giovedì 31 agosto 2023
La visita della premier nel Parco Verde dopo lo stupro delle cuginette. Il lungo colloquio con don Patriciello: «Necessario oscurare i siti porno»
La premier, Giorgia Meloni, con don Patriciello a Caivano

La premier, Giorgia Meloni, con don Patriciello a Caivano - ANSA

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C’è una triste e banale consuetudine nei territori difficili: quando arriva il potente di turno, si procede a un poderoso sfalcio delle aiuole, di quelli che restano nella memoria delle comunità. Beh, di erba ad altezza uomo e oltre ce n’era così tanta, nelle strade di accesso e che circondano il Parco Verde di Caivano, che ai pochi addetti alla manutenzione mandati ieri sul posto il “miracolo” di fare “bella figura” con Giorgia Meloni non è riuscito: giusto una ripulita a una grossa rotonda all’uscita della statale, per il resto ci volevano giorni e giorni di lavoro, non poche ore.

Poco male. Giorgia Meloni ha raccolto l’invito di padre Maurizio Patriciello proprio per vedere la realtà com’era. E qualche filo d’erba in meno non avrebbe cambiato le cose. Una realtà che, a sentire le parole della premier dopo il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, deve averla particolarmente colpita. E l’ha forse aiutata a capire in quale contesto nascano orrori come il duplice stupro di gruppo delle cuginette che, con la stessa forza dirompente della tragedia della piccola Fortuna Loffredo, ha di nuovo scoperchiato il pentolone dei fatti indicibili che accadono nel Parco Verde. «Se noi oggi siamo qui a quasi 10 anni di distanza dalla storia terribile di Fortuna - ammette la premier - vuol dire che qui si è consumato un fallimento, nonostante gli sforzi fatti. Il numero delle persone coinvolte nel doppio stupro alimenta in me il terrore che gli episodi siano più di quelli che emergono. Intendiamo agire e metterci la faccia. In Italia non ci sono zone franche, questo è il messaggio che parte da Caivano».

La premier arriva presso la parrocchia San Paolo di Caivano in ritardo rispetto al programma ufficiale, verso le 12.25. È comunque significativo che la sua prima tappa sia dove opera don Maurizio Patriciello, il sacerdote che l’ha invitata ricordando alla politica che «anche questa è Italia». Il colloquio dura circa 40 minuti. A fianco a don Maurizio c’è il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. Con Meloni ci sono il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il titolare dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il responsabile dello Sport Andrea Abodi, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il capo della Polizia Vittorio Pisani. Al colloquio in parrocchia partecipa anche il prefetto di Napoli, Claudio Palomba.

Per motivi di sicurezza, si evita un incontro diretto tra la premier e le mamme delle cuginette. Anche gli inquirenti l’hanno sconsigliato. Ma nelle parole che Meloni rivolge a Patriciello e Spinillo si comprende l’orrore provato dalla premier nell’apprendere i fatti: si è andati persino oltre la violenza dello stupro, dice la presidente del Consiglio ai due religiosi, si è verificato qualcosa che somiglia ad una vera e propria «associazione a delinquere», con «i figli che perpetrano le violenze dei padri». Patriciello riceve complimenti pubblici per il suo impegno, ma non strappa quello «stop alla pornografia» su cui l’esecutivo si è preso del tempo per verificare perché non funzionano le attuali norme, sulla carta molto severe.

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Fuori, intanto, reazioni contrastanti. Un gruppetto composto da giovani e mamme grida «Giorgia, vieni qui, siamo noi il Parco Verde, vogliamo lavoro vero...». A pochi metri da loro, militanti di Fdi convocati dal coordinatore regionale Antonio Iannone per assicurare un’accoglienza «festante per Giorgia», come scritto in un infelice messaggio whatsapp oggetto poi di critiche e polemiche, date le circostanze. Tra le due piccole curve, anche qualche scambio di battuta sull’imminente piattaforma per il lavoro per gli “esodati” del Reddito di cittadinanza.

Intorno all’evento governativo si percepisce comunque il gelo del Parco. Silenzio, ostentata indifferenza e qualche donna affacciata ai balconi. Ma nessun incidente e nessuna tensione, come lasciava temere qualche minaccia social della vigilia. Un’altra strana curva era formata - impossibile non notarla - da ex parlamentari dimaiani di M5s che cercano un contatto con la premier e, soprattutto, una strada per entrare in Fdi. Non si fanno vedere Pd e pentastellati: appena poche settimane fa è caduta l’amministrazione che avevano fatto nascere nel 2020.

Concluso il colloquio in parrocchia, la premier e i ministri si recano nell’istituto superiore Morano retto dalla preside-coraggio Eugenia Carfora. Qui, ad attenderli, anche dei piccoli robot tagliaerba che curano il prato all’inglese della scuola. Insomma, tracce di normalità. Nella palestra si svolge il Comitato per la sicurezza (c’è anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, non De Luca con cui Meloni ha un breve summit all’aeroporto prima di ripartire). Dura più di un’ora perché i vertici locali della magistratura, della scuola e delle forze dell’ordine hanno molto da dire.

La premier ascolta e ritarda anche il viaggio verso la Grecia. All’uscita, però, non prende domande - e ne erano attese di scomode sul compagno Giambruno - e propone un’agenda molto impegnativa. Torna sul crimine «disumano e infame» a danno delle due cuginette. La risposta a chi pensa che «lo Stato fa passerelle» è un cronoprogramma: entro la primavera la riapertura (con 10 milioni di euro) del centro sportivo Delphinia in cui potrebbe essersi consumata la violenza, che sarà affidato alle Fiamme oro. E poi: più insegnanti per tenere aperte le scuole di pomeriggio, un incremento delle forze dell’ordine per una «radicale bonifica del territorio» e il «contrasto a droga, criminalità e illegalità».

Viene annunciata anche una stretta legislativa sulla dispersione scolastica, sul fronte delle multe ai genitori. «Ridicola la multa da 30 euro», dice Valditara. Si pensa ad un nuovo sistema di sanzioni più dure e progressive, da vagliare in Cdm. «Da Caivano deve partire un impegno per le tante Caivano del nostro Paese. E i ministri saranno qui in modo cadenzato a verificare che i progetti si stiano realizzando». Una presenza «continuativa» per affrontare i grandi mali che la premier ha toccato con i propri occhi: sfiducia e indifferenza.

Un'immagine di abbandono e desolazione al Parco Verde

Un'immagine di abbandono e desolazione al Parco Verde - M.I.

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