Suicida in cella una 26enne, la terza in pochi giorni. Le parole del vescovo

Nel carcere di Firenze si è tolta la vita una rumena di 26 anni, è una delle strutture più fatiscenti. L'arcivescovo Gambelli: il carcere sia luogo di riscatto e speranza. A Rebibbia altri due ca
September 7, 2025
Suicida in cella una 26enne, la terza in pochi giorni. Le parole del vescovo
Tre suicidi in pochi giorni nelle carceri italiane. Un drammatico bilancio che porta a quota 61 i detenuti che si sono tolti la vita in cella quest’anno, tra i quali quattro donne e un minorenne, ai quali bisogna aggiungere una persona sottoposta a misure di sicurezza e tre operatori. Lo scorso anno i suicidi in tutta Italia sono stati 91. Storie di solitudine e di disagio, spesso intercettate dagli agenti di polizia penitenziaria, ma non risolte. Acuite dal problema del sovraffollamento e del degrado ambientale delle strutture.
A Sollicciano si è tolta la vita una rumena di 26 anni. Ieri all’alba una detenuta rumena di soli 26 anni si è tolta la vita impiccandosi nella sua cella del carcere fiorentino di Sollicciano: a nulla sono valsi i soccorsi della polizia penitenziaria e dei sanitari. Nello stesso carcere quest'anno ci sono stati altri due suicidi tra i detenuti mentre un recluso è morto a seguito di una overdose.La ragazza era stata arrestata un anno fa come ha spiegato il suo avvocato Luca Maggiora che l’aveva incontrata venerdì scorso. Il legale la ricorda, nell'ultimo incontro, "di buon umore” anche perché le aveva comunicato la possibilità di fare istanza dei domiciliari perché aveva ottenuto una disponibilità dall'unica persona che la aiutava. Era stata fermata per l'aggressione subita da un 91enne in un palazzo nel centro di Firenze che aveva destato scalpore in città: la vittima, caduta a terra, aveva riportato lesioni molto gravi. Il 15 aprile scorso il processo di primo grado, con rito abbreviato, l’aveva condannata a quattro anni e 8 mesi.
Carcere in condizioni disastrose. Il suicidio è avvenuto in un carcere considerato tra i peggiori sul territorio nazionale riguardo alle aggressioni al personale e alle condizioni dell'infrastruttura e all'interno di una sezione in cui, anche complice la grave carenza idrica, sabato era da poco scoppiato un incendio che aveva intossicato otto poliziotte. Il suicidio è avvenuto mentre era in corso l’ispezione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha spiegato Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp. Per il sindacato le condizioni di detenzione in Italia hanno raggiunto livelli inaccettabili e a Sollicciano il degrado è a livelli elevatissimi: da anni è decadente e invivibile, tanto che a detta di molti andrebbe demolita. A farne le spese detenuti e operatori. Nel carcere sono ospitati 565 detenuti, di cui 73 donne, in 358 posti disponibili con un tasso di sovraffollamento del 158%. Ci lavorano meno di 400 agenti, quando ne servirebbero minimo 622. Da mesi non c’è neanche un direttore titolare, denuncia ancora il sindacato.
L'arcivescovo Gambelli: il carcere sia luogo di riscatto e di speranza. "Con profondo dolore e tristezza ho appreso la notizia della giovane che si è tolta la vita a Sollicciano, è l'ennesima tragedia. Il carcere continua ad essere un luogo di disperazione per i detenuti e le detenute costretti in condizioni troppo spesso disumane e inaccettabili per sovraffollamento, strutture fatiscenti, e carenza di personale" ha detto l'arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli. "Torniamo a chiedere un impegno concreto, che alle parole seguano i fatti, perché le carceri siano veri luoghi di educazione, di riscatto, di speranza e non di morte”. Dal Comune di Firenze arriva un grido d’appello al governo affinché intervenga. “Le condizioni in cui versa il penitenziario sono disumane e prive di dignità per i detenuti, per chi vi lavora e per tutti coloro che vi operano a vario titolo. A livello nazionale il governo continua a sottovalutare queste criticità" ha detto l'assessore al welfare del Comune di Firenze Nicola Paulesu.
A Rebibbia altri due suicidi in pochi giorni. Altri due suicidi si sono verificati nel carcere di Rebibbia nei giorni scorsi. Giovedì una detenuta di 52 anni con alle spalle problemi di dipendenze si è tolta la vita nella casa circondariale femminile di Rebibbia, impiccandosi con un lenzuolo. Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasia ha spiegato che la donna "era stata seguita dai nostri uffici per il rinnovo della certificazione dell'invalidità. Una persona con una storia di dipendenze, una pena ancora lunga da scontare e senza più relazioni affettive esterne. Ancora una volta una storia di solitudine e disperazione, che testimonia una drammatica carenza di risposte sociali che finiscono inevitabilmente in carcere". Sabato lo stesso copione è stato messo in atto da un detenuto, italiano, che si trovava nel reparto G12, intorno alle 10.30.

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