sabato 17 novembre 2018
Anche Tavarelli tra i fermati nella maxi-inchiesta delle Procure. Il presidente di Federbet verrà sospeso. Nell’operazione erano stati svelati intrecci tra clan e azzardo online
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Uno strano intreccio tra buoni e cattivi nel mondo delle scommesse illegali. È lo scenario aperto dalla recente maxi-inchiesta delle procure di Bari, Catania e Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 68 persone accusate di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio, e illecita raccolta di scommesse online.

Coinvolti molti esponenti della criminalità organizzata in un reticolo di società di gaming online, spesso basate in paradisi fiscali, con un giro d’affari di 4,5 miliardi di euro (sono stati eseguiti sequestri per un miliardo di euro). Tra i fermati ai domiciliari compare il nome di Paolo Carlo Tavarelli, 38 anni, napoletano, campione europeo di kickboxing nel 1989, che è stato tra i titolari della SKS365 ed è presidente di Federbet. SKS365 è uno dei tanti operatori al centro delle indagini per la sua attività negli anni scorsi.

Mentre è completamente estranea per quanto riguarda l’attuale gestione che fa capo al fondo di investimenti olandese Ramphastos Investements, come specifica anche il comunicato degli inquirenti: «Le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità». Non solo: da parte della nuova proprietà viene manifestato pieno sostegno alle indagini e più in generale a ogni forma di regolamentazione governativa del settore.

Federbet invece è conosciuta dagli addetti ai lavori per la sua attività di lotta al match-fixing. Ha lavorato con alcuni club di Serie A, come Atalanta e Udinese, per la formazione ai tesserati, sensibilizzati sui pericoli delle scommesse illegali. Ha stretto un accordo negli anni scorsi con la Lega B. E attualmente collabora con la Divisione Calcio a 5 della Figc. In alcune sentenze della giustizia sportiva è stata riconosciuta anche la sua funzione di esimente per ridurre i punti di penalità: in pratica chi aderiva al protocollo di Federbet dimostrava di aver fatto tutto il possibile per prevenire gli illeciti, e quindi veniva premiato in sede di appello dagli organi della Federcalcio con uno sconto di pena. Questo ovviamente poteva invogliare altri club a seguire la stessa procedura.

Federbet ha sede a Bruxelles e si presenta come un’associazione che combatte il match-fixing e le attività di riciclaggio legate al calcio. Questa missione ora stride con il fatto che il suo fondatore e presidente Tavarelli è coinvolto in un’inchiesta coordinata dalla Direzione nazionale antimafia. Il segretario generale dell’associazione è Francesco Baranca, avvocato. In passato ha lavorato anche per SKS365: è stato il responsabile dell’ufficio legale della società fino al 2013. Nel corso degli ultimi anni ha fornito numerose indicazioni ai mezzi di informazione per prevenire casi di combine calcistiche e ha spesso affrontato il tema dell’analisi dei flussi anomali, oltre ad aver partecipato da relatore a convegni che affrontavano il problema del match-fixing. Baranca ha un incarico importante anche presso la Federcalcio ucraina. E’ componente della commissione etica della Federazione di Kiev. E lì ha cooperato a un’importante operazione contro le scommesse clandestine nell’Europa dell’est, condotta dalla polizia ucraina a maggio scorso (per questo in Ucraina deve girare con la scorta).

Anche in questo caso il contrasto sembra stridente. Da un lato, queste attività contro il marcio delle scommesse legate al calcio. Dall’altro, una posizione operativa in Federbet nello stesso organigramma con Tavarelli, ora sotto inchiesta a Bari per reati legati proprio a questo ambito. «Tavarelli non aveva ruoli operativi in Federbet», spiega Baranca che annuncia la prossima sospensione o auto-sospensione di Tavarelli dalla presidenza dell’associazione. «Lo farà quando avremo notizie precise». Il passo indietro è atteso già per la prossima settimana, a partire da lunedì. Effetto di un’inchiesta che ha fatto emergere un legame sorprendente.

AGGIORNAMENTO DELL'8 NOVEMBRE 2022

Paolo Tavarelli è stato scarcerato il 19 luglio 2019 su decisione del Tribunale del riesame, ma restano in piedi tutte le accuse nei suoi confronti. La Dda di Reggio Calabria ne ha infatti chiesto il rinvio a giudizio e si è in attesa della decisione del Gip. E i suoi beni sono ancora sotto sequestro.

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