Abusi e tutela dei minori: che cosa dice il rapporto del Vaticano

di Davide Imeneo (Città del Vaticano)
Presentato il Report annuale della Commissione pontificia: un'analisi completa sulle strategie messe in campo in tutto il mondo. Nel nostro Paese cresce l'attenzione ma restano nodi da sciogliere
October 16, 2025
Un momento della conferenza stampa di presentazione del Report annuale della Pontificia Commissione per la tutela dei minori in Sala Stampa vaticana
Un momento della conferenza stampa di presentazione del Report annuale della Pontificia Commissione per la tutela dei minori in Sala Stampa vaticana
Un cammino di conversione e trasparenza che accelera, con una struttura sempre più solida e un impegno che diventa sempre più concreto, cresce, soprattutto, la prossimità nei confronti delle vittime. La Chiesa italiana compie passi significativi nella prevenzione degli abusi e nella tutela dei minori, costruendo una rete capillare sul territorio e investendo massicciamente nella formazione degli operatori coinvolti. È questo il dato più incoraggiante che emerge dal secondo Rapporto Annuale della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, presentato oggi in Vaticano. Un documento che fotografa i progressi del 2024 e indica la strada per il futuro, un percorso da compiere, come ha sottolineato il nuovo presidente della Commissione, l'arcivescovo Thibault Verny, «non solo per le vittime, ma anche con loro». I numeri parlano chiaro e testimoniano lo sforzo messo in campo, tra le altre, anche dalla Conferenza episcopale italiana. Il Rapporto evidenzia l'esistenza di una rete ben articolata che conta 16 Servizi per la Tutela a livello regionale, 226 Servizi diocesani o interdiocesani e 108 centri di ascolto diffusi in tutta la penisola. Straordinaria la crescita nella preparazione degli operatori: le persone formate in materia di tutela sono passate dalle 7.706 del 2020 alle 22.755 del 2024, un dato più che triplicato che segnala un cambio di passo. A questo si aggiungono iniziative lodevoli come la "Giornata nazionale di Preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi" e l'avvio di uno studio indipendente sul fenomeno, affidato a centri di ricerca universitari. Un percorso che, come lo stesso Rapporto sottolinea, presenta ancora tappe da compiere. La sfida principale è quella di uniformare l'applicazione delle misure su tutto il territorio. Il documento rileva infatti "forti disparità tra le diverse regioni" e la necessità di garantire a tutti gli uffici diocesani "personale e risorse finanziarie stabili e sufficienti". Altro nodo da sciogliere è quello di una certa "resistenza culturale" che può ancora rendere difficile per le vittime farsi avanti.
Monsignor Luis Manuel Alí Herrera, segretario della Commissione, ha riconosciuto che si tratta di un fenomeno complesso, una sfida ad affrontare le situazioni «senza peli sulla lingua». Il cuore della risposta della Chiesa a queste sfide risiede nel concetto di "riparazione", tema centrale del Rapporto di quest'anno. Un approccio integrale che va ben oltre il solo aspetto economico. Come spiegato dalla curatrice del documento, la dottoressa Maud de Boer-Buquicchio, la riparazione si fonda sull'ascolto, sulle scuse pubbliche e private, sul sostegno psicologico e spirituale, e sul coinvolgimento attivo delle vittime stesse nello sviluppo delle politiche di tutela. Un'esigenza profonda, testimoniata dalle parole di una vittima citate nel corso della conferenza: «Mi hanno offerto 20.000 dollari, ma tutto ciò che volevo erano delle scuse». Il rapporto si conclude con una visione di speranza concreta, quella di una Chiesa che non si limita a gestire un'emergenza, ma che sta integrando la tutela dei minori nel cuore della sua missione pastorale. L'impegno, come ha affermato il presidente Verny, è rendere questo percorso di guarigione e sicurezza "inevitabile". L'obiettivo finale, ha concluso, è uno solo: «ogni anima ferita deve incontrare la Chiesa come volto di Cristo».

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