I primi cento giorni di Leone XIV
di Enrico Lenzi
«Pace a voi», è stato il messaggio di papa Prevost nel giorno della sua elezione. Ripercorriamo cosa è successo da allora, tra discorsi alla Chiesa e segnali profetici lanciati al mondo

Oggi, 16 agosto, sono passati esattamente cento giorni da quel «Pace a voi» che un emozionatissimo Robert Prevost, da quel momento Leone XIV, rivolgeva alle decine di migliaia di fedeli riuniti in piazza San Pietro per salutare il nuovo Papa. Era l’8 maggio scorso. Cento giorni nei quali abbiamo iniziato a conoscere il successore di papa Francesco. Cento giorni nei quali i primi passi, le prime parole, i primi gesti sono stati monitorati per cercare di tracciare un profilo del nuovo Vescovo di Roma. Del resto i primi cento giorni sono il tempo che si concede ai governanti per fare un primo bilancio, ma per un pontificato sono un lasso temporale davvero limitato.
Ma non è impossibile individuare qualche filo rosso di questi poco più di tre mesi di governo di Leone XIV. Un pontificato, a dire il vero, che non ha potuto avere un avvio “morbido”. E non solo per le numerose riforme che il suo predecessore ha avviato e che richiedono ulteriori passaggi. Il pontificato di Leone XIV è iniziato nel pieno svolgimento dell’Anno Santo (che formalmente non si è fermato neppure durante i giorni di lutto per la morte di Francesco, né durante la Sede Vacante). L’unico precedente risale all’Anno Santo del 1700, aperto da Innocenzo XII e chiuso da Clemente XI. E proprio il Giubileo delle Chiese orientali è stato il primo degli appuntamenti a cui Leone XIV, Papa da sei giorni e quattro giorni prima della Messa di inizio del ministero petrino, ha preso parte. Diversi appuntamenti, culminati nel Giubileo dei giovani di inizio agosto con un milione di presenze agli appuntamenti di Tor Vergata. E accanto ai giovani, Leone XIV ha mostrato grande attenzione anche a seminaristi, sacerdoti e vescovi, ai quali ha volto tenere la catechesi giubilare.
E se la pace è stata la parola con cui si è presentato ai fedeli, la pace è un tema che sta a cuore a Leone XIV, che, in perfetta continuità con papa Francesco, non manca di far sentire la propria voce per le terre ferite dalla guerra. Parole a cui è seguita anche una disponibilità a offrire il Vaticano come sede per possibili incontri, soprattutto sul fronte ucraino. Appelli, disponibilità e moniti che per ora restano inascoltati dalle parti in causa.
E sul fronte interno alla Chiesa? Qui, Leone XIV, al momento si è posto in una fase di ascolto, di riflessione e di studio, mantenendo tutti i responsabili degli uffici e dei Dicasteri al proprio posto. Anzi, osservando l’agenda dei suoi impegni in queste settimane, si può notare che ha avviato una serie di incontri con i prefetti dei Dicasteri e i responsabili degli uffici della Curia Romana, di cui, a dire il vero, Robert Francis Prevost ha fatto parte negli ultimi due anni e mezzo con l’incarico di prefetto del Dicastero per i vescovi. E con molta probabilità la quasi totalità delle 67 nomine episcopali fatte in questi primi cento giorni erano già passate sul suo tavolo di prefetto del Dicastero: 21 dell’America centro-sud, 19 Europa (tra cui tre italiani), 9 dell’Asia, 7 dell’America del Nord, 6 dell’Africa e 5 dell’Oceania
Un confronto, quello con gli attuali prefetti, che gli sarà utile quando vorrà dare il proprio assetto alla Curia Romana, anche se è consapevole, come ha ricordato nell’udienza riservata ai dipendenti dello Stato della Città del Vaticano, che «i Papi passano e la Curia Romana resta». Ma il Papa deve farsi carico della guida della Chiesa in prima persona e anche dello Stato della Città del Vaticano, come simbolicamente ha voluto dimostrare portando lui stesso la croce dell’Anno Santo in occasione del giorno giubilare dello Stato vaticano.
Guida della Chiesa che si esprime anche nell’invio dei messaggi per le Giornate mondiali promosse dalla Chiesa. Leone XIV ha già firmato quelli per la IV Giornata dei poveri, la X del Creato; la V dei nonni e degli anziani, la 111ª dei migranti, definendo questi ultimi una «risorsa» per tutti i Paesi che li accolgono.
Poco incline, almeno per ora, a interventi a braccio nei testi preparati, cambi di programma e fuori programma pubblici, Leone XIV ha dimostrato di sapersi ritagliare spazi per sé, come le visite che ha compiuto presso la Casa generalizia degli agostiniani (a due passi dal Vaticano) della cui famiglia religiosa fa parte o il pellegrinaggio all’indomani della sua elezione al Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. Ed è capace di gesti di grande partecipazione umana nei momenti difficili di persone (come la visita al ragazzo spagnolo ricoverato in ospedale dopo essere venuto al Giubileo, o l’incontro del gruppo con il quale viaggiava la diciottenne egiziana Pascale Rafic morta a Roma durante il pellegrinaggio). Parla un ottimo italiano e sembra preferire al natio inglese (è nato a Chicago il 14 settembre 1955) lo spagnolo, appreso nei suoi anni di missionario in Perù, dove è stato anche nominato vescovo di Chiclayo.
Ma anche la visita alla Specola Vaticana durante il suo soggiorno a Castel Gandolfo è stato uno di questi spazi personali, come la visita al centro della Radio Vaticana a Santa Maria di Galeria alle porte di Roma. E proprio alla presenza di Leone XIV a Castel Gandolfo possiamo scorgere l’unica, al momento, discontinuità con papa Francesco, che alle Ville Pontificie in 12 anni di pontificato andò soltanto due volte. E proprio a Castel Gandolfo, Leone XIV trascorrerà il suo centesimo giorno da Papa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






