mercoledì 16 giugno 2021
Nel dossier di medici per i diritti umani le testimonianze di angoscia e privazioni dei braccianti, lontano dalla famiglia e sfruttati dai caporali. Senza contratto né tantomeno diritti

Fotogramma

«Mi chiamo Mohamed, sono nato in Senegal e non vedo mia moglie da 7 anni. Ho un contratto di lavoro per 2 mesi all’anno, il resto dei mesi lavoro in nero e non posso farci nulla. Ho chiesto insistentemente ai miei datori di lavoro di farmi un regolare contratto per permettermi di dimostrare che posso convertire il mio documento di soggiorno. Ma continuano a dire che, anche se lavoro bene, fare un contratto gli costa troppo. Non posso tornare in Africa, non posso far venire mia moglie in Italia. Sono molto stanco e non perché ho lavorato 7 ore oggi…». È intriso di sudore, fatica, angoscia e privazioni il racconto di Mohamed, bracciante sfruttato negli agrumeti della Piana di Gioia Tauro. La sua e altre drammatiche testimonianze sono contenute nelle 60 pagine del dossier Zone rosse, lavoro nero, dell’associazione Medici per i diritti umani, che dal 2014 opera in quel territorio durante i mesi della raccolta degli agrumi. Un loro “team multidisciplinare”, da ottobre 2020 ad aprile 2021, a bordo di una “clinica mobile” ha raggiunto insediamenti ufficiali e informali abitati dai braccianti stranieri, curando e intervistandone oltre trecento sui 2mila presenti nella Piana.

Dal dossier, visionato in anticipo da Avvenire, emerge uno spaccato desolante: «Nulla o ben poco sembra essere cambiato rispetto agli anni passati» perché «il lavoro nero o grigio continua a rappresentare la norma, lo sfruttamento resta grave e diffuso, le condizioni alloggiative – tra tendopoli ufficiali che cedono rapidamente il posto a baraccopoli sovraffollate e malsane e casali fatiscenti sparsi nelle campagne – sono ancora oggi disastrose». Non solo: «L’accesso alle cure è spesso ostacolato da impedimenti burocratici, mancanza di informazioni, isolamento».

E «l’esercizio di diritti basilari quali l’iscrizione anagrafica, il rinnovo dei documenti di soggiorno, l’accesso alla disoccupazione agricola o all’indennità di malattia resta ancora oggi precluso a molti lavoratori, a causa delle irregolarità contrattuali, salariali e contributive che caratterizzano in modo sistematico i rapporti di lavoro». A otto anni dall’avvio del progetto “Terragiusta”, lamenta Medu, il panorama nella Piana resta sconcertante: «Tendopoli che si trasformano in baraccopoli, cumuli di rifiuti negli insediamenti informali come nei centri abitati, trasporti inesistenti, sanità al collasso, istituzioni impotenti e spesso commissariate, lavoro nero e grigio diffusi, settore agricolo in crisi». Inoltre l’aumento percentuale dei contratti non ha determinato migliori condizioni per i braccianti agricoli stranieri, dal momento che «il lavoro nero è stato sostituito dal lavoro grigio, con gravi irregolarità nei salari, nelle buste paga, negli orari di lavoro e nel versamento dei contributi». Solo un raccoglitore su 10 dichiara di essere iscritto al servizio sanitario nazionale. E la legge 199 del 2016 per il contrasto al caporalato non ha avuto un impatto decisivo sulle reti di sfruttamento.

Lavoro grigio e caporali. Su oltre trecento persone rivoltesi a Medu per visite mediche o consulenza legale, il 94% è risultato «regolarmente soggiornante». Tuttavia l’intermediazione illecita di manodopera per mezzo di caporali resta «il sistema di reclutamento più diffuso». Molto usato è l’espediente subdolo del lavoro grigio: a fronte della registrazione di un contratto, vengono trascritte in busta paga solo poche giornate (mai superiori a 10 al mese, nonostante l’immigrato lavori tra 5 e 7 giorni a settimana, in media 8 ore quotidiane, con un compenso medio di 35 euro al giorno) e le rimanenti sono «corrisposte in contanti». Diffuso è pure il “cottimo”, con un compenso misero: tra 0,60 centesimi e 1,50 euro per una cassetta da 25 chili di agrumi.

L’ondata del Covid. Visitando i lavoratori, i medici hanno riscontrato patologie osteo-articolari, problemi digestivi, malattie respiratorie, dermatiti e un forte stress: alcuni abusano di alcol per «cercare di dimenticare i problemi». Fra ottobre e novembre, sulla situazione ha inciso anche la seconda ondata del Covid-19, che ha colpito il campo container di Rosarno e la nuova Tendopoli ministeriale di San Ferdinando, portando all’istituzione di due “zone rosse”. Racconta Mamadou: «Alla fine di una giornata di lavoro, mi sono recato presso la clinica mobile di Medu perché non riuscivo a stare in piedi. Erano diversi giorni che non stavo bene, ma dovevo continuare a lavorare. Sono risultato positivo, mi hanno messo in quarantena. Ho scoperto di avere diritto all’indennità di malattia, prima non sapevo cosa fosse». In quei mesi, annotano gli esperti di Medu, «le critiche condizioni igienico-sanitarie e il sovraffollamento degli insediamenti hanno rappresentato un terreno fertile per la diffusione del virus».

Le richieste di Medu a governo, prefettura e questura: «Procedure troppo lente»

Quanto pesa un’iscrizione all’anagrafe? Molti braccianti degli agrumeti della Piana se la sono vista negare per l’impossibilità di dimostrare la propria dimora nelle tendopoli o in tuguri di fortuna. Ma chi non è iscritto non può presentare l’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno o la richiesta per motivi di lavoro, né ottenere la carta d’identità, in mancanza della quale non viene consentita l’apertura del conto corrente. Oggi, denunciano gli esperti di Medu (che hanno aiutato 78 immigrati a ottenere la tessera sanitaria), il «problema resta irrisolto, nonostante le numerose segnalazioni alle istituzioni competenti», anche per via di «prassi illegittime messe in atto dal personale degli sportelli».

Nel frattempo, la procedura di emersione avanza a rilento. Racconta Yunes: «Ho fatto domanda di regolarizzazione ad agosto 2020 e non mi hanno ancora chiamato dalla Prefettura per firmare il contratto. La mia tessera sanitaria è scaduta a febbraio perché la legge della regolarizzazione diceva che entro sei mesi avrei avuto un documento. Così non è stato. Come posso avere un medico di base adesso? Io non sono irregolare». La lentezza, constatata dallo stesso ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, viene confermata dal rapporto di Medu. Su 13 lavoratori intervistati, «nessuno ha ancora concluso la procedura perché in attesa dei controlli dell’Ispettorato del lavoro, della convocazione in Prefettura, del permesso di soggiorno temporaneo da convertire in permesso di soggiorno per lavoro subordinato». Così, Medu chiede alla Prefettura di Reggio Calabria di «monitorare l’effettivo accesso all’iscrizione anagrafica» dei braccianti stranieri e di consentire il rilascio del permesso di soggiorno per attesa occupazione a chi ha presentato istanza di regolarizzazione, ma il cui contratto sia finito prima della convocazione. Alla Questura reggina, invece, la richiesta è di «ridurre i tempi di attesa per il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo» per la prima categoria di immigrati e per i richiedenti asilo.


L’appello: ridurre i tempi di attesa per l’iscrizione anagrafica

In vista della prossima stagione di raccolta degli agrumi, Medu raccomanda al governo una serie di azioni, fra cui l’aumento delle ispezioni su sommerso ed evasione fiscale. Inoltre, alla Regione Calabria l’ente umanitario chiede di potenziare i servizi pubblici e garantire l’accesso alla vaccinazione, mentre l’appello ai comuni della Piana è di consentire l’iscrizione anagrafica dei migranti con permesso di soggiorno che vivono presso gli insediamenti informali. “Fantasmi” loro malgrado, ma indispensabili per l’agricoltura. Come Mohamed: «Lavoro in campagna e gli unici documenti che ho sono la ricevuta della sanatoria che ho fatto l’anno scorso e la fotocopia del mio passaporto. Il mio lavoro nei campi ormai è finito, devo anche cambiare Regione, ho paura di non riuscire ad ottenere quel permesso di soggiorno. È passato tanto tempo, è tutto molto complicato…».

L’uccisione di Gassama, investito in una via buia


Da dicembre 2020 almeno 4 incidenti stradali hanno coinvolto i braccianti mentre raggiungevano o tornavano dai luoghi di lavoro su vecchie bici, perché i mezzi pubblici scarseggiano. Sabato 21 dicembre è stato ucciso Gassama Gora, investito da un’auto pirata e lasciato a terra senza soccorso. Ma gli incidenti sono frequenti e, in caso di ferite lievi, non vengono denunciati. Fino a maggio, la rete “Luci su Rosarno” ha distribuito migliaia di luci, fascette e giacche catarifrangenti ai lavoratori.

In 8 anni Medu ha assistito oltre 3mila persone

Medici per i Diritti Umani (Medu) è un’organizzazione umanitaria, che porta aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, nelle situazioni di crisi in Italia e all’estero, e lavora per promuovere il diritto alla salute. In otto anni di interventi (dal 2014 al 2021) durante la raccolta di agrumi, nella Piana di Gioia Tauro, la clinica mobile di Medu ha assistito in totale 3.625 persone, effettuando 4.629 visite mediche. Nella stagione 2020-2021, a cui si riferisce il dossier odierno, sono state 324 le persone aiutate con cure mediche o supporto socio-legale. Anche quest’anno la popolazione degli insediamenti precari impiegata in agricoltura è stata costituita da giovani uomini regolarmente soggiornanti, età media 32 anni, provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana, in particolare da Mali (45%), Senegal, Gambia e Ghana.

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