Le case dove le ferie si pagano con un’offerta
Tra le strutture dell’ospitalità religiosa, ce ne sono alcune che lasciano agli ospiti quantificare il conto da saldare. «Qui contano più le relazioni che le tariffe». E i guadagni vanno ai bisognosi

“Viaggiare da Dio”: inizia oggi un itinerario attraverso diverse tipologie di ospitalità in strutture religiose. Alla scoperta di un mondo variegato, presentato domenica scorsa su Avvenire.
Nel cuore verde del Molise, a Colle d’Anchise (Campobasso), sorge una casa immersa nel bosco raggiunta ogni giorno da decine di pellegrini, religiosi, bambini, anziani e persone con disabilità. Si tratta della casa per ferie Santa Famiglia di Nazareth che, secondo la responsabile Pina Lupica, «è un luogo fiabesco, circondato dagli Appennini e poggiato su una collina che sembra fuori dal tempo, dove molti tornano per rigenerarsi». La struttura ospita, a piena capienza, 70 persone e non di rado d’estate i suoi posti letto sono tutti occupati dalle famiglie in ferie, nonostante molte abbiano ogni anno meno soldi da spendere in vacanze: “Lo abbiamo notato dalla fine della pandemia di Covid-19 – conferma Lupica -. Tante persone prenotano per meno notti o per meno stanze rispetto al 2020, ma molte famiglie qua si sentono a casa e decidono comunque di tornare ogni anno”. Il motivo è semplice: casa Santa Famiglia di Nazareth è una delle decine di strutture di ospitalità religiosa che offrono la possibilità di dormire senza pagare, lasciando solo una libera donazione in base alle proprie disponibilità. Come suggerisce il portale dell’Ospitalità religiosa italiana, cioè, lavorano «fuori dalla logica commerciale delle tariffe». E gli ospiti – non turisti – se ne accorgono: «Arrivano come ospiti, poi diventano conoscenti e quando partono sono famiglia – racconta la responsabile –. Si instaura un legame fraterno e spirituale che coinvolge tutti». Religiosi, laici e persino atei. «La vicinanza umana è una esigenza di ciascuno di noi – commenta la responsabile –. Molti ragazzi quando arrivano sono scalmanati ma, quando ripartono, sono in lacrime».

Quella della casa molisana, al pari di quella di moltissime altre strutture in tutto il Paese, è una scelta coraggiosa di fronte ai costi sempre maggiori della manutenzione dei centri ricettivi: dal 2019 a oggi, un quarto dei posti letto disponibili è andato perso per la chiusura delle strutture. Ma, dove funziona, l’ospitalità “a donativo” diventa un salvagente per le famiglie e gli anziani in emergenza economica: «Servirebbero giorni per raccontare le storie delle persone che avevano difficoltà e qua ci hanno detto di aver trovato sollievo», racconta Lupica. D’altro canto, l’offerta attira anche ospiti più abbienti che, consapevoli di alimentare attività benefiche con la propria offerta, scelgono di fatto «una vacanza etica senza costi aggiuntivi», come suggerisce il portale dell’Ospitalità religiosa italiana. «Se avanza qualcosa dalle spese – conclude la responsabile della casa Santa Famiglia di Nazareth –, lo usiamo per aiutare associazioni che assistono persone con disabilità cognitiva oppure gli stessi ospiti della casa».

In altre parti d’Italia c’è anche chi, sulle orme del caffè “sospeso” napoletano, ha inaugurato nella propria struttura un vero e proprio “soggiorno sospeso”. È il caso della casa per ferie Pier Giorgio Frassati, incastonata lungo il tratto piemontese della via francigena nel comune di Cesana Torinese. I gestori, un’associazione di promozione sociale, propongono a ogni ospite di lasciare un’offerta per le attività benefiche della struttura, riempiendo un unico salvadanaio. Che si rompe solo una volta all’anno. «A Capodanno – racconta il responsabile Gianluca Manna – dopo la mezzanotte balliamo, cantiamo e teniamo sempre aperta anche la cappella per l’adorazione eucaristica. Ma, verso le 4 del mattino, quando riusciamo finalmente a fermarci, spacchiamo il salvadanaio e scopriamo ogni volta la grande generosità dei nostri ospiti». I soldi raccolti, poi, vengono raddoppiati attingendo alle casse dell’associazione, per finanziare le vacanze di molte famiglie: «Genitori, ragazzini e anziani che non hanno la possibilità di pagarsi il soggiorno», spiega Manna. Ma non solo: «Cerchiamo di essere sempre aperti anche a persone con disabilità – continua il responsabile –. Per i molti ospiti con disabilità motorie e cognitive che abbiamo ogni anno, prepariamo la struttura e offriamo tariffe agevolate».
L’approccio etico della casa per ferie non passa inosservato agli occhi di nessun ospite e, secondo Gianluca Manna, convince molte famiglie a tornare più volte: «Ci accorgiamo, parlando con molte persone non credenti – commenta –, che l’impronta spirituale e aperta alle esigenze altrui che tentiamo di mantenere stupisce molti. In tanti strabuzzano gli occhi quando capiscono che qua siamo tutti volontari. Poi, alcuni la chiamano provvidenza, altri karma e altri ancora fortuna, ma noi trattiamo tutti come se fossero a casa loro, in famiglia. E questo le persone lo apprezzano».

Se, perciò, tra le sale comuni della casa Pier Giorgio Frassati non è raro trovare genitori e bambini che camminano in ciabatte e pantaloncini, in altre strutture agli ospiti si propone uno stile di vita più conventuale. Succede nella casa della convivialità don Tonino Bello di Alessano (Lecce), dove le famiglie e gli anziani sono accolti in un ex convento di frati francescani. Camere con volte a botte, a stella, a padiglione: ognuno occupa un’ampia cella lasciata dai religiosi contribuendo, con la propria spesa, alla ristrutturazione della struttura e all’accoglienza di comunità. «Capita che vengano gruppi di scout – racconta il responsabile Giovanni Torsello – che stanno da noi il tempo necessario per riposarsi e a loro non chiediamo un euro. Altri soldi degli ospiti, invece, li abbiamo investiti per il completo abbattimento di tutte le barriere architettoniche. Abbiamo montato un montacarichi e agevolato in ogni modo l’accoglienza delle molte persone con disabilità che ospitiamo. In tanti lo apprezzano». Secondo il responsabile della casa don Tonino Bello, perciò, ospitalità etica è sinonimo anche di evangelizzazione. «Famiglie vicine e lontane dalla Chiesa – racconta – vengono a farsi le ferie tranquille in questa casa perché è un ambiente silenzioso, accogliente e raccolto. È un’oasi. Lo fanno anche perché il prezzo è più contenuto che altrove. Ma in tanti tornano, e ce lo dicono, perché approvano lo spirito che orienta l’accoglienza nella nostra casa».
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