«Uniti per arginare la fuga dei giovani»
di Cinzia Arena
Marco Natali, presidente di Confprofessioni: incidono il peso della burocrazia e la bassa redditività

Arginare la fuga di cervelli all’estero che impatta anche sul calo dei liberi professionisti, sburocratizzare le procedure e garantire compensi equi in tempi accettabili. Per Marco Natali, presidente di Confprofessioni, serve un lavoro collegiale per tutelare sia i lavoratori sia i cittadini che usufruiscono di questi servizi, con un’attenzione speciale all’impatto delle nuove tecnologie.
Quali sono i punti di forza della riforma delle professioni e quali le criticità? Ha il merito di riportare l’attenzione su un settore che rappresenta un pilastro per l’economia e la società italiane. La volontà di modernizzare le regole del gioco, rendendole compatibili con l’evoluzione del mercato e con le nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, è sicuramente un aspetto positivo. È importante però che questo processo si sviluppi in modo unitario e partecipato, valorizzando il ruolo di sussidiarietà dei professionisti e quello di rappresentanza delle Organizzazioni. Dall’altra parte, c’è il rischio di interventi frammentati e non coordinati, soprattutto per quanto riguarda il tema delle aree di competenza delle singole professioni.
Alcune associazioni denunciano una carenza di iscritti agli ordini, c’è una fuga dalla libera professione dei giovani? La libera professione sta perdendo attrattiva, principalmente per due motivi: da un lato il peso della burocrazia e degli adempimenti non strettamente correlati all’esercizio dell’attività, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 15 anni; dall’altro il cambiamento delle aspettative dei giovani, che cercano percorsi atti a garantire certezza di reddito e un sistema di protezione sociale adeguato (work-life balance). Non è un caso che nello stesso arco di tempo il numero dei giovani laureati che ogni anno scelgono di emigrare sia in costante crescita. In tal modo, si riduce il bacino dei futuri liberi professionisti. Una tendenza evidenziata anche dall’Osservatorio delle libere professioni, che ha certificato come il numero complessivo di professionisti sia diminuito del 3,4% tra il 2019 e il 2024, con una perdita di circa 49 mila unità, contrazione che ha interessato in particolare la fascia di età 35-44 anni con una riduzione del 18,2%.
Come si può intervenire per rendere più appetibili ai giovani le professioni oggetto di riforma? Intervenendo sulle criticità che gli iscritti alle nostre associazioni denunciano da anni oltre all’ eccessivo peso della burocrazia la bassa redditività, considerando che l’Osservatorio delle libere professioni ha recentemente certificato che dal 2008 i redditi dei liberi professionisti italiani in termini reali hanno perso l’8%; assenze di tutele sociali, in un contesto che dall’emergenza pandemica ha dimostrato la fragilità dei professionisti italiani. Occorre intervenire in tre direzioni: in primo luogo ridimensionando il peso dei costi generati dagli adempimenti di carattere burocratico – si pensi ad esempio al tema dell’antiriciclaggio, dove gravano oneri e responsabilità analoghi a quelli delle banche; in secondo luogo ridisegnando il perimetro delle attività riservate ai liberi professionisti iscritti agli Ordini; infine, rendendo effettivamente esigibili compensi equi alla qualità e quantità delle prestazioni professionali erogate.
Molto sentito anche il tema della sovrapposizione dei ruoli tra le varie professioni e della concorrenza “sleale” di chi esercita una professione senza averne diritto, come si può arginare questo fenomeno? La questione delle competenze può essere affrontata solo con una riforma organica e complessiva: lavorando su tutte le riforme insieme, si può comporre un quadro chiaro che eviti sovrapposizioni e conflitti tra professioni. In tal senso avremmo preferito un intervento quadro di riforma delle libere professioni, in luogo di quattro leggi delega che, per l’appunto, rischiano di sovrapporsi. Si rischiano due problematiche: una disparità di trattamento nelle regole di ingaggio che ordinano le libere professioni e nel campo delle competenze in assenza di un attento coordinamento, potrebbero generarsi sovrapposizioni o erosioni di attività.
Sul fronte della formazione si fa riferimento all’Intelligenza artificiale, che impatto avrà sulle libere professioni? È una trasformazione rapida e costante che ha un duplice impatto: permette di aumentare l’efficienza, ridurre i tempi dedicati alle attività ripetitive e liberare energie da investire in attività a maggior valore aggiunto per il cliente. Inoltre, offre un prezioso supporto nella gestione dei dati e dei processi complessi. Dall’altra parte non possiamo ignorare i rischi: senza regole e senza un uso consapevole, potrebbe minare la qualità dei servizi, mettere in discussione la responsabilità professionale e ridurre la tutela per i cittadini. Per questo la sfida più importante è rappresentata dal controllo umano e dalla formazione. I professionisti devono essere messi nelle condizioni di conoscere e padroneggiare queste tecnologie, per usarle in maniera critica e responsabile.
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