martedì 5 ottobre 2021
L’arresto di quattro esponenti del clan Crea, sotto accusa per l’omicidio del fratello di Girolamo Bruzzese, collaboratore di giustizia, ammazzato a Pesaro nella strage di Natale del 2018
L’ex sindaco di Rizziconi, Nino Bartuccio

L’ex sindaco di Rizziconi, Nino Bartuccio - Archivio

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La cosca Crea voleva dimostrare la sua operatività e capacità di intimidazione per scoraggiare ulteriori collaborazioni. Per questo decise di uccidere Marcello Bruzzese, fratello di Girolamo, l’unico collaboratore di giustizia del potente e violento clan ndranghetista di Rizziconi, paese della Piana di Gioia Tauro. Omicidio commesso il giorno di Natale del 2018 a Pesaro, dove Bruzzese, inserito nel programma di protezione, viveva.

Ma la cosca non si era accontentata. Così stava progettando un clamoroso attentato con un bazooka o con esplosivo, contro chi era stato determinante per l’operazione Deus del 2014 che aveva poi portato a dure condanne, soprattutto in appello del 12 dicembre 2020, a partire dal boss assoluto, Teodoro Crea, detto 'Toro' e anche 'Dio onnipotente', e i suoi figli. La vittima esemplare molto probabilmente doveva essere Nino Bartuccio, ex sindaco coraggioso di Rizziconi, determinante con le sue dichiarazione per mandare in carcere Crea e altri esponenti del clan.

Da allora vive sotto scorta, lui e l’intera famiglia, con addirittura i militari sotto casa. Per questo gli ndranghetisti volevano utilizzare un bazooka o esplosivo, per 'bucare' la blindatura delle auto. Ma Bartuccio non è l’unico a rischio a Rizziconi. Ricordiamo che nel piccolo paese sono sotto scorta anche due imprenditori, Nino De Masi e Pasquale Inzitari, oltre al giorna-lista, Michele Albanese. Tutti possibili obiettivi della vendetta del clan. Ieri è così scattata l’operazione condotta dal Ros dei carabinieri e coordinata dalle Dda di Ancona, Brescia e Reggio Calabria, sotto la supervisione della Procura nazionale antimafia, che ha portato al fermo di quattro esponenti del clan: Vincenzo Larosa, Michelangelo Tripodi, Francesco Candiloro e Rocco Versace, gli ultimi tre ritenuti responsabili dell’omicidio Bruzzese. E altri erano imminenti.

«Abbiamo elementi – ha spiegato il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri – sulla volontà di perseguire attentati nei confronti di chi si era reso responsabile delle disgrazie giudiziarie degli esponenti della cosca Crea. Questo ci ha indotto a intervenire. Non si tratta di un’intercettazione in particolare, ma di tutta una serie di elementi che sono stati acquisiti e che fanno riferimento ai due soggetti della cosca Crea che progettavano concretamente almeno due attentati. Vi era una conversazione in cui uno dei fermati, facendo riferimento a una sentenza della Corte d’Appello, diceva che ci voleva un’Ak47, un kalashnikov e sparare 'a go go'. Ci sono riferimenti a un’autovettura blindata che sarebbe dovuta esplodere ».

L’inchiesta, frutto tra l’altro dell’analisi di un miliardo e mezzo di dati di traffico su cellulari e web, ha sottolineato il procuratore aggiunto, Gaetano Paci, «mette in evidenza un dato straordinariamente rilevante: nonostante la perdurante detenzione dell’anziano patriarca Teodoro Crea e dei figli, entrambi sottoposti al 41-bis, abbiamo sul territorio una serie di gruppi criminali che sanno muoversi sullo scenario nazionale. I soggetti fermati, infatti, manifestano una devozione e asservimento e una volontà di perseguire i loro propositi criminali senza alcun tipo di esitazione».

Esemplare è l’omicidio di due anni fa. Girolamo Bruzzese si era dissociato dal clan nel 2003 dopo aver sparato a Teodoro Crea. Convinto di averlo ucciso si consegnò ai carabinieri offrendo la sua collaborazione. Il boss è però rimasto in vita e scattò la vendetta. Nel 2004 viene ucciso Giuseppe Femia, suocero di Bruzzese. Ma non basta. Dopo 15 anni i killer raggiungono il fratello Marcello. «È la volontà di riaffermare la capacità intimidatoria della cosca, in un territorio lontano e a distanza di tempo, anche per scoraggiare altre collaborazioni», sottolinea il procuratore distrettuale di Ancona, Monica Garulli. Ora gli inquirenti sperano che dopo questi arresti qualcuno invece decida di parlare su altri gravissimi omicidi, come quello del diciottenne Francesco Inzitari, ucciso il 5 novembre 2009, per vendicarsi del padre Pasquale, che aveva contribuito all’arresto di Teodoro Crea. E anche lui poi vittima di un agguato nel 2017 dal quale riuscì miracolosamente a salvarsi.

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