili che si prestarono in molti modi per difendere la vita, in nome dell’umanità e della fede cristiana.
Attraverso le testimonianze dei protagonisti ora conosciamo i nomi di molte religiose di vita attiva e anche di monache di clausura che, andando oltre l’osservanza delle Regole, si adoperarono in diversi modi. Nascosero in casa persone, a volte anche armi e beni di famiglia, inoltre appoggiarono partigiani e feriti nei numerosi ospedali e carceri. Il coraggio fu a volte pagato con l’arresto, estenuanti interrogatori, la detenzione e la condanna a morte, mutata in domicilio coatto in ospedali psichiatrici. Ma  le storie più inaspettate riguardano diverse religiose che agirono direttamente sul campo, come staffette partigiane, portando informazioni, ma anche cibo e cure ai feriti, e persino entrando nei servizi segreti. Non poche volte presero la parola, tremando e confidando, per mediare tra le parti ed evitare rastrellamenti di massa, fucilazioni ed eccidi.
Le scelte di comunità che parteciparono alle paure e alle strettezze della guerra assistendo malati, orfani, profughi; raccogliendo morti per le strade, preparando minestre per i molti affamati e vestiti da  ogni pezzo di stoffa disponibile, ma non si esposero fino a quel punto di rischio, mette in luce la determinazione insospettata di tante altre. Interrogate in seguito, diverse dichiararono di aver agito mosse dalla carità, dal Vangelo, come «partigiane di Cristo». La difesa della persona umana, al di là di ogni discriminazione, vissuta per lo più in modo prepolitico, preparava l’affermazione della democrazia e la partecipazione delle donne ai diritti civili, attuata con il voto del 1946. Le religiose dichiarate Giuste tra le Nazioni dallo Yad Vashem, per aver nascosto ebrei in Italia, assumendo il rischio della vita, sono 29; e 20 quelle che hanno ricevuto un riconoscimento civile ufficiale. Dietro ciascuna, quasi sempre, rischiava un’intera comunità.
Diversi convegni di studio, tenuti a Camaldoli, Lucca, Modena si sono interessati alle religiose che presero parte attiva nell’emergenza della società. La ricerca è ancora in progress, pertanto chi avesse documentazione e informazioni è pregato di farle pervenire a Grazia Loparco: grazialoparco@gmail.com ai fini di una ricostruzione più articolata e completa della Resistenza. Una pagina di storia che merita di essere trasmessa ai giovani.

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