giovedì 12 aprile 2018
Il "Fatto Quotidiano" attacca le Pari opportunità per il bando prevenzione. E polemizza coi cattolici
(Ansa)

(Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Troppi i fondi distribuiti dal Dipartimento delle pari opportunità per prevenire la violenza contro le donne tramite la comunicazione? Secondo 'Il Fatto Quotidiano' sì. Invece – è la tesi dell’articolo – è meglio sostenere strutture di accoglienza per le vittime. Il giornale punta il dito anche contro il mondo cattolico, per il fatto che a essere finanziate per l’attività di comunicazione sono diverse realtà che vi fanno capo. I progetti sotto 'accusa', però, sono regolarmente passati al vaglio di un bando pubblico e sono stati esaminati assieme ad altri, che hanno ricevuto punteggi tali da essere giudicati degni di finanziamenti pubblici.

A scorrere l’elenco, si evince poi che quelli «cattolici » non sono la maggioranza e che degli 11 milioni complessivi da attribuire, meno di uno (non «1,2») andrebbero a realtà di ispirazione ecclesiale. Dunque nemmeno un decimo. Per il resto nella lista degli enti finanziati figurano realtà a 360 gradi: dall’Ucei, l’unione delle comunità ebraiche, a grandi protagonisti del terzo settore (Telefono azzurro, Save the children, Libera), province (Vercelli, Viterbo, Grosseto) o comuni ( Trieste, Campobasso, Limone Piemonte), licei statali, università. E realtà assolutamente laiche: come l’Udi, l’Unione delle donne in Italia, il Centro studi Pio La Torre di Palermo, l’Arcigay di Bologna. Ma di questi nel pezzo non si fa il minimo cenno.

Notevoli imprecisioni si rilevano, oltre a una discutibile ironia (per Il Fatto, le realtà cattoliche «hanno un canale privilegiato di comunicazione, quantomeno con il Paradiso. Ma dovrebbero avere fondi propri, non quelli statali») nell’elenco delle realtà presentate come cattoliche. Un 'Centro per la famiglia' viene confuso con il Centro la Famiglia di Roma, del tutto estraneo al bando; la fondazione Cortile dei Gentili fiorisce trasformandosi in un inedito «Giardino dei gentili»; una ex Ipab fondata nel 1887 da Francesco Crispi – ovvero l’Opera Pia Asilo Savoia, oggi alle dipendenze della Regione Lazio – viene messa nel mucchio degli «enti cattolici». Solo perché è Pia. I fondi distribuiti dal Dipartimento delle Pari Opportunità sono andati invece a tutti coloro, cattolici e no, che hanno presentato progetti in linea con i criteri richiesti.

Ma c’è davvero da scandalizzarsi se a vincere fondi pubblici per combattere la violenza sulle donne sono realtà del mondo cattolico? Per qualcuno, evidentemente sì. Associazioni di promozione sociale, scuole paritarie, realtà del volontariato non avrebbero titoli e competenza per costruire, in un’ottica di sussidiarietà, un’azione di prevenzione della cultura violenta e maschilista. Perché cattolici. È la tesi del servizio apparso martedì sul Fatto Quotidiano. Titolo: «Fondi violenza sulle donne, soldi a tutti tranne ai centri». Occhiello: Pari opportunità, 11 milioni a cattolici, scuole e club sportivi per la comunicazione. I rifugi per le vittime devono attendere». E in un sommario si dice: «Tra i beneficiari suore, preti e Divina provvidenza (il Cottolengo di Torino, ndr), associazioni sportive». Il Fatto elenca i «cattolici» che hanno vinto il bando: Comunità papa Giovanni XXIII (106 mila euro), Congregazione suore di San Giovanni Battista (125 mila), Piccola Casa della Divina provvidenza (125 mila), Centro per la Famiglia di Roma (confuso con il Centro La Famiglia degli Oblati, 125 mila), Acli di Roma (120 mila), Madonna del Soccorso di Fauglia (100 mila), Fondazione di Maria di Napoli (in realtà Fondazione famiglia di Maria 125 mila), Opera Pia Asilo Savoia, (in realtà un’ex Ipab della Regione, 125 mila), Fondazione scienze religiose Giovanni XXIII (120 mila) Giardino dei Gentili (in realtà Cortile ) del pontificio consiglio della cultura (35 mila).

Una lettura condizionata da una mentalità evidentemente statalista. Il bando infatti prevede finanziamenti, alla lettera F, per «progetti di animazione, comunicazione e sensibilizzazione» per «la prevenzione della violenza di genere» attraverso «campagne di comunicazione, educazione, attività culturali, artistiche e sportive». A chi sono andati questi fondi? Giovanni Paolo Ramonda è il presidente dell’associazione Papa Giovanni XXIII, che da anni salva ragazze dalla violenza della prostituzione. «Noi stiamo settimanalmente sulle strade con 21 unità di volontari – spiega – portando avanti l’opera di don Benzi. In 30 anni abbiamo strappato ai marciapiedi 7mila ragazze. Molte vivono nelle nostre case famiglia: ci facciamo carico di vitto e alloggio, spese legali e pratiche presso le ambasciate. Questi fondi – sottolinea Ramonda –sono una goccia rispetto alle nostre spese». Alla Papa Giovanni XXIII questi fondi «servono per fare lavoro di formazione degli operatori, informare le ragazze dei loro diritti, campagne sull’opinione pubblica come 'Questo è il mio corpo' per la perseguibilità dei clienti».

SECONDO NOI Lo scandalo che non c'è e lo statalismo di ritorno di Avvenire

Tra i vincitori «cattolici» ci sono anche le Acli di Roma. Lidia Borzì, la presidente, fa una precisazione: «Non siamo un’associazione ecclesiale, ma di promozione sociale, iscritta agli albi, con titoli e requisiti per partecipare al bando. Ma siamo allo stesso tempo orgogliosi delle nostre radici cristiane ». Le Acli di Roma da diversi anni gestiscono lo sportello 'Fiore di loto', contro la violenza e contro lo stalking, «completamente gratuito e senza finanziamenti». Perché è necessario certamente l’intervento di aiuto a chi subisce violenze, «ma c’è anche un lavoro da fare per la prevenzione, a livello educativo, sociale, culturale. È l’aspetto esplicitamente indicato nel bando. È il nostro schema: 'fare, fare bene e far sapere'».

Il Fatto Quotidiano cita tra le realtà cattoliche finanziate anche un «Centro per la Famiglia di Roma», affermando trattarsi del centro «fondato da padre Luciano Cupia». Peccato che non è quella l’associazione fondata nel 1966 dal sacerdote Oblato di Maria che creò il Centro La Famiglia. Padre Alberto Ferretti, l’attuale direttore, chiarisce l’errore: «Non abbiamo partecipato a bandi di alcun genere – dichiara – né riceviamo fondi statali. Il Centro vive delle offerte, assolutamente libere, degli utenti dei nostri servizi».

E ci sono anche le suore di San Giovanni Battista. «Il nostro progetto ha messo insieme cinque nostre scuole paritarie – spiega suor Lina Pantano, superiora provinciale – delle quali è capofila la San Giovanni Battista di Roma, dalla materna al liceo, più due scuole materne ed elementari in Campania e una nelle Marche». «Paghiamo le tasse come tutti – puntualizza suor Maria Pina Borrelli, preside della San Giovanni Battista – e da tempo facevamo educazione contro la violenza alle donne, formando docenti, studenti e famiglie. Abbiamo invitato anche Lucia Annibali, l’avvocata sfregiata dall’acido. È un tema che ci hanno sollecitato anche i nostri liceali durante la co-gestione. E forniamo supporto alle famiglie in cui emergono problematiche. I più piccoli li abbiamo coinvolti organizzando uno spettacolo, 'Io no'. Ci lavoriamo da anni. Questi fondi ci aiuteranno a fare meglio».

Tra gli enti indicati dal Fatto, c’è il Cortile dei Gentili. Padre Laurent Mazas, direttore esecutivo spiega che «la nostra fondazione è una realtà autonoma, che da sempre promuove e organizza iniziative rivolte ai giovani, per stimolare il dialogo, l’ascolto e il rispetto. Fondamentale è contribuire al cambiamento e promuovere un’educazione culturale tra i ragazzi». La fondazione è impegnata sul tema della violenza contro le donne «già da diverso tempo: con un progetto di alternanza scuola-lavoro, il prossimo 18 aprile al MAXXI con un dialogo per gli studenti: è un percorso continuo che non si deve fermare».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: