martedì 20 febbraio 2024
Passa il testo che consentirà di ritirare al dittatore comunista il titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica
Primo via libera alla pdl per la revoca dell'onorificenza a Tito

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Tutt’ora insignito del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica, Josip Brozil, più noto come Tito, potrebbe perdere a breve l’onorificenza concessa dallo Stato italiano nel 1970. La revoca arriverà al termine dell’iter parlamentare della pdl per la modifica delle norme che regolano il conferimento di questi riconoscimenti, che oggi ha ottenuto il primo via libera nella commissione Affari istituzionali della Camera. Un testo unificato, che raccoglie tre diverse proposte a firma Rampelli, Rizzetto (entrambi Fdi) e Panizzut (Lega), a cui si è cominciato a lavorare in vista della recente giornata del ricordo.

Perché serve una legge

La modifica si è resa necessaria perché la legge attualmente in vigore, quella che istituisce l’Ordine al merito (la numero 178 del 3 marzo 1951), non consente la revoca delle onorificenze a persone non più in vita. Ed è con questa motivazione, peraltro, che l’allora capo di Stato, Giorgio Napolitano, negò questa possibilità dopo la richiesta avanzata nel 20 maggio 2013 dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che appunto aveva invocato una revoca “postuma” in virtù delle note atrocità commesse, o comunque ordinate, da Tito ai danni di migliaia di vittime ed esuli italiani.
Il testo passato oggi introduce una modifica all’articolo 5 della legge 178 come segue: «In ogni caso incorre nella perdita della onorificenza l’insignito, anche se defunto, qualora si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità».

Le reazioni

«La medaglia al merito della Repubblica italiana fu conferita al dittatore comunista dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel 1969 per una incomprensibile realpolitik – ha ricordato Rampelli –. Chiudendo questo capitolo, potremo finalmente qualificare Tito per quello che è stato: un comunista assassino di italiani. Una forma di giustizia riparatrice e simbolica per le tante vittime del confine orientale». Ma, ha aggiunto, «c'è ancora tanto da fare. Abbiamo appena cominciato». «Sono soddisfatto. È la prima tappa di un percorso che porterà all'approvazione di un provvedimento atteso come completamento della legge istitutiva della Giornata del Ricordo – ha invece commentato il relatore Alessandro D’Urzì (Fdi) –: non possiamo da un lato celebrare il ricordo della tragedia e dall'altro lasciare intatta la più alta onorificenza a colui che ne è stato ispiratore».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: