«Sono incinta, aiutatemi». E dal buio di Rogoredo nasce la vita

Una ragazza all'ottavo mese ha chiesto aiuto ai volontari che operano nel bosco della droga: ieri è nato il bimbo. Feder (Casa del Giovane): servono più strutture per le donne in attesa
November 7, 2025
«Sono incinta, aiutatemi». E dal buio di Rogoredo nasce la vita
Controlli a Rogoredo/ ANSA
«Sono all'ottavo mese, non voglio perderlo». Dal buio di via Sant'Airaldo, la terra di mezzo che separa il bosco di Rogoredo dalla distesa dei binari più lontani dalla stazione, spunta una ragazza. Arriva al gazebo dei volontari che ogni mercoledì sera portano cibo, vestiti e umanità a chi lì vive la dipendenza e la sofferenza, e con timida delicatezza sceglie di chiedere aiuto a loro. Sara (nome di fantasia), italiana di seconda generazione, ha 26 anni e un pancione che gonfia il piumino leggero, il suo riparo contro il freddo che ora comincia a mordere. «Ho rivisto i fantasmi dei primi anni in cui operavamo qui – sospira Simone Feder, il coordinatore del Team Rogoredo attivo dal 2017, oltre che psicologo ed educatore della Casa del Giovane di Pavia -: da tempo non capitava una giovane incinta». È successo lo scorso mercoledì, appunto: «Subito, insieme agli amici di Fondazione Arca che sono con noi, l'abbiamo portata in un luogo sicuro – prosegue Feder -, e poi in ospedale per accertamenti».
Meno di ventiquattr'ore dopo, nel pomeriggio di giovedì, Sara ha partorito il suo bambino: si avvicinava ormai al termine, e forse l'emozione per aver finalmente trovato ascolto e supporto ha affrettato la nascita. Entrambi, compatibilmente con la situazione alle spalle, stanno bene. Rogoredo è la punta dell’imponente iceberg di un consumo di droga trasversale e ampio, a Milano come altrove; la storia di Sara, il frammento tagliente di quando la maternità s’intreccia a questo mondo. «Viene da chiedersi: cosa sarebbe successo se questa giovane donna non avesse incontrato qualcuno che raccogliesse il suo grido d'aiuto? Stare in questi luoghi, sulla strada, è la prima risposta che dobbiamo dare, perché è così che si comprendono i bisogni e i mutamenti e s'intercettano le persone», riflette Feder. Bisogna cioè «entrare nelle ferite dell'altro – prosegue lo psicologo -, accostandosi a questioni molto profonde: le madri hanno paura di perdere il bambino, oppure che dopo la nascita venga allontanato con un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Dall'altro lato, alla base c'è un disagio quasi sempre accompagnato da solitudine».
Non c'è il padre, a volte non c'è nemmeno la famiglia. Nemmeno una casa, addirittura. Le domande, le risposte. C'è una zona grigia che si spalanca quando una donna con dipendenze inizia una gravidanza: «Non esistono vere e proprie strutture dedicate a questa particolare situazione – rileva Feder -: esistono le comunità femminili, oppure le comunità per madri con i loro figli; mancano però delle realtà pensate appositamente per chi sta nella condizione nel mezzo, l'aspettare un bambino, una fase che ha necessità specifiche dal punto di vista sanitario e psicologico. Purtroppo, la sensazione condivisa tra chi opera nelle comunità è che stia aumentando il numero di ragazze con questi problemi». E, quando nel grembo portano una vita che cresce, «è dimostrato dagli studi scientifici che l'assunzione di stupefacenti ha un impatto sul feto – prosegue Feder – e sullo sviluppo del bambino, mentre oggi assistiamo alla diffusione di sostanze nuove o all’uso di farmaci come droghe. È il momento di fare una profonda riflessione sull'attuale modello dei servizi dedicati alle dipendenze: vanno rivisti per affermare un cambio di paradigma, occorre avere il coraggio di adeguare il sistema ai mutamenti e all’incremento delle richieste di presa in carico». Dall’estate, la piazza di Rogoredo sembra attraversata da cambiamenti intensi. I prezzi si sono abbassati – per un grammo di nera, l'eroina, bastano circa 10 euro; per le "punte", cioè delle mezze dosi, pochi euro – e una nuova geografia dello spaccio è andata affermandosi, attirando clienti ancor più giovani. Anche per questo il presidio delle forze dell'ordine è stato rafforzato, a fine ottobre un'operazione ad alto impatto ha portato a fermare e controllare ben 681 persone in poche ore. «Ma il problema non è il drogato – chiarisce Feder -: è la droga. Se non ci interroghiamo sul perché queste persone la cercano, e su come dar loro un'alternativa, una svolta non ci sarà».

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