venerdì 10 marzo 2023
Peluche lanciati verso i ministri per ricordare i bambini morti. Scritte contro Piantedosi, paese blindato. Esposto di 40 associazioni: non possono esserci zone grigie, vogliamo chiarezza
Silenzi e slogan, invito ai familiari ma la visita alle bare non c'è
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Quando ormai è calata la sera, la visita lampo della presidente Giorgia Meloni e del governo nel paesino calabrese di Cutro termina come era iniziata, coi ministri a bordo di vetture blindate. Il corteo è diretto al vicino aeroporto di Sant’Anna, per risalire sugli aerei di ritorno a Roma. Il Consiglio dei ministri simbolicamente in trasferta, come da programma, si è tenuto. La visita alle salme delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro, ancora ospitate nel PalaMilone di Crotone, invece non era in programma e non c’è stata. Andando via, incalzata dai cronisti che chiedevano se avesse intenzione di andarci, la premer pare possibilista: «Ci vado volentieri... ». Poi, invece, sale sul volo e rientra nella Capitale.

E quasi in contemporanea, da Roma si fa sapere che «nelle prossime ore», quindi forse già oggi, lei stessa «inviterà a Palazzo Chigi i familiari delle vittime della tragedia». La cronaca della giornata inizia poco dopo mezzogiorno, in una Cutro “blindata”: negozi chiusi fino alle 19, transenne e agenti delle forze dell’ordine dappertutto. I cittadini attendono l’arrivo della premier, che scende dalla vettura quando mancano cinque minuti alle 16. Ad attendere lei e i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini ci sono il sindaco Antonio Ceraso e le istituzioni civili e religiose: dal presidente della Regione Roberto Occhiuto all’arcivescovo di Crotone-Santa Severina Angelo Raffaele Panzetta. Poco dopo, seguono alla spicciolata quasi tutti i ministri, con l’eccezione dei titolari di Economia e Difesa, Giancarlo Giorgetti (collegato in videoconferenza) e Guido Crosetto, e della ministra della Famiglia, Eugenua Roccella, in missione all’estero.

Prima che le auto blindate del suo corteo percorrano via Roma e facciano scendere i membri del governo, c’è qualche attimo di contestazione. “Not in my name”, dicono i cartelli di un gruppo di manifestanti all’arrivo dei ministri nel piccolo centro calabrese. Qualcuno urla «vergogna», qualcun altro «dimissioni», mentre c’è chi lancia dei pupazzi di peluche verso le vetture blindate. «Chiediamo verità e giustizia. A 15 giorni dalla tragedia ancora non emerge la verità. E ieri volevano trasferire le salme. Vogliamo una vera politica di accoglienza» dice in manifestante in piazza della Scacchiera, a poche centinaia di metri dal Municipio. Al presidio di protesta prendono parte alcuni Cobas e rappresentanti Usb e alcuni ex operai della vecchia Pertusola, riuniti nel gruppo “Fabbrikando l’avvenire”.

Lamentano di essere stati tenuti a distanza («Vogliono metterci in un vicolo, ma non ci muoviamo, ci debbono alzare di peso. Stiamo manifestando in modo pacifico. Questa è una terra di emigranti, sappiamo bene cosa vuol dire per i migranti lasciare la propria terra»). Nelle stesse ore, a Crotone, oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea (fra cui Arci, Asgi, Emergency, Open arms, Oxfam e altre) presentano un esposto collettivo, per chiedere di fare luce sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 72 persone, compresi 28 bambini.

«Davanti a così tanti morti e dispersi, è doveroso fare chiarezza » dicono i responsabili delle associazioni «Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi». Le associazioni chiedono inoltre all’Italia e all’Europa di mettere in piedi al più presto «un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo». Intanto, a Cutro va in scena l’evento simbolico voluto dal governo. Mentre il Cdm è in corso, carabinieri, poliziotti e finanzieri, insieme alle pattuglie della polizia municipale, sorvegliano il municipio e le vie attorno.

«Tanta polizia qui non l’abbiamo mai vista, neppure quando hanno arrestato qualche boss di ‘ndrangheta », mormora un signore anziano dietro una transenna. Poi, il rito della conferenza stampa, stavolta più movimentata di quelle di solito tenute a Palazzo Chigi. Alla fine, mentre i blindati di polizia e Carabinieri smobilitano e le transenne si riaprono, lungo la strada che esce da Cutro resta solo una scritta sul muro, apparsa nella notte ma subito cancellata: «Cutro non difende Piantedosi». Ma il titolare del Viminale, ormai, è anche sulla via di ritorno per la Capitale.

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