Perché i giudici chiedono dialogo (e rispetto) al governo

Il procuratore antimafia Melillo: al sospetto si sostituisca l'attenzione. Parodi (Anm): dobbiamo poter esprimere le nostre considerazioni. Nordio studia intanto l'inappellabilità delle assolu
July 18, 2025
Perché i giudici chiedono dialogo (e rispetto) al governo
Il procuratore antimafia Giovanni Melillo
Più che scontro, incomunicabilità. Ognuno per la sua strada, governo e magistrati: dopo l’annuncio della Procura di Palermo del ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha assolto Salvini per la vicenda Open Arms - un “ricorso per saltum” che evita l'appello ma richiede una pronuncia della Suprema Corte - tiene banco la contromossa che il governo ha in mente, porre uno stop sull'impugnabilità delle sentenze di assoluzione.
«La ricerca di nuovi equilibri intorno al principio di indipendenza della magistratura è legittima, ma si dovrebbe realizzare sostituendo al sospetto e alla sfiducia, l’attenzione e il rispetto; all’invettiva e alla contrapposizione polemica, il dialogo e la condivisione di un comune senso di responsabilità altrimenti si consuma progressivamente il tessuto istituzionale», è il monito del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, da Palermo che confessa di aver inutilmente sperato in un allentamento delle tensioni almeno per l’anniversario di via D’Amelio.
Niente, invece. «Non si capisce perché Matteo Salvini, come tanti altri italiani riconosciuti innocenti, debba subire la gogna e la fatica di un secondo giudizio. Siamo al lavoro per fare un ulteriore passo in avanti e assicurare a tutti i cittadini giudizi con sentenze chiare e tempi certi», l’annuncio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, della Lega. I giuristi convengono sul principio. Alfonso Celotto, costituzionalista di Roma Tre, ricorda che, fra le proposte per combattere l’ingolfamento si parla da tempo dell’abolizione del ricorso in appello per le sentenze di assoluzione in primo grado, fatto salvo - però - quello in Cassazione. La Costituzione non garantisce il ricorso in appello, ma soltanto quello per Cassazione», per cui si potrebbe eliminare l’impugnazione in secondo grado per tutti, aggiunge il costituzionalista.
Ma, restando sul caso specifico, per Open Arms «non è stato fatto un appello, ma un ricorso in Cassazione. E il ricorso in Cassazione è previsto dalla Costituzione», conviene il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi, intervistato da La Stampa. E rivolto a Nordio replica: «O si cambia la Costituzione o il ricorso in Cassazione non potrà essere limitato». Quanto alla premier Giorgia Meloni che aveva parlato di «accanimento», per il presidente dell’Anm «il ricorso in Cassazione è possibile per ogni caso. Se ogni volta che accade è un accanimento, allora mi permetta di dire che si tratta di un accanimento diffuso. Semmai si tratta di una scelta diretta a semplificare il futuro». E questo perché «una volta che la Cassazione si sarà pronunciata sul tema, che potrà riproporsi, tutte le procure italiane dovranno adeguarsi. La Suprema Corte scioglie i dubbi interpretativi e fornisce una linea di massima chiarezza e trasparenza». Parodi si occupa anche degli attacchi del Guardasigilli al magistrato Raffaele Piccirillo il quale, a suo avviso, criticando il ministro per il comportamento sul caso Almasri «non ha dato un giudizio di valori, ma, a fronte anche della sua lunga esperienza, ha fatto una lunga serie di argomentazioni puntuali che sono il sale della discussione e dell’interlocuzione». Mentre la replica di Nordio, nel «rifiutare con quei toni non la critica secca, ma l’argomentazione nel dettaglio, è una cosa che preoccupa parecchio noi magistrati. Se non è possibile neppure esprimere considerazioni in modo pacato e professionale, allora è un grave problema che l'Anm affronterà con determinazione», avverte Parodi.
«Nordio pensa di essere Churchill ma mi pare somigli più a Trump: ha la stessa idiosincrasia verso il diritto di critica e lo stesso progetto di addomesticare i magistrati», attacca Giovanni Zaccaro, segretario di Area, corrente progressista dei magistrati. Uno scontro «ormai permanente» tra politica e magistrati la cui intensità «sale proporzionalmente all’avvicinarsi dell’approvazione della riforma costituzionale», afferma, da altro punto di vista, il presidente delle Camere Penali, Francesco Petrelli. «La verità è che questo governo ha un problema serio con il dissenso», sostiene invece la deputata del Pd Debora Serracchiani.

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