Tra Kiev e Mercosur, a Bruxelles è il giorno del «vertice esistenziale» per l'Ue

di Giovanni Maria Del Re, Bruxelles
Un Consiglio europeo carico di tensioni mette alla prova la credibilità dell’Unione: in bilico il sostegno finanziario all’Ucraina, frenato da veti politici e timori giuridici, e l’accordo commerciale con il mercato sudamericano, sempre più vicino al rinvio se non al naufragio
December 18, 2025
I leader al tavolo del Consiglio europeo
I leader al tavolo del Consiglio europeo
Parte in salita quello che viene definito da molti diplomatici un «vertice esistenziale per l’Unione Europea». Perché al Consiglio Europeo di oggi sul tavolo è la credibilità dell’Europa sia sul fronte del sostegno all’Ucraina, sia come partner globale in un quadro geopolitico di alta tensione. Con due cruciali questioni che ieri erano tuttora irrisolte: il finanziamento dell’Ucraina e la firma dell’accordo commerciale con il Mercosur. Una questione, quest’ultima, formalmente non in agenda, ma impostasi vista la scadenza imminente, sabato prossimo, del viaggio (ormai sempre più in forse) della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in Brasile per firmare l’intesa negoziata da un quarto di secolo. I leader hanno già avuto una prima discussione ieri sera a cena, al termine del vertice con i capi di Stato e di governo dei Balcani occidentali. Sul finanziamento dell’Ucraina con un prestito di 90 miliardi di euro per il 2026 e il 2027, ieri il Belgio restava fermo sul no alla proposta della Commissione – condivisa dalla vasta maggioranza delle capitali – di un prestito “di riparazione” a Kiev usando come base la liquidità derivante dai titoli russi congelati nell’Ue: 210 miliardi di euro, di cui 185 detenuti dalla società belga Euroclear. Il Belgio vuole garanzie solidissime di condivisione del rischio con gli altri Stati Ue in caso di contenzioso. Da settimane gli ambasciatori dei 27 e la Commissione lavorano intensamente, sul tavolo già garanzie solide al Belgio, ma il premier Bart De Wever le vuole senza limiti di importo o di durata, indigeribili per moltissime capitali. A ciò si aggiungono i dubbi giuridici dell’Italia. Non aiuta la minaccia dell’agenzia di rating Fitch di declassare la stessa Euroclear. Il Belgio e l’Italia insistono che bisogna esplorare altre soluzioni, e ieri Von der Leyen ha ricordato di aver «proposto due diverse opzioni, una basata sugli asset russi e una basata sui prestiti dell'Ue».
Il problema è che, mentre il debito di riparazione richiede la maggioranza qualificata, il debito comune necessita l’unanimità, impossibile visto il no di Budapest. L’ipotesi ventilata (secondo indiscrezioni) dalla presidente Bce Christine Lagarde e rilanciata dal Belgio di utilizzare l’articolo 122 del trattato Ue (previsto per le crisi, che richiede solo la maggioranza qualificata) per emettere debito comune vede il no di Berlino e altre capitali del Nord e della Commissione. Sul tavolo rimarrebbero prestiti bilaterali degli Stati membri, che però peserebbero sul debito, problema per l’Italia. Sono previsti lunghi negoziati che potrebbero protrarsi per tutto venerdì se non fino a sabato. Su una cosa però un po’ tutti (salvo l’Ungheria) concordano: bisogna assolutamente trovare una decisione a questo vertice, perché da marzo Kiev avrà finito i soldi. Oggi sarà presente di persona il presidente ucraino Zelensky. Sul fronte Mercosur la speranza di un’intesa in settimana per conferire a Von der Leyen il mandato di firmare l’accordo sembra ormai sfumata. Con l’Italia schierata ora per il rinvio insieme alla Francia, visto il no pure della Polonia e Ungheria e i dubbi di altri Stati, una maggioranza qualificata è fuori portata, nonostante il pressing intenso di Commissione e Germania. Roma e Parigi parlano di un rinvio «tecnico» di poche settimane, ma molti temono che l’accordo a questo punto salti del tutto.

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