giovedì 3 agosto 2023
È salita al cielo la mattina del 3 agosto, a 86 anni, madre Elvira Petrozzi. Fondatrice della Comunità Cenacolo di Saluzzo, tra le ultime figure carismatiche legate al mondo delle dipendenze
Madre Elvira

Madre Elvira - Comunità Cenacolo

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Per chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarla, almeno una volta, suor Elvira (o madre Elvira, come voleva essere chiamata) era sorriso. E nella disperazione delle migliaia di famiglie che sono salite distrutte sulla collina di Saluzzo, nel Cuneese, dove aveva piantato il suo vessillo di speranza nella Comunità Cenacolo, quel sorriso era il primo segno d’umanità dopo anni di solitudine e di vergogna. La dipendenza d’un figlio – o d’un fratello, una sorella, una giovane mamma – dalla droga e dall’alcol, l’abisso della criminalità e della prostituzione, sono ferite strazianti di cui nel nostro Paese nessuno o quasi si prende cura. E sono sempre più profonde, come appena qualche giorno fa hanno dimostrato anche i dati della Relazione al Parlamento. Suor Elvira (al secolo Rita Agnese Petrozzi) , che ha chiuso gli occhi ieri mattina a 86 anni dopo una lunga malattia, a tanto dolore non s’è arresa mai. Lo vedeva, da ragazza, sulle strade della sua Sora, nel Frusinate, dov’è nata e cresciuta. Lo ritrovò prima fuori Torino, dove entrò in convento tra le suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, poi a Saluzzo. Era una seconda “chiamata”, quella che sentiva da quei volti scavati, da quei corpi buttati sulle strade. E nel luglio del 1983, quando l’eroina mieteva centinaia di vittime nel nostro Paese e nascevano le prime comunità legate a figure carismatiche cattoliche e laiche, le offrirono le chiavi per una villa diroccata sistemata sulla collina sopra il paese, di fronte al Monviso. Dove è nato e cresciuto il Cenacolo. Qui pubblichiamo la lettera che abbiamo ricevuto dal vescovo di Saluzzo, monsignor Cristiano Bodo, che la ricorda.

Quando salì sulla collina “San Lorenzo” di Saluzzo, suor Elvira aveva già fatto, da tempo, la scelta del Vangelo. In cuore suo ardeva un fuoco; nulla di nitido aveva in mente; bruciava soltanto del desiderio di abbracciare il mondo, il mondo dei poveri, degli ultimi, dei derelitti, degli scartati, di coloro che sciupavano la vita perché non ne trovavano il senso. Su quella collina è divampato un incendio; da quella collina si è propagato nel mondo. Dalla fragilità di una donna abitata dal Vangelo è sgorgata una sorgente di Misericordia; dalla fede semplice di una “povera” è nata una comunità di credenti nella risurrezione; dalla preghiera ostinata di chi non si è mai arreso alle difficoltà è venuta la provvidenza!

Coraggiosa e serena, prudente e intelligente, convinta che la Verità nulla deve temere, di se stessa suor Elvira aveva una percezione reale; conosceva bene la sua fragilità e questa, paradossalmente, è stata la sua forza, lo spazio della Grazia e dell’Amore che salva. E dell’Amore Madre Elvira si è fidata: ciecamente; all’Amore ha consegnato se stessa: totalmente; l’Amore, quello fatto di gesti concreti e non di belle parole, ha raggiunto il mondo contagiandolo di bene. Di Madre Elvira si può dire che è stata paziente e generosa, non ha fatto valere le sue doti, non ha mai agito per orgoglio, ha rispettato tutti; ha dimenticato i torti. Coloro che l’hanno incontrata hanno sperimentato concretamente la Carità. La Bontà di Dio era in lei; l’Amore di Dio era in lei; la Misericordia di Dio era in lei.

Plasmata dallo Spirito, si è offerta al Padre, in unione con Cristo, per condividerne l’obbedienza, l’umiltà, la fortezza. Con l’aiuto della Grazia ha intessuto un’autentica vita di fede, speranza, carità; ha irrorato le sue giornate di lavoro, di preghiera, di accoglienza, portando a compimento ciò per cui il Signore l’aveva creata. Rinnovata di giorno in giorno dalla sua stessa offerta e rivestita di bellezza, ora l’accoglie il Paradiso, dove contempla per sempre Colui che qui in terra ha amato e servito.

La comunità del Cenacolo è l’eredità che Madre Elvira ci lascia; è un miracolo che vive, di cui ella stessa si è sempre stupita. Vive la comunità: tra lo stupore di molti ancora increduli, tra la gratitudine di tanti toccati dalla Grazia, tra la gioia vera di chi si sente salvato. La comunità del Cenacolo è un miracolo che vive; è un dono da custodire, da conservare, da trafficare! Benedetta sia questa chiesa povera, questa chiesa di peccatori salvati, lavati dal perdono e dalla misericordia. Benedetta sia questa chiesa dalla fede adamantina e della provvidenza. Benedetta sia questa chiesa che suda e lavora, che prega in ginocchio e canta. Benedetta sia questa chiesa della tenerezza, che non giudica, ma accoglie. Benedetta sia questa chiesa di bambini e di famiglie, di laici e di consacrati, di apostoli e di missionari. Benedetta sia questa Chiesa!

Cara Madre Elvira, non vogliamo celebrare te, ma il fuoco che ti ha consumata. Intercedilo ora per la comunità del Cenacolo, per la Chiesa intera, per questa diocesi, per me.

+ Cristiano Bodo, Vescovo di Saluzzo


Chi era, cosa ha fatto madre Elvira e i funerali

Nata a Sora, in provincia di Frosinone, nel 1937, «figlia di gente povera» come si definiva lei stessa, emigrata ad Alessandria, a 19 anni entrò in convento a Borgaro Torinese, tra le suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove diventò suor Elvira. La svolta in quel luglio del 1983, quando ricevette le chiavi di quella villa abbandonata e andò a viverci con quattro o cinque ragazzi raccolti dalle strade del paese, dove avevano perso ogni speranza e dignità. Lassù, i primi tempi, c’era lei – una giovane suora – e quattro o cinque “tossici”, come li chiamava la gente. Uno scandalo, e un’aliena Elvira, col suo abito bianco e azzurro e la vanga in mano, a lavorare e pregare. La sua ricetta contro la droga era quella, assieme allo sguardo pieno d’amore, che quei ragazzi rifiutati da tutti non giudicava mai. E funzionò: il rudere ben presto divenne una casa, col giardino e i primi alberi da frutto. I ragazzi e le ragazze aumentarono, finché nacque il miracolo che oggi è la Comunità Cenacolo: una realtà diffusa in 20 Paesi del mondo, con 70 strutture di accoglienza e una rete di decine di migliaia di famiglie che l’appoggiano e la sostengono. Quelle dei giovani che grazie a suor Elvira si sono salvati e che nella maggior parte dei casi in comunità hanno deciso di rimanere, chi facendo famiglia e aiutando i nuovi entrati, chi prendendo i voti, chi lavorando.

Lei, madre Elvira, non si è mai tirata indietro. Ha incontrato Papi, cardinali, impressionandoli con la sua umanità e il fuoco che aveva negli occhi: «La preghiera è un dono di Dio - diceva -. È un regalo. Ho voluto che anche i giovani che accoglievo potessero non solo sentire parlare di Dio, ma vedere la sua paternità concreta». Già durante i giorni della Festa della Vita tenutasi sulla collina di Saluzzo dal 13 al 16 luglio scorsi, migliaia di persone tra cui giovani, genitori e amici appartenenti alla “grande famiglia” della Comunità, giunti da tutto il mondo per festeggiare il quarantesimo anniversario del Cenacolo, si sono strette attorno a lei in intensa preghiera e con profondo affetto per ringraziarla e accompagnarla nel passaggio alla vita eterna. Terminata la Festa un fiume di persone – giovani delle fraternità e missioni sparse nel mondo, “figli” della Comunità, amici, genitori – è giunto presso la Casa di formazione per darle l’ultimo saluto, per una carezza, una preghiera, un bacio, un grazie. «Quando diranno: “Elvira è morta!” voi dovete cantare, ballare, fare festa – ripeteva suor Elvira – perché io sono viva. Guai se dite: “poverina…”. No, niente “poverina”! Io vado ben tranquilla e felice e canto, canto già! Davanti a me si spalancherà qualcosa di grandioso… la vita non muore!».

La camera ardente è allestita presso la Casa di formazione delle Suore Missionarie della Risurrezione in via Pagno 115 a Saluzzo, luogo dove Madre Elvira ha vissuto gli ultimi anni della sua vita terrena. Sarà possibile la visita alla salma a partire da venerdì 4 agosto, negli orari dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18.30, fino alla data del funerale, fissato per il 10 agosto alle 16.30 propro nella casa madre, sulla collina di San Lorenzo. Ogni sera qui, a partire da venerdì 4 agosto, alle ore 20.30, verrà recitato un santo rosario, aperto a tutti. Tutte le informazioni aggiornate sono comunque reperibili sul sito della comunità.

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