martedì 6 maggio 2025
Tra le pieghe delle Alpi si snoda un percorso di pellegrinaggio che unisce spiritualità, storia e paesaggi mozzafiato: la Via Sacra che da Annaberg conduce a Mariazell

Tra le pieghe delle Alpi austriache si snoda un percorso di pellegrinaggio che unisce spiritualità, storia e paesaggi mozzafiato: la Via Sacra che da Annaberg conduce a Mariazell. Mentre calco questi sentieri, il mio corpo avverte ogni metro dei 666 metri di dislivello che caratterizzano questo tratto impegnativo, un vero battesimo montano dopo le piatte distese di Tallinn, dove le "alture" raramente superavano i 20 metri.Il cammino inizia ad Annaberg, dove la sindaca Claudia Kubelka e Maria Kvarda dell'Associazione Via Sacra mi accolgono con un sorriso che sembra dire: "Sei pronta per la sfida?". La discesa dal paese lungo la Via Crucis decorata dalle monotipie del Prof. Sepp Gamsjäger offre un momentaneo sollievo alle gambe, ma è solo l'inizio.

Mi fermo all'"Annabründl" presso il Gasthof Schachinger, dove una Pietà barocca mi osserva mentre rifornisco la borraccia, consapevole del cammino che mi attende. Il sentiero "Lassingtalweg" si rivela subito più esigente. Mentre salgo verso la cappella di Joachimskapelle sulla seconda "montagna santa", sento i muscoli protestare. Un'ora e quarantacinque minuti dopo, raggiungendo Wienerbruck, la vista panoramica mi ripaga dello sforzo, ma non posso indugiare troppo – il percorso è ancora lungo. Allontanandomi dalla strada principale verso Josefsberg, la terza "montagna santa", affronto un'altra oretta di salita. Le pitture murali nella canonica, che mostrano i boscaioli lavorare nelle foreste dell'Ötscher, mi ricordano che la fatica che provo è nulla rispetto alla durezza della vita di un tempo. L'Ötscher stesso, il cui nome significa "monte del padre", domina l'orizzonte, superando i 1800 metri e ricordandomi quanto sia lontano il pianeggiante territorio baltico.

Raggiunto Mitterbach mi fermo a osservare il singolare equilibrio tra la chiesa cattolica e quella protestante, mentre concedo un attimo di respiro alle mie spalle indolenzite dallo zaino. Entrata in territorio stiriano, la Cappella Sebastiani sulla quarta "montagna sacra" mi appare come una visione. Da qui, il "Sebastianiweg" con le sue edicole del rosario accompagna la mia discesa verso Mariazell, un tragitto di due ore e mezza che sembra infinito. Ogni passo mi avvicina alla meta, ma porta con sé il peso dei chilometri già percorsi, non solo oggi, ma in tutti questi giorni di cammino. Quando finalmente raggiungo Mariazell, il santuario mariano più importante d'Austria, mi sento molto sollevata. Hermine Butter, la "Maestra del timbro", appone il sigillo sulla mia credenziale con un sorriso comprensivo – lei sa cosa significa arrivare fin qui.

La sera, nella quiete della locanda, dedico un momento al rituale della cura: lavo a mano i calzini della giornata, gesto che si è ripetuto innumerevoli volte durante questo viaggio. Mentre stendo i calzini umidi, rivedo mentalmente le figure incontrate lungo il cammino: Christa Englinger che mi ha guidata con esperienza, Ernst Leitner che mi ha raccontato la storia della Romea Strata, Padre Anasthasius dell'Abbazia Heiligenkreuz e l'Abate Pius di Lilienfeld, custodi di una tradizione secolare. Mentre assaporo gli Schlutzkrapfen locali – un conforto culinario meritato – capisco che questi 666 metri di dislivello hanno rappresentato molto più di una sfida fisica: sono stati un cammino verticale verso me stessa, un passo dopo l'altro, un calzino lavato dopo l'altro, un incontro dopo l'altro. E in qualche modo, mi sento più leggera, nonostante la stanchezza e l'altitudine.

(11/Continua)

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