Tagli e pochi fondi: così l'accoglienza dei minori stranieri è a rischio
Anci Sicilia: oltre 190 milioni di mancato rimborso a livello nazionale, 60 per i Comuni isolani. Bilanci a rischio anche da Trieste a Genova e Napoli. «Una situazione insostenibile»

Le ultime tragedie nelle acque di Lampedusa provano che il flusso di minori stranieri non accompagnati in arrivo sulle coste italiane, pur in calo rispetto a qualche anno fa, non si arresta. Ma il governo ha scelto di tagliare retroattivamente i fondi per i Comuni che accolgono in strutture dedicate al di fuori del circuito ministeriale Sai i più piccoli, mettendo a rischio i bilanci degli enti locali, del terzo settore e la sostenibilità dell’accoglienza dei più vulnerabili.
Prima di Ferragosto, secondo il Viminale, i minori sbarcati in Italia erano 6.766, in proiezione è probabile che a fine dicembre vengano superati gli 8.750 dello scorso anno. L’accoglienza è delegata agli enti locali e chi è sotto i 16 anni viene indirizzato in strutture accreditate. Sono i bilanci municipali ad anticipare le rette a cooperative e associazioni che seguono i minori in strutture dedicate. Il governo finora li rimborsava attraverso i contributi del Fondo nazionale per l’accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati gestito dal ministero dell’Interno, che nel 2023 ammontava a 117,8 milioni di euro. La somma giornaliera per minore ammonta a 100 euro, Iva inclusa (per i minori italiani varia dagli 80 ai 120). Parliamo di servizi complessi che includono ad esempio la mediazione culturale.
A fine maggio il Viminale ha tagliato di netto i fondi cambiando con una circolare le regole e comunicando che sarebbe stato rimborsato solo il 35% di quanto speso per eccesso di domande di contributo. Il taglio, oltre che drastico, è pure retroattivo e parte dal primo gennaio 2025. Le erogazioni diventano trimestrali fino ad esaurimento delle risorse. Immediata la protesta dei Comuni. Prima il presidente nazionale Anci Gaetano Manfredi, poi i Comuni siciliani dove viene accolto un quinto dei minori stranieri soli. Dopo una riunione di 70 enti locali il 12 agosto, Anci Sicilia ha specificato che a rendere la situazione ancora più grave è il mancato rimborso a livello nazionale di oltre 190 milioni di euro relativi al biennio 2023–2024, di cui 60 spettanti ai Comuni isolani che, nel frattempo, hanno continuato a garantire l’accoglienza anticipando risorse proprie.«Si tratta – dichiara il presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta – di una scelta che ci fa arretrare sul piano umanitario e scarica sui Comuni una responsabilità nazionale, senza alcun confronto preventivo con i territori».
I Comuni siciliani hanno detto di trovarsi di fronte a una scelta drammatica: mantenere in vita le comunità di accoglienza o dover dichiarare il dissesto finanziario. Ma i bilanci sono a rischio anche in realtà più grandi. Secondo Vita.it, il Comune di Trieste sarebbe esposto per oltre 10 milioni, Bergamo per circa 8,3, Genova e Napoli, rispettivamente, per sei e dieci milioni di euro. L’Aquila per circa due milioni di euro, Novara per 1,4 milioni e Verona per 1,5.
Oltre lo Stretto si fa sentire la voce del Terzo settore con la comunità Papa Giovanni che con 16 posti accreditati nell’ex convento dell’Annunziata, realtà di eccellenza, in oltre 10 anni ha accompagnato centinaia di ragazzi e ragazze stranieri senza genitori.
«Il 60% è composto da bambini sotto i 14 anni, la media è da 9 a 13 – spiega il responsabile Giovanni Fortugno – per cui è un'accoglienza specifica. Questo tipo di minori non possono andare infatti nelle strutture governative, come Cas e Sprar, e la nostra struttura è regolamentata dal sistema dei servizi sociali finanziati dal Comune. In prefettura a fine luglio ci hanno comunicato che il ministero dell’Interno aveva effettuato riduzioni retroattive di circa il 65% sul fondo minori stranieri soli andando a toccare le spese già sostenute». Fortugno fa esempi concreti. «A fronte di una spesa relativa al periodo di accoglienza gennaio-marzo di 126 mila euro, il Comune di Reggio Calabria avrebbe un credito di 44 mila euro. A fine anno avremmo una riduzione di 320 mila euro che corrisponderebbe a più del 65% del dovuto. Una situazione insostenibile. Noi abbiamo dieci professionisti che operano all'interno di questa struttura con contratti di lavoro. Non avremmo più la forza per poter rispondere a questi bisogni, vista la riduzione economica del governo».
«Il 60% è composto da bambini sotto i 14 anni, la media è da 9 a 13 – spiega il responsabile Giovanni Fortugno – per cui è un'accoglienza specifica. Questo tipo di minori non possono andare infatti nelle strutture governative, come Cas e Sprar, e la nostra struttura è regolamentata dal sistema dei servizi sociali finanziati dal Comune. In prefettura a fine luglio ci hanno comunicato che il ministero dell’Interno aveva effettuato riduzioni retroattive di circa il 65% sul fondo minori stranieri soli andando a toccare le spese già sostenute». Fortugno fa esempi concreti. «A fronte di una spesa relativa al periodo di accoglienza gennaio-marzo di 126 mila euro, il Comune di Reggio Calabria avrebbe un credito di 44 mila euro. A fine anno avremmo una riduzione di 320 mila euro che corrisponderebbe a più del 65% del dovuto. Una situazione insostenibile. Noi abbiamo dieci professionisti che operano all'interno di questa struttura con contratti di lavoro. Non avremmo più la forza per poter rispondere a questi bisogni, vista la riduzione economica del governo».
Anche Federsolidarietà Sicilia denuncia che la rete di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati è al collasso. Il presidente di Confcooperative, Gaetano Mancini lancia l’allarme: «Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Dopo anni di impegno, investimenti e sacrifici per garantire un’accoglienza dignitosa a questi ragazzi, ci ritroviamo con un sistema in ginocchio, affamato di risorse e ignorato dalle istituzioni. Il governo, con una politica di drastica riduzione dei fondi, ha di fatto indebolito la capacità di risposta delle cooperative».
I Comuni siciliani hanno intanto lanciato un appello urgente alle Prefetture dell’isola, al presidente della Regione Renato Schifani e all’assessore alla Famiglia Nuccia Albano «affinché si individuino rapidamente risposte condivise, evitando una guerra tra poveri, dove a pagare il prezzo più alto sarebbe il sistema delle comunità di accoglienza».
Trattative sono in corso, ma il prezzo dei tagli ricade sui più vulnerabili.
Trattative sono in corso, ma il prezzo dei tagli ricade sui più vulnerabili.
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