lunedì 3 ottobre 2022
Presentato oggi il progetto del polo museale nel penitenziario delle isole pontine, dal 2026 sedi di seminari di studio e corsi universitari sui diritti, l'ambiente, la pace tra i popoli
Nel cantiere aperto dell'ex carcere di S.Stefano nasce il campus d'Europa
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Lavori in corso per il “campus d’Europa”, ma qui a Santo Stefano già sono cominciati i primi seminari. Studenti di Roma Tre, della Lumsa e dell’Alma Mater di Bologna hanno seguito in questi mesi i primi percorsi di studio a Ventotene e sul suo isolotto carcerario. Cantieri aperti dunque per il grande progetto, intitolato allo scomparso presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che prevede il restauro e riuso dell’ex carcere borbonico, finanziato dal governo Renzi nel 2016 con 70 milioni di fondi europei. Oggi al Ministero dei Beni culturali è stato presentato il progetto del Polo museale che sorgerà sull'isola di Santo Stefano

L’idea che ha messo in moto tutto è stata quella di fare del carcere sull’isolotto di Santo Stefano - che sorge davanti Ventotene, culla del pensiero europeista del Manifesto di Spinelli, Rossi e Colorni - un campus per promuovere studi di cittadinanza europea, promozione dei diritti e umanizzazione della pena, valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale. Tutto decolla però solo nel 2020, quando il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, governo Conte due, dà impulso al progetto nominando Silvia Costa commissario straordinario, con Invitalia come soggetto attuatore.

Se il completamento di tutti i lavori è programmato per il 2026, i primi due bandi sono stati già assegnati. Conclusa la primissima fase di «messa in sicurezza in somma urgenza» da 300 mila euro, ora si lavora alla «messa in sicurezza e restauro» del carcere, delle aree verdi, delle strade, della cappella e del cimitero, grazie a un appalto da più di 6 milioni di euro. Il progetto della fase finale è stato approvato, ma deve essere assegnato, per un importo di circa 40 milioni. Altri 2,7 serviranno a sistemare l’approdo, oggi a stento sufficiente anche solo per sbarcare i turisti delle visite guidate.

L’edificio della direzione del carcere diventerà una foresteria da 24 posti. Le lavanderie saranno un ostello da 40 letti per gruppi giovanili. Poi 5 residenze temporanee per artisti. Parte degli edifici saranno adibiti anche a un polo museale dedicato alla storia delle due isole, all’ambiente e al mare.

Ma già cominciano ad arrivare studenti e seminari. Ad aprile Marco Ruotolo, docente di diritto costituzionale di Roma Tre e fondatore del Centro europeo della pena, ha portato 70 universitari a Ventotene e Santo Stefano per approfondire il tema «Pena e nuove tecnologie»: si è discusso di didattica a distanza per i detenuti, colloqui on-line coi familiari, gestione digitale delle richieste dei carcerati. Poi a maggio sono sbarcati 25 studiosi del Centro Camporesi dell’Alma Mater di Bologna, per ragionare su «I confini della libertà». A giugno, sempre per tre giorni, è stata la volta di 40 studenti di scienze penitenziarie e criminologiche della Lumsa di Roma venuti ad approfondire «Il diritto alla speranza». Per novembre è attesa la Sapienza di Roma.

Il carcere è un gioiello architettonico costruito nel 1795. Ha la forma di un teatro - la pianta è sovrapponibile al San Carlo di Napoli - ma con funzioni ribaltate: le celle sono i palchi, al posto del palcoscenico le guardie carcerarie a scrutare gli "spettatori", e al centro una cappella esagonale per la messa. Oltre ai detenuti comuni, Santo Stefano ospiterà - fino al 1965, anno della chiusura definitiva - prima i patrioti del Risorgimento come Settembrini e Spaventa, poi il regicida anarchico Gaetano Bresci, infine gli antifascisti e padri della Costituzione Terracini, Scoccimarra, Pertini.

Dal 1952 al 1960 sarà diretto da Eugenio Perucatti, direttore illuminato dalla fede, che umanizzerà il penitenziario con il lavoro per i detenuti, il campo di calcio, il cinema aperto anche ai ventotenesi. E per baby sitter dei suoi figli sceglierà un ergastolano. Un'applicazione determinata e appassionata dell’articolo 27 della Costituzione, che da pochi anni rivoluzionava il concetto di pena indicandone il fine riabilitativo. Ben 25 anni prima della riforma carceraria, grazie a un direttore convinto - già allora - anche della necessità di abolire il carcere a vita.

​Tra storia e natura il Polo museale di Santo Stefano: presentato il progetto al Ministero della Cultura

Prende forma intanto il progetto del Polo museale di Santo Stefano, che sarà in parte ospitato nei locali del Corpo di guardia del carcere borbonico, in parte realizzato con percorsi esterni sull’isolotto. Presentato questa mattina al ministero dei Beni culturali, il Polo museale è un pezzo importante del progetto di recupero e riuso del penitenziario, e sarà parzialmente fruibile già tra due anni - cioè prima della chiusura dei lavori generali prevista nel 2026 - per la parte dei sentieri didattici esterni. Le tradizionali visite guidate a Santo Stefano comunque non sono mai state interrotte dai lavori e proseguiranno fino alla chiusura del restauro.

La struttura espositiva racconterà le diverse dimensioni che compongono l’identità delle isole di Ventotene e del suo isolotto di Santo Stefano: quella ambientale (migrazioni degli uccelli e fauna marina); storica (dall’epoca romana al Confino fascista); antropologica (la vita degli agricoltori e pescatori mandati nel ‘700 a colonizzare le isole); giuridica (l’evoluzione della pena, dall’ergastolo borbonico per patrioti e antifascisti alla gestione degli anni ’50 del direttore Eugenio Perucatti tesa alla riabilitazione).

«Le isole di Santo Stefano e Ventotene sono un luogo in cui, nei tempi più bui della nostra storia, nacque l'idea di un'Europa unita e federale», ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Il suo recupero, dopo un lungo abbandono, avverrà all'insegna di quell'ideale e diverrà una “scuola di alti pensieri” (come diceva Perucatti, ndr) al servizio della formazione e della ricerca europea». Il Polo museale servirà anche «a trasmettere ai futuri allievi e ai visitatori il senso profondo dei diritti umani e della libertà politica che qui prese vita grazie a Settembrini, Spaventa, Pertini e, a Ventotene, a Ernesto Rossi e Altiero Spinelli».

Per la commissaria straordinaria del governo, Silvia Costa, il progetto di recupero intitolato a David Sassoli «è rivolto alle nuove generazioni. La Next generation Eu non avrà bisogno solo di risorse finanziarie ma anche di luoghi dove incontrarsi e rigenerarsi: Santo Stefano e Ventotene si candidano ad essere uno di questi luoghi».

Una volta completato, il polo museale sarà aperto da marzo a ottobre. I visitatori, a numero chiuso, arriveranno all’isolotto da Ventotene solo con natanti autorizzati. Le visite potranno essere sia guidate che libere. Una delle prime e più importanti tappe del restauro è la realizzazione di un molo adeguato, ma rispettoso dei vincoli ambientali e paesaggistici. Il progetto è quello di realizzare un “museo della memoria”, rispettoso del dolore del luogo e della dignità umana di chi ci ha vissuto, non un “museo del carcere degli orrori”.

Il percorso museale interno al carcere invece si snoderà sia nei locali del corpo di guardia che in alcune delle celle, quattro per piano. Per alcune, come la cella in cui fu recluso Sandro Pertini, è previsto un «arredo di parole» con sistemi sonori attivati dalla presenza dei visitatori per diffondere testimonianze audio e racconti dei protagonisti. Uno spazio poi permetterà grazie alla tecnologia”immersioni virtuali” nell’ambiente marino che ospita, tra l’altro, siti di riproduzione di grandi cetacei.

Lo sforzo dei progettisti è anche di rendere i percorsi accessibili anche ai portatori di disabilità, con un approdo agibile e piccoli mezzi elettrici per superare i percorsi scoscesi dell’isolotto. Previsto anche un “gemello digitale” del Polo museale per rendere fruibile on-line - a distanza o nei quattro mesi di chiusura invernale - almeno una parte del percorso espositivo.

Proprio al superamento delle barriere architettoniche e al miglioramento della fruizione dell'offerta culturale dell'isola è volto anche un progetto del Comune di Ventotene – che non fa parte del progetto di recupero del carcere - e concorre a un finanziamento di 490 mila euro, fondi del Pnrr dedicati proprio a facilitare «l’accessibilità fisica e cognitiva della cultura». Fondi che – se il progetto vincesse il bando del Mibac - permetterebbero di migliorare la visita dei luoghi del confino a Ventotene, formare le guide del posto, preparare materiale didattico, registrare e tradurre testimonianze e contributi culturali degli isolani, infine rendere accessibili i siti archeologici. Tutti i progetti contribuiranno alla destagionalizzazione del turismo sulle due isole che non permettono u n turismo di massa.

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