Viaggio nelle Rems, dove la sfida tra cura e follia resta irrisolta
Un anno fa la chiusura dell’ultimo Ospedale psichiatrico giudiziario. Ecco cosa è cambiato, dalla voce dei protagonisti




Le associazioni: «Ma le strutture vanno messe in rete»

Il risultato è che oggi, a un anno e passa dalla chiusura dell’ultimo opg (quello di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia) a occuparsi delle Rems è rimasto soltanto il Comitato StopOpg, il cartello di associazioni che era nato con l’obiettivo di vigilare sull’applicazione della legge del 2015. «Abbiamo deciso di visitare una a una tutte le Rems – spiega il portavoce Stefano Cecconi – e il nostro viaggio è già arrivato a metà strada: siamo stati a Capoterra in Sardegna, a Palombara Sabina e Subiaco nel Lazio, a Casale di Mezzani e Bologna in Emilia Romagna. E poi, ancora, in Campania, Abruzzo, Trentino, Veneto, Friuli, Sicilia» (nelle prossime settimane visiteranno anche la Rems di San Maurizio Canavese). Il Comitato raccoglie testimonianze e osservazioni in report ufficiali, che vengono pubblicati online con video e foto: «Le realtà che incontriamo sono molto diverse, ma in larga parte positive – racconta Cecconi –. In alcune strutture prevale ancora l’aspetto fortemente detentivo e custodiale, in altre invece quello sanitario e per così dire “comunitario”, con apertura e collaborazione col territorio circostante». Ciò che avrebbe dovuto caratterizzare le Rems, nei progetti della riforma. E che tuttavia trova ancora resistenze, a livello locale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA






