giovedì 22 febbraio 2024
La gaffe in una nuova campagna sulla sicurezza stradale del ministero di Trasporti. Ma il vero problema è: queste pubblicità funzionano?
Un frame dallo spot del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla sicurezza stradale

Un frame dallo spot del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla sicurezza stradale - Web

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Uno schermo diviso in due per due storie parallele: un gruppo di amiche è in auto per una serata “aggressive” in compagnia. Ridono, si divertono, usano il cellulare. Nel video di sinistra chi è al volante si distrae e l’auto si schianta, in quello di destra invece invita a mettere via lo smartphone. È parte della campagna sulla sicurezza stradale del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, diventata virale sui social (con strascichi politici) per un motivo particolare: in entrambe le situazioni nessuna delle ragazze ha le cinture di sicurezza allacciate. Che, come è noto, è proprio la base della sicurezza in strada. Nel gergo, un epic fail. In seguito alle polemiche è arrivato l’annuncio dei responsabili della produzione che i filmati saranno cambiati, mentre il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che aveva lanciato lo spot attraverso i suoi canali social, ha specificato che i filmati non sono ancora andati in onda sulla tv pubblica né è stata definita la loro effettiva programmazione.

Di campagne la Presidenza del consiglio dei ministri ne produce di ogni genere e grado nel numero di due ogni quindici giorni (si possono vedere tutte qui). Si va dall’arruolamento nelle forze dell’ordine e nell’esercito alla frutta a guscio, dalla vaccinazione alla contraffazione del Made in Italy. L’intenzione è lodabile, gli esiti altalenanti, non di rado discutibili segnando clamorosi autogol (bipartisan, è una costante al di là dei governi). Come nel caso della campagna con Roberto Mancini sulla droga, dell’estate scorsa (per altro esattamente nello stesso periodo in cui si stava consumando il divorzio con la Nazionale). Imbarazzante la sceneggiatura e la realizzazione tecnica, imbarazzante l’idea di giovani, imbarazzante il claim. Il frutto è stato lo sberleffo sui social. Si potrebbe sospettare che il problema stia in nuce: la pubblicità moderna, ma forse quella di ogni tempo, non è strutturalmente fatta per “educare”. Eppure all’estero non mancano casi di campagne governative su temi caldi realizzate con ironia e autentica professionalità; al punto che diventano virali anche da noi. Se l’esito di una pubblicità commerciale può essere rilevato attraverso l’impatto sul mercato, quello delle campagne sulla sicurezza stradale forse è più complicato, ma c’è da chiedersi se avvengano mai verifiche sull’efficacia e la penetrazione presso il pubblico di riferimento di questi spot. Altrimenti sono un po’ come gli avvertimenti sui pacchetti di sigarette: noi te l’avevamo detto, se vai avanti è un problema tuo.

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