Cosa portano nel mondo i milioni di pellegrini a Medjugorje

Parla l’arcivescovo Aldo Cavalli, visitatore apostolico per la parrocchia della Bosnia-Erzegovina
November 19, 2025
Cosa portano nel mondo i milioni di pellegrini a Medjugorje
Pellegrini pregano davanti alla statua della Madonna a Medjugorje, in Bosnia Erzegovina
In qualunque orario entri nella chiesa di San Giacomo, a Medjugorje, la trovi piena: la mattina, il pomeriggio, la sera, nei giorni feriali e festivi. Celebrazioni in tutte le lingue, gruppi che arrivano da tutto il mondo. La sera, poi, o nei week-end, la chiesa non basta più e si riempiono le panchine – migliaia di posti – nell’area esterna. Accanto al grande edificio ornato dalle famose due torri, e sorto ben prima delle apparizioni, cominciate il 24 giugno 1981, c’è la casa parrocchiale, sede del visitatore apostolico, l’arcivescovo Aldo Cavalli, quasi ottantenne, da quattro anni arrivato in Bosnia dopo otto anni come nunzio apostolico in Olanda. Il suo predecessore, l’arcivescovo polacco Henryk Hoser, era stato inviato da papa Francesco, una decina di anni fa, per rendere autonoma la parrocchia di Medjugorje dalla diocesi di Mostar, retta da un vescovo che – afferma Cavalli – «non nascondeva le sue scarse simpatie per i movimenti sorti sulla scia dell’esperienza dei sei veggenti». Hoser nel 2019 sottolineava ad Avvenire che Medjugorje è l’unica realtà ad aver dato vita, dall’inizio delle apparizioni, a circa 800 vocazioni sacerdotali. Cavalli invece sfugge ai numeri, perché – spiega – «è un calcolo impossibile da definire», ma non riesce a sottrarsi a una stima che ad oggi porterebbe le vocazioni – nate anche da conversioni – fino a quasi un migliaio, e siamo a pochi mesi dal 45° anniversario delle presunte apparizioni.
«È un luogo di grazia – ribadisce l'arcivescovo – e in questo Anno santo ne abbiamo avuto conferma. Milioni di pellegrini, anche da luoghi impensabili un tempo, come Nuova Zelanda, Australia, Vietnam, America Latina. Quanta gente viene, soprattutto tantissimi giovani. Vengono solo per pregare. Non sentono i 45 gradi estivi, all’aperto, non si allontanano se piove. Pregano e si confessano, e basta. Non ho mai avvertito tanto silenzio come nelle due ore di adorazione di queste migliaia di ragazzi arrivati per il Festival dei giovani in agosto. Una cosa sorprendente».
Non è il caso – chiediamo – di potenziare la logistica del santuario? «Vede – risponde Cavalli – il mio predecessore aveva sottomano tanti progetti, alcuni avveniristici. Poi è arrivato il Covid, poi Hoser è venuto a mancare. Io oggi vorrei evitare che si pensasse a Medjugorje come a un luogo di turismo religioso. Medjugorje non lo è e non lo vuol essere. È un luogo esclusivamente di preghiera. Chi arriva non trova altro, oltre a qualche posto dove soggiornare. Vogliamo mantenere questa austerità».
Zorica è una guida locale, formata da padre Slavko Barbaric, quasi venerato in questo posto, fulminato da un infarto a 54 anni, nel 2000, mentre scendeva dal monte delle apparizioni. «Ogni anno – spiega – da Medjugorje nascono almeno dieci nuove vocazioni sacerdotali. Giorni fa saliva il monte Krizevac (una via crucis fra le rocce di circa 90 minuti ndr) un gruppo di 150 giapponesi che lo ha percorso in ginocchio; un altro gruppo di ungheresi è salito a piedi nudi. Le conversioni non si contano». «È tutta gente – chiosa Cavalli – che diffonde l’energia della fede nel mondo».
Luciana e padre Gianfranco, marchigiani, guidano gruppi da circa 15 anni e sono testimoni di decine di conversioni: «Con questa esperienza – dicono – vissuta a cuore aperto, abbiamo visto cambiare tante vite…».
Chiediamo a Cavalli perché lo scetticismo sulla natura delle apparizioni e sui contenuti dei messaggi resta ancora alto, non solo fuori della Chiesa: «È il frutto – ribatte sorridendo – di 25 anni di incomprensioni e anche qualche ostacolo. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tuttavia, hanno preparato il lavoro a Francesco, che ha sdoganato definitivamente i pellegrinaggi a Medjugorje». Il presule mostra con orgoglio una copia rilegata de “La Regina della Pace”. Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje del Dicastero per la Dottrina della fede. Il suo ultimo incontro con Bergoglio? «Nel gennaio scorso: per 20 minuti ho parlato io, e gli ho raccontato. Poi Francesco, per dieci minuti, pur affaticato, mi ha incoraggiato a continuare il mio lavoro». Cosa si aspetta da Leone XIV? «Gli ho chiesto un messaggio per il Festival dei giovani, è arrivato praticamente il giorno dopo. Lo incontrerò a breve».
Un’ultima parola sui dieci segreti. Se Maria ama il suo popolo come si giustificano queste previsioni apocalittiche? «Noi vescovi non siamo a conoscenza di questi segreti. Certo è che le previsioni non le fa la Madonna, è l’uomo che ha l’arbitrio per autodistruggersi e sembra riuscirci molto bene. Maria ci invita ad amarci ed è solo l’amore a poterci salvare».

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