lunedì 20 maggio 2019
Dopo il comizio di Matteo Salvini. Spadaro: non si usi il nome di Dio per i propri scopi. Le parole di Parolin, Bagnasco, Forte, Semeraro...
Archivio Siciliani / Christian Gennari

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Il rosario baciato e poi brandito nella piazza dei sovranisti per un evento elettorale, la richiesta di benedizione della Vergine Maria. E ancora i fischi rivolti a papa Francesco; tutto questo non è sfuggito a padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, gesuita, che domenica su Facebook ha commentato l'uso improprio di segni e nomi della Chiesa: "Il 'Non nominare il nome di Dio invano' ci chiede di non usare il nome di Dio per i propri scopi". Oggi rosari e crocifissi mantengono una connotazione politica, "ma in maniera inversa rispetto al passato visto che se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio". Per il teologo infatti una "coscienza critica accompagnata da un sano discernimento dovrebbe aiutare a capire che non è un comizio politico il luogo per fare litanie (e in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla hanno a che fare)".

SECONDO NOI Ma con i rosari non si fanno i comizi

Dunque Spataro parla di uso improprio, sintomo di una debolezza, quella dell'identitarismo nazionalista e sovranista che ha bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi. Una "strumentalizzazione" col solo scopo di ammaliare elettori, che da quei simboli sono moralmente attratti. "La coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. Si facciano i propri discorsi, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali", spiega il numero uno di Civiltà cattolica. Anche Famiglia cristiana domenica ha definito la manifestazione "sovranismo feticista", un tentativo di "giustificare la violazione sistematica del nostro Paese dei diritti umani".

Tra i commenti più rilanciati c'è quello del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: "Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso". Parole molto simili a quelle usate dal cardinale Angelo Bagnasco in una intervista a La Stampa: "Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso - ammonisce il cardinale - Nessuno può appropriarsi dei valori cristiani".

Commenti arrivano anche dal segretario del Consiglio dei cardinali (il C9), il vescovo Marcello Semeraro, in una intervista a Repubblica: "È un'uscita esecrabile, di fronte alla quale non posso che citare un passaggio del documento sulla fratellanza umana firmato negli Emirati Arabi Uniti da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb: 'Dio, l'Onnipotente, recita il testo, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente'. Chi ha responsabilità di governo dovrebbe leggere e studiare questo testo". "Ritengo che sia scorretto usare il nome di Dio in questo modo. Ma non soltanto il suo nome - sottolinea - ma anche quello della Vergine. È una modalità strumentale dalla quale prendere del tutto le distanze. C'è poco altro da dire". "Credo non sia questo il tempo in cui tacere. Certo, c'è un abuso del nome di Dio del quale in tempi antichi è stato protagonista anche il mondo cristiano. Ma ora non può più essere così. Ed è proprio perché qualcuno di noi in passato ne ha abusato che possiamo oggi condannare chi fa altrettanto", aggiunge. A Salvini se lo incontrasse, Semeraro direbbe "che esiste il timor di Dio. Che da esso occorrerebbe ripartire".

Al Corriere della Sera l'arcivescovo Bruno Forte spiega che "il rosario usato a fini elettorali non rispetta la serietà della fede e ferisce i credenti. La preghiera non può essere usata a fini strumentali. Mi auguro che il ministro Salvini lo comprenda". Il teologo Forte Forte, chiamato da papa Francesco a segretario speciale degli ultimi sinodi, commentando il gesto del vicepremier Matteo Salvini. "Un conto è la fede, che si difende da se stessa e certo non ha bisogno di Salvini per essere difesa. Altro - sottolinea - è usare un simbolo sacro a favore della propria parte politica".

"È ora di finirla. Non possiamo più stare zitti di fronte alle sparate di un sempre più arrogante ministro della Repubblica". Lo ha scritto sul sito della diocesi di Mazara del Vallo (Trapani), il vescovo Domenico Mogavero. "Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico", ha aggiunto. "Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell'amore".

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