Solomon faceva studiare i piccoli profughi eritrei: ora è un uomo libero

Arrivato in Italia dopo tre anni di odissea in Libia, il giovane eritreo aveva ideato le lezioni in Dad per i bambini eritrei in transito ora è a Roma grazie a un corridoio umanitario
July 10, 2025
Solomon faceva studiare i piccoli profughi eritrei: ora è un uomo libero
Il 29enne eritreo Solomon a Roma
Solomon ha vinto due volte. Oggi dopo tre anni di odissea in Libia è arrivato in Italia con l’evacuazione umanitaria del 25 giugno scorso ed è finalmente un uomo libero. E grazie al protocollo siglato dalla Comunità di Sant'Egidio con il governo è riuscito a entrare con vie legali e sicure senza più pagare i trafficanti, dopo due tentativi falliti di raggiungere l'Italia con i barconi, la prima volta per un respingimento e la seconda per un naufragio.
Avevamo raccontato la storia di questo 29enne eritreo lo scorso settembre e poi a gennaio. Fuggito nel 2017 dallo stato caserma eritreo e dalla sua dittatura prima in Etiopia e poi con moglie e figlio neonato a Khartum, in Sudan, era stato costretto a rivolgersi a un trafficante per raggiungere la Libia dove è stato rivenduto ad altri banditi riuscendo – grazie al pagamento di elevati riscatti – a raggiungere Tripoli.
Qui, nel buco nero del Mediterraneo, ha trascorso mesi in casa per sfuggire alle retate razziali dei miliziani ed è stato uno degli organizzatori della resilienza della sua comunità avviando corsi in Dad di alfabetizzazione e inglese per i bambini nati in viaggio che non possono frequentare la scuola utilizzando gli smartphone dei genitori. Avvenire ha segnalato il caso alla Comunità di Sant’Egidio.
«Noi - spiega Daniela Pompei responsabile del servizi a immigrati e rifugiati - abbiamo contattato l’Unhcr come previsto dal protocollo per evacuazioni e corridoi umanitari. E siamo riusciti attraverso il web a svolgere colloqui con i rifugiati perché in Libia non siamo presenti. Se ci sono persone in Italia in contatto con persone vulnerabili in Libia possono segnalarcelo. Non sempre riusciamo a farle entrare, ma ci proviamo. Prima della fine del 2025 ci saranno altre evacuazioni umanitarie, così come ieri sono arrivati a Roma alcuni profughi afghani dei corridoi umanitari dal Pakistan. Abbiamo avuto anche qui molte segnalazioni».
Ma qual è la situazione dei migranti a Tripoli oggi? Ne parla da Roma, ospite di Sant'Egidio ormai al sicuro, Solomon. «Le persone continuano ad arrivare in Libia attraverso il Sudan, rotta ora pericolosa per la guerra, e sempre più dall'Egitto. Il viaggio è più pericoloso rispetto al passato. Molte persone muoiono. Quando arrivano, i trafficanti li trattano come animali: niente cibo, niente acqua e niente servizi di base. Questo porta a morti per fame, malattie e sofferenze. Le milizie sono sempre a caccia di migranti africani. In nome del controllo dell'immigrazione illegale, abusano di molte persone. In Libia i migranti non sono al sicuro. Molti scompaiono per strada, in mare o in luoghi sconosciuti. Non puoi camminare liberamente. Per questo molte persone preferiscono rimanere a casa. I parenti in Europa, a volte aiutano inviando denaro per l'affitto e il cibo. Se si viene arrestati, può succedere di tutto. Sopravvivere dipende solo da Dio. Molti cercano di trovare lavoro, la maggior parte dei lavoratori sono migranti africani. Se si è fortunati, si può ricevere l'intero stipendio ogni mese. Ma molti non vengono pagati tanto non si può denunciare il fatto alla polizia perché siamo senza documenti». Accanto ai libici lavorano trafficanti eritrei, etiopi, sudanesi, ciadiani di cui si parla meno. «Molti eritrei vengono ancora rapiti e detenuti a Kufra e Sebha. Inoltre, molti sono scomparsi in mare e le loro famiglie non hanno ancora notizie di loro. Per andare in Italia, la somma da pagare dipende dal tipo di imbarcazione. Di solito costa tra i 3.000 e i 5.000 dollari».
Sappiamo della didattica a distanza per i bambini. Ma per gli adulti che ruolo svolge la comunità dei rifugiati eritrei a Tripoli? «L’obiettivo del nostro gruppo è quello di sostenere chi ha sofferto in Libia con incontri diverso tipo tramite Zoom e gratuitamente, con insegnanti volontari. Insieme a due amiche, Saron Tesfahuney e Makda Resom, abbiamo iniziato questo percorso. Una delle nostre sessioni principali si concentra sulla consapevolezza psicologica. Queste lezioni si svolgono due volte alla settimana e sono guidate da tre insegnanti (due donne e un uomo). Le lezioni hanno aiutato molte persone a iniziare a guarire dai loro traumi. Abbiamo anche offerto lezioni sul mental coaching, tenute da un insegnante volontario per quasi tre mesi. Hanno aiutato molti partecipanti a cambiare prospettiva. Inoltre, abbiamo tenuto un corso di scrittura teatrale e cinematografica durato sei mesi. Alcuni generosi eritrei ci hanno donato molti libri, così abbiamo creato un gruppo di lettura. Ci incontravamo ogni venerdì per discutere dei testi, a volte anche con gli autori stessi». Un sostegno importante per resistere all’inferno. L’ultimo sogno di Solomon è ora ricongiungersi alla famiglia che è tornata a vivere in Etiopia
«Sono sempre preoccupato per loro perché sono così lontani e la situazione in Etiopia non è buona in questo momento per gli eritrei. Spero di vederli molto presto». Solomon, grazie alla sua volontà e al suo altruismo, alla comunità di Sant'Egidio e un po' grazie a questo giornale, e riuscito a raggiungere la libertà sopravvivendo a diversi inferni. La sua storia indica che la strada giusta c'è, non servono proclami o miracoli per sconfiggere i trafficanti di morte. Bastano la volontà politica e l'umanità.

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