mercoledì 28 giugno 2023
Solo 23 anni? In realtà, per il detenuto non cambia nulla. Gli effetti sul mondo anarchico
Alfredo Cospito e l'avvocata Maria Teresa Pintus durante il processo all'anarchico presso il tribunale di Torino

Alfredo Cospito e l'avvocata Maria Teresa Pintus durante il processo all'anarchico presso il tribunale di Torino - ANSA

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Dopo la condanna di Alfredo Cospito a “solo” 23 anni, invece dell’ergastolo, cosa succederà al leader anarchico della Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale? E come ha reagito il movimento anarchico? In primo luogo ricordiamo che Cospito aveva iniziato, e poi portato avanti, lo sciopero della fame contro il 41bis, il cosiddetto “carcere duro”. Così diceva. Lo aveva poi interrotto il 19 aprile dopo la sentenza della Corte costituzionale, che bocciando la norma che escludeva le attenuanti, di fatto ha aperto la strada alla sentenza di due giorni fa. E il 41bis? Non c’entra niente. Infatti venne deciso il 4 maggio 2022, mentre la sentenza della Cassazione che apriva la strada all’ergastolo era arrivata il 6 luglio. Il 21 luglio Cospito aveva annunciato lo sciopero della fame.
Ora però nulla è cambiato. Dopo un trasferimento nel carcere milanese di Opera per le conseguenze di salute dello sciopero, proprio tre settimane fa è tornato nel carcere di Sassari, al 41bis. Nessuna conseguenza dalla sentenza della Corte d’appello. E non è una sorpresa, non c’è un collegamento tra anni di condanna e 41bis, non tutti gli ergastolani sono al carcere duro. Bastano condanne molto più lievi, anzi spesso il 41bis scatta prima della condanna. Non lo decide infatti la magistratura ma il ministro della Giustizia, sentiti i magistrati competenti, sulla base della pericolosità e dei rischi di collegamento con l’esterno. Durante lo sciopero il ministro Nordio ha confermato il 41bis, poi la Cassazione ha respinto il ricorso. Ora è in ballo un nuovo ricorso sul quale dovrà decidere il Tribunale di sorveglianza di Roma. Nel frattempo, dunque, per Cospito non cambia nulla.
Ricordiamo che è in carcere da 11 anni per la “gambizzazione” il 7 maggio 2012 dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi («In una splendida mattina di maggio ho agito ed in quelle poche ore ho goduto a pieno della vita”, disse in tribunale»). Condanna definitiva nel 2015 a 9 anni e 5 mesi ormai in parte scontata. C’è poi la condanna sempre definitiva del 6 luglio 2022 a 30 anni del processo “Scripta manent” per una serie di attentati e associazione a delinquere con finalità terroristica. Lo stesso processo dal quale era stata esclusa la doppia bomba alla scuola carabinieri di Fossano, per la quale la Cassazione aveva chiesto un ricalcolo della pena. Il rischio era l’ergastolo e invece sono arrivati 23 anni. Che teoricamente si dovrebbero sommare ai 30. Sicuramente i difensori chiederanno la continuazione delle due condanne. Toccherà alla Cassazione che sicuramente confermerà la condanna a 23 anni e molto probabilmente deciderà per la continuazione.
Così Cospito dovrà scontare 30 anni. Non è l’ergastolo ma è molto simile, perché molti ergastolani, tra benefici e sconti, riescono a uscire dopo 30 anni. E comunque, almeno per ora, resta al 41bis. Reazioni? Sui siti anarchici solo la secca cronaca della sentenza. La conferma, ci spiega un inquirente, che almeno una parte non ha gradito una campagna contro il 41bis che ha tirato in ballo anche i mafiosi. Ma altri, i “duri”, non hanno certo abbandonato la scelta violenta. Lo dimostra la bomba artigianale davanti al tribunale di Pisa non esplosa il 23 febbraio solo per un errore di confezionamento. Una data non casuale. Il giorno dopo arriva la decisione della Cassazione che conferma il 41bis. Due giorni dopo arriva la rivendicazione del “Gruppo di solidarietà rivoluzionaria – consegne a domicilio Fai/Fri”.

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